Dopo sisma: Frascaro chiama, Frascati risponde con donazioni e…
Frascaro – Cronache recenti. Dopo i gravi fenomeni sismici del 24 agosto 2016, ma soprattutto dopo le gravi scosse del 30 ottobre, anche il territorio di Norcia ha visto estendersi zone rosse inaccessibili e molti cittadini hanno perso abitazione e lavoro. Stesso destino per gli abitanti della frazione di Frascaro, pochi chilometri dalla antica città nursina, circa 70 persone rimaste senza casa in un piccolo abitato semidistrutto in aperta campagna e circondata da monti, domenica 5 febbraio appena innevati sulle cime. Per fortuna non è freddo pungente al momento. I cittadini sono ricoverati in un campo tende con servizi poco distante dalla frazione, ma tornano presso le tenso-strutture comuni (sala mensa e sala ritrovo, piccola cappella), oggi per incontrare i frascatani che arrivano con due Van carichi di saluti, e non solo, dalla parrocchia San Giuseppe di Cocciano.
A bordo ci sono Don Baldassarre, parrocchiani e amici, il coro One Voice che ha deciso di portare un po’ d’allegria dopo la messa condivisa. Il coro, attraverso la parrocchia, dona l’incasso delle offerte libere per il concerto del 29 dicembre scorso, e i pulmini sono carichi anche di doni ma soprattutto di voglia di stare assieme.
L’accoglienza è delle migliori. Qualcuno all’arrivo, intorno alle 11, è già ‘ai posti di comando’ in cucina: prepara sughi profumati e verdure, è pur sempre domenica. Si scaricano i doni, ciò che serve per la giornata, ci si abbraccia e saluta, ci si presenta se si incontrano gli amici di Frascaro per la prima volta. Si celebra una messa e gli abitanti della frazione arrivano alla spicciolata, gettando un’occhiata alle macerie che tormentano la vista con la loro realtà e subito di fronte c’è il campo comune attrezzato al meglio, una piccola oasi per incontrare gli altri, distrarsi dalla dura precarietà. Dopo la celebrazione eucaristica, si esibisce il coro One Voice con un concerto pieno d’allegria, ben eseguito e fresco anche grazie alla varietà del repertorio: la musica e le belle voci portano ad affacciarsi molte altre persone e tutti i bambini presenti. Il coro offre un breve assaggio di brani del suo repertorio di musica Gospel, Worship, Rock, Pop. Un momento toccante è rappresentato dalla donazione Frascati a Frascaro: la delegazione frascatana, nella persona di Pina Barboni, consegna ad Angela Rita, rappresentante la comunità di Frascaro, 1.250,26 euro (centesimi in testa!), il ‘gruzzolo’ raccolto durante l’evento che si diceva sopra svoltosi al Teatro Capocroce, somma che dovrebbe contribuire al recupero della chiesa di S.Antonio Abate al momento distrutta. Ancora il coro ha contribuito alla giornata con frutta e porchetta. Grazie alla generosità di tante persone sono arrivate a Frascaro da Frascati, ciambelle offerte dal supermercato TOP, vino offerto dalla Cantina Ceccarelli; pane offerto dal Forno Ceralli romanella offerta da…Emilio. Don Baldassarre, instancabile, mostra anche un bel container dispensa che era già arrivato sul posto per poter tenere puliti e asciutti cibi e suppellettili utili alla comunità.
