Volti, tradizioni e lingue, beni immateriali europei
A Lisbona, se vai a sentire il Fado, devi prepararti ad un rito un po’ antico: meglio andare fin davanti al locale col taxi, incontrarti con anziani gestori fieri della loro direzione un po’ fané, prezzi altissimi per cibi semplici serviti da camerieri ammiccanti. I cantanti fanno tutto, la loro generosità ti porta a braccetto per le strade della città antica e alla fine della serata sei uno in mezzo a tanti che batte le mani a tempo. A Scopelos, nelle Sporadi, un maître d’esperienza, riconoscendoti come avventore abituale ti porgerà soddisfatto un menù doppio, quello in italiano e norvegese tradotto in greco, perché è lì che, in quell’isola, hanno messo le lingue più esotiche, ‘strane’. In Corsica gli abitanti parlano la loro lingua, un misto di francese e genovese e toscano antico: molte parole terminano con la ‘u’ e i corsi sorridono se gli dici che pure in alcuni dialetti vicino casa tua le parole finiscono allo stesso modo. Le donne di molte regioni italiane, del sud e del nord, girano in estate e in inverno col capo coperto sfoggiando scialli variopinti e ricamati o semplici fazzoletti scuri. Se abbiamo pomodori o peperoncini in più li appendiamo ancora in aria a seccare, facendone un serto di quelli che vediamo nelle case da quando siamo nati, senza che nessuno ce lo debba insegnare. Certi vicoli di Edimburgo, di Praga, di Londra, delle Cicladi, di Parigi, s’assomigliano tra loro e somigliano un po’ ai nostri con quei tre scalini che sporgono fino in mezzo alla strada e un muro alto che contiene, a stento, un orto-giardino rigoglioso, sintesi popolare fra buono e bello. Certe somiglianze esulano dalla globalizzazione, non c’entrano nulla con i brand per fortuna, siamo Europa. Ci sarà una exit-qualchecosa, un’autonomia, una secessione, capace d’annullare tutto questo, o meglio: nonostante queste, le somiglianze rimarranno e chi potrà scardinarle considerato che queste terre hanno già visto mille governi, scorribande di pirati, alluvioni, terremoti, crisi economiche, sollevazioni popolari? Non riuscendo ad essere Nazione, e meno che mai continenti-nazione per via di leggi economiche e obblighi ferrei considerati troppo duri da sostenere per alcuni strati della popolazione, mentre se ne vanno incolpando altri di essere ‘troppo poveri’, sarà difficile, in ogni modo, scuotersi dalle scarpe la polvere dell’infanzia. Quella dei ricordi comuni, d’un vissuto che ci lega, che oggi pare dar quasi fastidio ma che per ora, bene immateriale, pare svolgere l’antico mandato di farci riconoscere per quelli che siamo… (Serena Grizi) Immagine web: Ratto di Europa, Pompei Casa di Giasone.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento