VINCERÀ BIANCA? Frascati. Amministrative 2021
Le prossime elezioni amministrative a Frascati si svolgeranno in un clima di grande incertezza considerando la realtà di coalizioni in lizza raffazzonate alla bell’e meglio.
Prima di addentrarci nel vivo dei giudizi sui vari schieramenti è però indispensabile premettere qualche riflessione di fondo: la prima è quella della elezione diretta del sindaco con la legge n.81 del 1993, ulteriormente modificata nel 1999 ma con una costante: da una parte al sindaco afferiscono ampli poteri ma pure innumerevoli responsabilità anche su aspetti molto secondari dell’amministrazione, nello stesso tempo molte delle possibilità gestionali del sindaco sono oggi condizionate – se non con una legge specifica – certamente dallo strapotere dei presidenti di regione (i cosiddetti ‘governatori’) che influiscono pesantemente sulle politiche comunali, specialmente da quando sono state abolite le province. Inoltre se è vero che un sindaco eletto può contare su una maggioranza supposta molto stabile (perché l’opposizione non sarebbe sufficiente a far dimettere il primo cittadino), qualora questa maggioranza (come avviene oggi) sia formata da consiglieri che rappresentano le varie liste della coalizione vincitrice, senza un preciso e comune collante di idee, ciò che andrà a prevalere sarà sempre la minuta contrattazione per minime spartizioni di potere e favoritismi di piccolo calibro e, quando alle richieste non si dà soddisfazione, aumenta il malcontento personalistico interno, soprattutto se anche nella scelta degli assessori il sindaco non riesca a mediare tra i vari ‘interessi’! Alla fine la maggioranza cosiddetta ‘stabile’ è quella che sola può far cadere un sindaco! A Frascati questo è avvenuto nelle due ultime amministrazioni, segno evidente degli egoismi particolari e della incapacità di disegni ad ampio respiro. Infine non è da dimenticare che siamo tutti da tempo, dentro quella città metropolitana che finora ha lasciato per lo meno molto a desiderare (tra l’altro riversando anche i rifiuti della capitale nei comuni limitrofi!).
Ma queste vicende non vanno disgiunte dal quadro generale della politica nazionale, nella quale la moltiplicazione di microscopiche ‘formazioni partitiche’ per lo più legate a personaggi spesso di limitate capacità intellettuali ma di illimitato egocentrismo, unitamente ai cambi di colore nel corso delle legislature, hanno perpetuato quella costante ingovernabilità del Paese riproducendosi anche alla base. Una volta superato il governo provvisorio di Draghi, una via di cambiamento potrà solo essere quella della riduzione di queste piccole frange (con una legge di sbarramento elettorale che sia veramente tale) e il consolidamento delle forze maggiori in campo anche senza dover puntare per forza ad un bipartitismo (come avviene in altri Paesi). Questo darebbe più stabilità e chiarezza alle forze politiche e agli elettori e maggiore possibilità di dibattito interno (anche alla base) con la scelta e la selezione di qualche personalità di rilievo più che di leader parolai o sovranisti. Ma qui c’è anche da considerare l’illusoria utilità del taglio dei parlamentari (se passerà il referendum confermativo) accentrando ancor di più in poche mani il potere e riducendosi la rappresentanza popolare con l’ampliarsi delle circoscrizioni elettorali (e conservando ancora l’inutilità di due camere)!
Ma ora riprendiamo il nostro discorso locale esaminando le varie candidature alla poltrona di sindaco di Frascati. Da un lato le varie candidature a sindaco, con tutto rispetto, non presentano figure di grande rilievo, e le coalizioni che le sostengono perpetuano ormai da qualche tempo la solita prassi di liste cosiddette ‘d’appoggio’, che non servono ad altro che a cercar di racimolare qualche preferenza in più, a favore del sindaco proposto, mentre l’inserimento di qualche giovane verrà utilizzato strumentalmente, come è prassi, per qualche altro votarello di pochi parenti e amici di tali ‘giovani’ i quali, come è normalmente avvenuto nelle precedenti tornate elettorali, verranno delusi dai risultati che non consentiranno a nessuno di essi di entrare in consiglio comunale (anche se poi qualcuno, già ammanicato, viene poi piazzato in qualche anfratto laterale!). Senza contare che più sono le liste cosiddette ‘d’appoggio’ del candidato sindaco, e più ci saranno – nell’eventualità di una vittoria, soprattutto quando ci fosse un ballottaggio – litigi, compromessi, spartizioni e cambi di casacca, come è ormai costume ben noto, in particolare in questi ultimi venti anni di tornate elettorali. Ma il primo dato che balza agli occhi è che nessuno (fino al dissesto finanziario) ha valutato nella giusta gravità lo