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Visita a Castel del Monte – Andria

Visita a Castel del Monte – Andria
Settembre 07
16:44 2023
Il 31 agosto con mio marito, prenotata la visita presso Castel del Monte ad Andria, in Puglia, ci è sembrato opportuno appoggiarci a una guida, rivelatasi esperta e preparata: ha saputo non solo rendere interessante e partecipato il giro nell’antica costruzione, ma anche stimolare la nostra curiosità. Così, una volta a casa, ho approfondito un po’ l’argomento affidandomi alla memoria e documentandomi sulla rete informatica.
Lo propongo con le foto scattate quel giorno. Naturalmente non è esaustivo, né completo quel che leggerete, ma mi auguro possa essere interessante come lo è stato per noi e vi faccia venire voglia di andare a visitare quell’antica fortezza, godendo poi della bellezza dell’ambiente vario e meraviglioso che questa regione del Sud offre a tutti i turisti.
Una lettera inviata da Federico II Hohenstaufen – Imperatore del Sacro Romano Impero e della Sicilia -, il 29 gennaio 1240 da Gubbio a Riccardo da Montefuscolo è la prima testimonianza che riguarda il monumento: riporta l’ordine che venissero predisposti i materiali e tutto il necessario per la costruzione di un castello presso la chiesa e monastero di Santa Maria del Monte, esistente nel 1120 presso l’arcidiocesi di Trani. Pare sia stato lo stesso imperatore Federico II di Svevia (grande umanista e studioso, fondatore della famosa Università di Napoli che porta il suo nome) a ideare la costruzione sulle rovine di una fortezza longobarda e successivamente normanna, fondendo elementi di architettura classica con decorazioni dell’architettura araba. Numerose le ipotesi sulle finalità d’uso dell’edificio: un luogo di studio, di relax, un tempio, un osservatorio astronomico…
Federico II di Svevia – figlio di Enrico IV di Svevia ( a sua volta figlio di Federico Barbarossa) e di Costanza d’Altavilla, sovrana di Sicilia – amava soggiornare presso Castel del Monte, nella sua grande tenda all’esterno del maniero, durante i suoi viaggi in Puglia finalizzati sia alle attività di regnante che a momenti di svago, dedicati anche alla caccia con il falco. Avendo una forma di corona a otto punte, il maniero ha una struttura ottagonale, figura geometrica che richiama l’unione tra il quadrato e il cerchio simboleggianti, il primo la terra e il secondo l’universo: l’edificio era per l’imperatore la forma perfetta, simbologia nella sua persona illuminata, di unione tra uomini e divinità.
Il numero otto ricorre in vari elementi di questa costruzione: la forma ottagonale della costruzione, del cortile interno e delle otto torri ai vertici, le otto stanze, la vasca interna che doveva essere ottagonale, otto fiori quadrifogli sulla cornice sinistra sul portale di ingresso, altri otto sulla cornice inferiore, otto foglie sui capitelli delle colonne nelle stanze, otto foglie sulla chiave di volta, otto foglie di vite sulla chiave di volta della prima sala del piano terra, otto foglie di girasole sulla chiave di volta di un’altra sala, otto foglie ed otto petali su quella della quinta sala, otto foglie di acanto sulla chiave di volta dell’ottava sala, otto foglie di fico sulla chiave di volta dell’ottava sala al piano superiore.
Le torri sono alte 23 metri e superano di poco l’altezza delle pareti del cortile interno. Lo spazio è suddiviso in due piani, rialzati rispetto al piazzale esterno; le stanze hanno forma di trapezio, sono divise da muri che congiungono gli spigoli dell’ottagono interno con gli spigoli di quello esterno, dove si innalzano le torri. Al centro, sul soffitto delle stanze, si nota una chiave di volta diversa per ogni ambiente: essa permette intanto di orientarci e simboleggia nelle diverse stanze vari significati. La prima è dedicata al Fauno con le orecchie d’asino.
Queste raffigurazioni permettono di muoversi facilmente e con sicurezza nell’intricato labirinto del castello. Le altre immagini sulle volte raffigurano alberi e piante, quasi quei soffitti fossero pagine di un libro di botanica: tra le piante, il melograno, simbolo della popolazione con chicchi di varie forme e dimensioni come gli individui che formavano diverse comunità, richiamando un frutto saporito e simboleggiando nella buccia l’imperatore che le univa. Per accedere alle diverse stanze occorreva passare e ripassare più volte dalla stessa sala: esiste un’analogia con la vita, il cui percorso non è lineare, consente il superamento degli errori, il cambiamento, la variabile del vivere cercando di migliorare con l’esperienza.
Si sale in senso antiorario sulle scale a chiocciola composte da quarantaquattro gradini a forma di trapezio, ricavati da un unico masso di pietra sorretto da una colonna. In ogni sala vi sono finestre bifore e una trifora.
Le scale interne sono illuminate attraverso feritoie. Alcuni elementi architettonici dell’edificio vennero usati dal Vanvitelli per adornare la Reggia di Caserta. Solo tre sale nelle torri erano adibite a ospitare visitatori, soldati o falconieri: altre cinque erano cisterne per la raccolta dell’acqua piovana, pare collegate a cinque camini. Si ipotizza fossero le più antiche stanze da bagno della storia.
