Violenza ad Ostia Ponente (Nuova Ostia)
Episodi di violenza a Ostia Ponente sono all’ordine del giorno. Cassonetti bruciati. Giornalisti aggrediti e minacciati. Basti pensare, ad esempio, alle angherie subite da Federica Angeli, cronista di Repubblica che vive sotto scorta da tanto tempo o l’aggressione nei confronti di Daniele Piervincenzi, cronista della trasmissione tv Nemo, che è finito all’ospedale con il naso fratturato. Ostia Nuova, che sembra Scampia, nel totale controllo dei clan. Ma siamo a Roma. E al posto di Gomorra, hanno girato invece Suburra. L’altra mattina anche io, in quella zona, sono stato vittima di un episodio di prepotenza. Infatti, mentre passeggiavo sul Lungomare Duca degli Abruzzi con i miei piccoli Jack Russell, Margot e Lupin sono stato selvaggiamente aggredito prima verbalmente poi anche fisicamente davanti alle macerie del chiosco Punta Ovest, sul lungomare di Ponente di Ostia, da un individuo che staziona stabilmente in questa struttura illegittima abbattuta dalle ruspe, seduto su una vecchia sedia tra travi sporgenti, ferri arrugginiti ed immondizia. L’energumeno si lamentava (in modi violentemente aggressivi, prima con le parole e poi con le mani) del fatto che Margot aveva osato calpestare una aiuola adiacente alla spiaggia (Margot lo aveva fatto per inseguire una lucertola, ma io l’avevo prontamente ripresa). A questo punto ritengo che sia necessario sconsigliare a tutti di frequentare la zona Ponente di Ostia, cioè la Nuova Ostia strappata ai clan e alla mafia, da sempre preda di abusi e lassismo. Tanto è verto che sono ora fortemente convinto che Ostia Ponente sia un quartiere ghetto, teatro dello spaccio, del degrado, della criminalità ai livelli d Secondigliano, Scampia, Forcella e i Quartieri Spagnoli a Napoli, Librino a Catania, Quarto Oggiaro a Milano, Begato a Genova, Corviale a Roma, Arghillà a Reggio Calabria, Zen a Palermo e San Paolo a Bari. A Ostia Ponente servono molte persone come Federica Angeli. Difatti l’informazione, libera e coraggiosa, può e deve essere un alleato prezioso per chi questo territorio prova a cambiarlo, impegnandosi per l’avanzamento dei diritti delle persone, strumento imprescindibile per sottrarre spazio alle mafie e ai loro fiancheggiatori. Altrimenti, per non subire atti di violenza come quello che io ho subito l’altro giorno, sono obbligato ad andarmene. Per non invecchiare in una Ostia che ad un chilometro da Piazza Anco Marzio, il salotto buono della città, c’è un territorio e un reticolo di strade (piazza Gasparri, Via Forni, Via Cagni, ex chioschi di Lungomare Duca degli Abruzzi vicino al Porto) dove lo Stato non c’è ed è tutto in mano alla mafia.
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