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Vini e cantine

Vini e cantine
Novembre 06
10:58 2014

Coppa attica, IV secolo a.C.Il vino è un’avventura appassionante della quale non arrivano mai i ‘titoli di coda’: sempre nuovi sviluppi, sperimentazioni, e comunque ogni annata è diversa dall’altra. È anche un’attività complessa e molto regolamentata. Centinaia di vitigni – alcuni internazionali molto conosciuti, numerosi altri autoctoni – danno vita, anche per le varie combinazioni tra terreni, esposizione e clima, a un gioco infinito di vini.

La legge, per la tutela della salute e per la tipicità del prodotto che è un valore in sé, definisce le metodologie di produzione e la classificazione dei vini. Per il metodo si parla di vino convenzionale, che è il più diffuso, prodotto secondo i normali criteri enologici; di vino biologico, con restrizioni fino al dimezzamento di concimi, antiparassitari e prodotti enologici; di vino da agricoltura biodinamica, nel quale sono quasi assenti prodotti chimici e simili, in virtù di una particolare ‘visione antroposofica’. Poi c’è il vino naturale, senza alcun controllo, il cosiddetto ‘vino del contadino’ che varia dall’essere buono a cattivissimo.
Nella classificazione troviamo i vini Docg (a denominazione di origine controllata e garantita), i Doc (a denominazione controllata), gli Igp (a indicazione geografica protetta) e i comuni vini da tavola. Questi contrassegni indicano una scala di valori, dal più al meno, ma nella pratica non è sempre così, perché alcune volte ci sono bottiglie eccellenti indicate, magari per snobismo del produttore, come vini da tavola. In Italia, sempre ai primi posti mondiali per produzione ed esportazione, vengono prodotti 73 Docg, 332 Doc, e 118 Igp; nel Lazio 3 Docg, compresi due Frascati (Cannellino e Superiore) e 27 Doc, nei quali rientrano le denominazioni Castelli Romani, Colli Albani, Colli Lanuvini, Frascati, Marino, Monte Compatri, Colonna, Velletri.
La realtà delle cantine regionali, segnatamente quelle del territorio dei Castelli, è assolutamente di prim’ordine, con molti vini che conquistano punteggi di eccellenza nelle guide e nei concorsi, ma soprattutto con un livello medio elevatissimo, in dipendenza degli avanzati principi enologici seguiti. Qui non vogliamo fare pubblicità, ma è facile, con una ricerca, trovare in ogni Comune della zona almeno una decina di aziende con ottimi prodotti.
Poche parole su due tendenze ‘di moda’: la vendemmia notturna e il vino novello. La prima è giustificata in teoria dall’esigenza di conservare meglio i profumi, operando all’aria fresca; ma in verità lo stesso risultato si può ottenere vendemmiando nelle prime ore della giornata e facendo attenzione a non esporre troppo il raccolto al sole.
Il vino novello, di derivazione francese, frutto di una particolare fermentazione in assenza d’aria e senza pigiatura per ottenere vini fruttati e accattivanti da bere subito, è un piccolo ‘artificio’ (a voler essere buoni) che alcuni produttori ‘intraprendenti’ (ma ce ne sono anche molti onesti, che danno il 100% da uve del momento) adoperano per smaltire rimanenze di rossi più o meno ben conservati, dato che il disciplinare prevede un minimo del 30% di vino proveniente dalla ‘macerazione carbonica’ e fino al 70% di vino prodotto con metodo classico: in pratica, vino dell’annata precedente, considerato che il ‘novello’ viene commercializzato a partire dal 6 novembre. Per fortuna, tra una caldarrosta e l’altra non si sta troppo a sottilizzare.

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