spropositato deficit di bilancio che l’amministrazione comunale ha accumulato nel tempo (negli ultimi venti anni, e non dieci!), per cui è evidente che non si potranno programmare grandi opere, ma nemmeno eventi ed iniziative di più calibrato buon senso; mentre per ripianare i conti non ci sarà altro modo che ricorrere alle tasse – tante e alte – e questo per chissà quanti anni; ma sembra che nessuno voglia dirlo chiaramente. Qualcuno che, anche se in ritardo, ha valutato la realtà dei fatti, ha pensato bene di…dileguarsi. Senza contare che gli errori madornali (es. assunzioni clientelari del passato) non li pagano mai coloro che ne sono stati causa, e non c’è mai stato chi almeno abbia chiesto scusa alla popolazione. In quanto al secondo problema politico nostrano, è quello delle molteplici liste cosiddette ‘civiche’ che anche nel recente passato non sono risultate altro che temporanei comitati elettorali del singolo aspirante sindaco, per poi scomparire nel nulla! Una lista civica se si vuol presentare seriamente, deve fare un cammino politico e culturale previo, avere presa popolare e quindi presentare candidati credibili e competenti, infine dar seguito ad una ‘presenza’ politica, sociale, dialogica, e non scomparire, cioè eclissarsi dopo le elezioni locali, e comunque collegarsi con un ‘partito’ (oggi questo è un termine inusitato, ma la Costituzione ancora giustamente li prevede), pur conservando una qualche autonomia. E questo per poter contare anche a livello regionale e nazionale…Del resto, ormai è chiaro che nel panorama nazionale anche i cosiddetti ‘movimenti’, si avviano prima o poi a diventare partiti stabili o ad entrarvi (si pensi ai cinquestelle e alla sparizione delle cosiddette ‘sardine’). Inoltre sarebbe consigliabile che chi tutt’al più riesce a raggiungere lo ‘zerovirgola’, avesse il buon senso di ritirarsi in buon ordine.
Ma quali contenuti di idee, quale afflato ‘europeo’, quale intelligenza di un futuro che va valutato partendo dalla precisa conoscenza storica e politica della città e che non si fermi alla melensa prassi dei soliti contrasti tra figure alquanto squallide che poi ritornano dentro la telenovela dei precedenti amorazzi? Quanti dei nostri aspiranti (e anche ‘permanenti politici’) si studiano veramente la storia locale con i problemi connessi? Per lo più – quand’anche lo fanno – si approcciano ad alcuni di questi problemi in modo pragmatico e velleitario.
Non va dimenticato che il partito una volta maggioritario (il PD) – che si è adagiato sulla rendita dei risultati di diversi anni fa – ha visto sempre più assottigliarsi i propri elettori che – nel tempo – pur ‘montanellianamente’ turandosi il naso, comunque ripetevano la stanca liturgia del voto scontato non avendo trovato scelte migliori; alla fine la delusione anche degli ‘affezionati’ ha conseguito il risultato che nelle ultime due tornate questo partito abbia perso localmente centinaia di voti. Dal che è evidente come la ‘supervisione’ (e chiamiamola così) astorriana sulla politica frascatana e di altri Paesi, dopo certi madornali errori, non riscuote più da tempo alcun feeling, anche se – fatta passare come grande innovazione! – presenterà una donna candidata sindaco, ma sempre più dentro la ristretta consorteria astorriana. E certo non incanta gli elettori l’appoggio di piccole frange del ceppo sinistrorso (si fa per dire) dal quale sono state a suo tempo partorite, senza mai raggiungere la maggiore età.
Mentre un altro ex-big della cosiddetta sinistra ha preferito evitare la diretta competizione elettorale per ritagliarsi un tranquillo angoletto con alcune manifestazioni di facciata (leggi: Ville Tuscolane e quant’altro, onde far credere che la cultura va…avanti (con i soldi della regione), ma senza chiedersi con quali ricadute e quanta vera partecipazione popolare. (E non si sa quale ruolo abbiano oggi enti-Parco e Comunità montane dentro quel panorama ormai diventato il reiterato rituale estivo di incendi e scorrazzamento di allegre famigliole di cinghiali).
In quanto all’area di ‘destra’ – che non è proprio compatta come qualcuno vorrebbe far credere – una piccola parte si è raccolta con non grande convincimento intorno ad un coerente ma cronico perdente, sostenendo anch’essa un’altra donna, ed è facile presumere che faccia la stessa fine delle precedenti tornate, riducendosi alla conta dei pochi ‘simpatizzanti’ ma sempre puntualmente e coerentemente litigiosi tra loro (‘separati in casa’ e anche fuori). E nella certosina suddivisione dei rivoli destrorsi, le ombre vaganti di FdI, della neonata Lega frascatana nonché di quella sorta di ectoplasmi dell’UDC e di ForzItalia, hanno (provvisoriamente?) optato per un’altra candidata del genere femminino.