Il cortile interno dà idea di trovarsi dentro un pozzo – simbolo nel Medioevo della conoscenza – e sotto la sua pavimentazione è presente una grande cisterna, l’unica rimasta funzionante. .
Le grandi cisterne permettevano di raccogliere l’acqua piovana senza se ne sprecasse una goccia: un pensiero ecologico precursore nei tempi, quello del sovrano, in una regione dove spesso si soffriva per la siccità. Bagni termali romani, saune provenienti dai popoli scandinavi e hammam arabi erano ispirazione delle strutture che, attraverso l’uso di acqua fredda e calda, portavano beneficio a tutto il corpo.
Affascinante la storia della vita dell’imperatore Federico II che sicuramente va approfondita, considerando che era amante del sapere, che affrontava senza timore ruoli scomodi anche nel confronto con il papato: decise infatti di non partecipare alle crociate perché ammirava la civiltà araba e mussulmana conosciuta sin da bambino e si rifiutò di contribuire a distruggerla per questioni religiose. Venne scomunicato più volte, ma tirò avanti con le sue convinzioni, senza scomporsi più di tanto.
Castel del Monte era utilizzato, come già accennato, anche come impianto termale: la pulizia e l’igiene erano anch’esse motivo di contrasto con il pensiero religioso bigotto che, prediligendo lo spirito alla sanità e cura del corpo, non curava l’aspetto igienico.
Federico II ebbe quattro mogli e numerose concubine: le prime tre, sposate per interesse, la quarta della quale era innamorato volle sposarla in punto di morte, probabilmente avvenuta per avvelenamento: l’imperatore era infatti un personaggio “moderno” e scomodo per la mentalità arretrata e superstiziosa dell’epoca. Probabilmente nel 1250, anno della sua morte, Castel del Monte non era ancora stato terminato.
La prima volta che l’edificio viene descritto senza l’appellativo “Santa Maria”, quindi semplicemente “Castel del Monte” è documentata in un decreto di re Ferdinando d’Aragona, datato dal Castello di Altamura, 1º dicembre 1463. Nel tempo il maniero ha rivestito anche funzione di carcere.
La fortezza di Castel del Monte venne devastata e bombardata nel 1528 durante una spedizione francese nel Regno di Napoli.
L’8 settembre 1552 fu venduto al Conte di Ruvo, Don Fabrizio Carafa, al prezzo di 100.000 Ducati. Negli anni a seguire, i Carafa vi impiantarono una panetteria con mulino e un forno. Per essi fu un incantevole luogo di villeggiatura.
A partire dal XVII secolo seguì un lungo periodo d’abbandono, durante il quale il castello venne spogliato degli arredi e delle decorazioni parietali di marmo (le cui tracce restano visibili solo dietro i capitelli) e divenne oltre che carcere anche un ricovero per pastori, briganti e profughi politici. Nel 1876 il castello, in condizioni di conservazione estremamente precarie, venne infine acquistato (per la somma di 25.000£) dallo Stato italiano, che ne predispose il restauro a partire dal 1879.
Lo storico edificio venne più volte restaurato nel 1928, nel 1975 e 1981.
Nel 1996 l’UNESCO lo ha inserito nella lista dei Patrimoni dell’umanità per il rigore matematico ed astronomico delle sue forme e per l’armoniosa unione degli elementi culturali del nord Europa, del mondo islamico e dell’antichità classica, tipico esempio di architettura del medioevo.
La struttura dell’antico castello è composta principalmente da tre diversi materiali:
– la pietra calcarea
– il marmo bianco o con leggere venature che doveva rappresentare in passato il materiale di cui era costituito tutto l’arredo;
– la breccia corallina, che dona un’importante nota di colore alla struttura.
Ricapitolando, diverse le ipotesi circa un utilizzo di Castel del Monte: era un tempio del sapere, nel quale dedicarsi indisturbati allo studio delle scienze; è un’opera architettonica che disvela raffinate conoscenze matematiche, geometriche e astronomiche. Infatti I leoni accovacciati sulle due colonne poste a fianco del portale d’ingresso guardano a destra quello di sinistra e viceversa, rivolti verso i punti dell’orizzonte in cui sorge il sole nei solstizi d’estate e d’inverno. Per spiegare la totale mancanza di corridoi si è ipotizzato che al livello del primo piano vi fosse un tempo un ballatoio in legno dal lato affacciato sul cortile interno, che avrebbe consentito l’accesso indipendente alle singole sale .
E concludo questa piccola ricerca con alcune piccole curiosità interessano questo maniero: il 2 maggio 1977 è stato emesso un francobollo da 200 lire che ne riporta una veduta prospettica.
Nel 1998 la sagoma di Castel del Monte venne scelta per la moneta metallica da 1 centesimo di euro, coniata nello Stato italiano.
La struttura della biblioteca del convento in cui è ambientato il romanzo di Umberto Eco Il nome della rosa è chiaramente ispirata a Castel del Monte.
bifora: finestra divisa verticalmente in due aperture; trifora finestra divisa in tre aperture
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