“Wikileaks …. la colpa non è dello strumento!” (Saul Arpino)
La persecuzione che sta subendo Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, sta arrivando ad un climax. Dopo sette anni di simil-prigionia nell’ambasciata dell’Ecuador di Londra e il suo arresto dell’11 aprile 2019 da parte della polizia inglese, ora rischia l’estradizione negli USA. Il governo inglese ha già dato il placet. Poco importa il suo precario stato di salute, anzi meglio, così una volta negli USA se dovesse morire in carcere i suoi aguzzini avrebbero la scusa pronta.
I media non osano trattare il caso come meriterebbe. Dal 2012 ad oggi le cose son cambiate parecchio: “Wikileaks importante strumento giornalistico come il Freedom of Information Act”. Affermava il Time Magazine… ma internet e soprattutto Wikileaks non piace ai potenti. Specialmente dopo le azioni selvagge di Wikileaks che hanno scoperto i sepolcri imbiancati, minacciando di destabilizzare il “sistema” di potere consolidato. Con i media asserviti al metodo delle tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo. .
Ma intanto vediamo come si presenta questa agenzia telematica free-lance: “Wikileaks è un’organizzazione mediatica non-profit libera. Il nostro obiettivo è quello di portare importanti novità e informazioni al pubblico. Noi forniamo un modo innovativo, sicuro e anonimo per le fonti di fuga, informazioni per i nostri giornalisti (la nostra casella di riepilogo elettronica). Una delle nostre attività più importanti è quello di pubblicare materiale originale, dalla fonte, di modo che i lettori e gli storici visitatori potranno vedere le prove della verità. Siamo una realtà giovane che è cresciuta molto velocemente, facendo affidamento su una rete di volontari impegnati in tutto il mondo. Dal 2007, quando l’organizzazione è stata lanciata ufficialmente, Wikileaks ha lavorato a riferire e pubblicare informazioni importanti.
Wikileaks ha resistito agli attacchi giuridico-politici per mettere a tacere la nostra organizzazione editoriale, i nostri giornalisti e le nostre fonti anonime. I principi più generali su cui si basa il nostro lavoro sono la difesa della libertà di parola e dell’editoria, il miglioramento del nostro record storico comune e il sostegno dei diritti di tutte le persone di creare nuova storia. La nostra azione si basa sui principi della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. In particolare, l’articolo 19 ispira il lavoro dei nostri giornalisti e altri volontari. Essa afferma che ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di libertà di avere opinioni senza interferenze e di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere. Siamo d’accordo con ciò e cerchiamo di mantenere vivi questo e gli altri articoli della Dichiarazione…”
Ovvio che con certe premesse e promesse attuate in più occasioni e campi d’azione una tale “agenzia d’informazione” non può piacere al potere… e meno che meno piace ai governanti USA che da sempre sono abituati a comandare in modo mafioso, imponendo il silenzio sulle loro malefatte. Per cui nessuna meraviglia che persino in Italia si persegua la politica delle tre scimmiette o addirittura ci sia stata un’alzata di scudi per la “fuga di notizie tendenziose messe in rete da Wikileaks che mette a repentaglio la stabilità economica e politica…”. A repentaglio, certo, fuga di notizie, certo… ed allora? “Wikileaks delenda est…”
Paolo D’Arpini
Portavoce European Consumers Tuscia
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