Eppure ancora pochi giorni prima un ex consigliere provinciale forzitalico-berlusconiano aveva a sua volta proposto un’ennesima donna candidata sindaca (che già in precedenti tornate fin dal 1994 e con varie giravolte, non è mai arrivata al successo), ma l’ex consigliere aveva anche messo le mani avanti affermando che un nuovo sindaco “dovrà essere abile nel reperire finanze, soprattutto orizzontali e soprattutto capace di restare vicino ai suoi concittadini per spiegare loro che 5 anni non saranno sufficienti per risolvere almeno qualche problema”. Capito? In caso di successo della sua candidata, le tasse (questo significa l’eufemismo ‘finanze orizzontali’!) non sarebbero mancate, e i cittadini avrebbero dovuto pensare pure a rieleggerla, dal momento che cinque anni non sarebbero stati sufficienti se non a risolvere ‘qualche problema’!
Una flebile speranza l’aveva suscitata temporaneamente l’ipotesi di una lista – con a capo l’avvocato Rubini, senza altri ‘appoggi’, ma prevista con diverse persone qualificate e non invischiate in giochi di potere – ma poiché, anche in questo caso, non si è avuto il coraggio di concorrere in solitudine qualcuno ha voluto confidare su ‘alleanze di sostegno’ (compresa quella del disarcionato ex sindaco), ha fatto naufragio prima ancora di prendere il largo, seppure in un mare di calma piatta. D’altronde fin dall’inizio il gruppo ‘promotore’, con prospettive alquanto velleitarie di qualche singolo, non ha trovato idee comuni, programmi semplici e obiettivi precisi, tanto che quasi subito qualcuno, anche tra i simpatizzanti più giovani, ha intelligentemente preferito staccarsene, seguito poi da molti altri. La scelta poi di volersi imbarcare con i soliti vecchi ‘politicanti’ ha definitivamente portato all’affondamento del gruppo. E così anche quella speranzella è svanita nel nulla, mentre addirittura alcuni si sono riciclati con gli … avversari.
Così, dalle onde di un mare non proprio agitato (ma solo torbido), è riemerso ancora l’appena deposto sindaco (e già assessore al bilancio nel 2011) che, evidentemente confidando nel noto detto ‘ritentar non nuoce’, e speranzoso sulla sconfitta degli altri candidati, proverà a farsi rieleggere con la segreta speranza di vendicarsi dei…traditori, che poi non si sa bene chi abbiano tradito, se non solo l’elettorato, cioè i cittadini. D’altronde di questi ultimi (cioè dei cittadini) sembra che non se ne interessi propriamente nessuno al di là di generici proclami e sporadici tardivi incontri scarsamente frequentati; infatti le categorie che contano e che chiedono un occhio di riguardo all’amministrazione che verrà, sono soprattutto, dopo i gruppi sportivi(?), commercianti e imprenditori. Anzi in una intervista al ‘Messaggero’ di qualche mese fa, qualcuno di questi ha ritenuto che si debba ripartire dalla…cultura, per una Frascati che, a suo dire, “è zona famosa già dai tempi di Catone e Cicerone quando c’erano solo capanne”! Certo se questa è la cultura da cui si dovrebbe ripartire per lo meno è da consigliare a costoro di…ritornare a scuola, così come a tanti altri candidati. (Tra parentesi possiamo aggiungere anche l’ultima boutade di alcuni ristoratori richiedenti anch’essi qualche ulteriore vantaggio dall’amministrazione che verrà, riuniti in un gruppo, e appropriandosi (ambiguamente o inconsapevolmente?) del titolo di un mio libro di vent’anni fa: ‘Guarda Frascati’! ma evidentemente anche costoro non amano leggere la storia).
E, tenendo conto dello stato disastroso di Frascati, di vie dissestate anche in centro, di segnaletiche completamente scomparse e tante altre piccole cose pur di ordinaria amministrazione che dai vari candidati non vengono nemmeno notate, chi se la sentirà, quando finirà la pandemia e il covid dovesse essere sconfitto, di far ‘tornare come prima’ e con maggiori ‘paletti’, anche tutte quelle concessioni ed estensioni di spazi pubblici e quant’altro (con annessi schiamazzi anche notturni), moltiplicatesi e non più giustificate, dal momento che ora c’è anche la ‘certificazione verde’ o green pass come lo si voglia chiamare?
Per concludere, è lapalissiano che un sindaco, bene o piuttosto male, comunque ne sortirà fuori, ma con quanti voti? Perché oggi non si tratta più di prevedere chi vincerà tra questa o quella (‘per me pari sono’, cantava il Rigoletto!), ma quanti elettori si recheranno alle urne e quanti, recandovisi, depositeranno la scheda intonsa o nulla. Molti, dal momento che siamo nel settecentesimo dantesco affermeranno con un certo condivisibile sussiego: “fama di lor il mondo non lassa, misericordia e giustizia li sdegna, non ragioniam di lor, ma guarda e…passa”! Purtroppo questa è la prospettiva, con un elettorato sfiduciato e con una Frascati che da troppi anni non trova una amministrazione degna di questo nome. Insomma, alla fine, potrebbe vincere… ‘bianca’!
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