Quotidianità, lavoro, scuola, assistenza…
Durante l’ottimo pranzo condiviso si parla con tutti, anche se ci si vede per la prima volta. Le giovani donne, mamme, coloro che in questa fase si sentono più responsabili e prodighe nei confronti della comunità, raccontano ancora del terremoto che «è stato un mostro, non un terremoto: nelle settimane seguenti alle scosse s’è portato via tanti anziani che non ce l’hanno fatta a sostenere il dolore per la distruzione…». Fra gli altri, sono presenti cittadini della vicina Norcia che hanno perso la casa e il lavoro: «avevo il negozio a Norcia, è andato tutto distrutto», racconta una donna, gli occhi lucidi. Le antiche porte della cittadina d’arte e fede, almeno il 40% della cinta muraria crollata o in pessime condizioni, sono presidiate dall’esercito. La città sembra morta sotto il peso del sisma, però alcune attività della cinta extra muraria, o sulla strada per arrivare, resistono perché il panorama resta sempre incantevole: i monti attorno, spolverati di neve candida, il Nera che scorre attraverso le campagne coltivate, le fonti campestri, le pievi che ancora si scorgono, rappresentano alcune tra le bellezze di questo cuore prezioso dell’Italia centrale. Le botteghe norcine, ricche anche di cereali, legumi, formaggi profumati, funghi secchi e tartufi, vendono le loro prelibatezze a chi ha voglia di arrivare qua nonostante tutto. Si assaggia un ottimo prosciutto, uno dei produttori locali, che presso lo stabilimento di lavorazione ha subito crolli importanti, dice: «Buona parte dell’ultima produzione è stata ricoverata a Parma, lì ci aiutano per terminare la stagionatura dei salumi e conservarli». Fra arte e paesaggio l’arte norcina è uno dei tesori del territorio: si tramanda di padre in figlio anche fra i nursini stabilitisi anni or sono ai Castelli Romani. Le loro botteghe vivono, apprezzate e frequentate, in molti paesi castellani ma la tradizione è tutta umbra.
Molti lamentano la lentezza della burocrazia che consente con difficoltà di spendere i soldi ricevuti dalla generosità privata e raccontano: «La Protezione Civile ci ha dato tanto aiuto col suo lavoro: a Norcia sono stati montati i moduli scuola e gli alunni di ogni ordine e grado fanno i turni fino alle 18.30 per seguire le lezioni. L’ospedale è chiuso, ma in una struttura c’è il pronto soccorso e i macchinari per esami d’urgenza. Però è difficile mettere insieme tante teste, capire cosa vada realizzato prima e non abbiamo tutti gli stessi obiettivi».
Speranza e futuro
Addentrandosi un po’, con le dovute cautele, verso quella che è la zona rossa della frazione, si vedono i crolli più pesanti: una gru rimuove le abitazioni ormai senza speranza, anche la strada di passaggio è stata liberata, allo stesso modo, dalle macerie. Villette di nuova costruzione perfettamente integre convivono accanto a capannoni sventrati dalla furia della natura: le tecniche costruttive miste, molte delle quali non antisismiche, come in altre parti d’Italia da nord a sud, le aggiunte fatte in epoche diverse secondo le possibilità economiche del momento, hanno fatto il resto. Ragazzi dell’esercito, muniti di cassettine e spazzole cercano le braccia e le teste del gruppo ligneo Madonna con Bambino (opera del 1500) appena recuperato, fra ciò che resta della chiesa di S. Antonio Abate, amatissima e molto conosciuta in tutta la Valnerina: «Frammenti e parti sono qui sotto, in mezzo alle macerie – dice un giovane militare – occorrono solo tempo e pazienza per rintracciare in mezzo a sassi e calcinacci le parti utili per restaurare l’intera scultura». Oggi è stata ritrovata l’antica campanella che col suo suono richiamava all’inizio delle funzioni: è stata spolverata, fotografata, e subito suonata da un bambino per sottolineare l’inizio della S. Messa domenicale. Sono piccoli momenti di speranza, di ricordi condivisi che hanno portato qualche sorriso.
Negli abitanti c’è la consapevolezza d’una macchina ‘ricostruttiva’ lenta, però la comunità dà la solida impressione di elaborare e cercare soluzioni per i problemi immediati, alla propria portata. Dopo una giornata così, Frascati-Frascaro insieme, salutarsi è più leggero ma non facile. Negli occhi di tutti una domanda di futuro. Serena Grizi
(Nella foto, l’attuale campo visto dalla frazione semidistrutta) Foto: E. Abbati, G.P. Cantiani, P. Brugnoli
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