VINCENZO ELEUTERI
L’infanzia in Via delle Milizie, nel rione Binzu, proprio in uno dei più antichi angoli di Rocca di Papa… pare che proprio da quelle parti salirono i lanzichenecchi di Ludovico il Bavaro nel lontano ‘300… e poco era cambiato quello scenario, ancora aspro e scosceso, con le sue piazzette e vicoli.
Secondo di quattro figli, tre maschi e una femmina, aveva come teatro dei suoi giochi l’ampio spazio che il Binzo condivide con l’Ortagia e il Carpino, altri storici borghi della nostra cittadina. Si giocava a pallinacci, tappetti, sciularella, a pallone e si era liberi tutto il giorno, soprattutto d’estate, in vacanza. Si era negli anni ’50, Vincenzo era nato nel 1951, da poco la guerra era finita e la ricostruzione dei vari angoli paesani continuava lentamente… quante pietre, muri scrostati, scalini scoscesi avrà sfiorato e calpestato, sempre sorridente ed entusiasta della vita, anche quando li percorreva per recarsi a scuola dalle Maestre Pie Filippini. Ecco lui era una persona positiva, ottimista: proseguì i suoi studi frequentando a Frascati il Fermi, lstituto tecnico industriale e, durante le vacanze lavorava come cameriere dapprima nel Ristorante Bello Sguardo, poco distante dal ponte in Piazza della Repubblica e successivamente presso l’Albergo Ristorante dei Laghi quando c’era Vittorio, uno dei primi gestori di questo locale all’incrocio tra via delle Barozze e Via dei Laghi.
Dopo aver fatto il militare a Venaria Reale nell’esercito, iniziò il suo lavoro di informatico presso la Sopin, una società privata a Roma, dove era impegnato anche come sindacalista: quando l’azienda chiuse, fu lui ad attivarsi per ricollocare i colleghi rimasti senza lavoro, trovando per essi nella contrattazione, altri impieghi anche di prestigio. Pensò a se stesso solo alla fine, quando venne assunto, sempre come informatico, alla Metro Cotral. Dice il fratello Bruno: pensava prima e solo agli altri, poi a sé, era molto altruista e generoso.
Amava viaggiare con i suoi amici e organizzavano spesso viaggi all’avventura, anche all’estero. Tra loro amici si chiamavano i cugioli – gruppo creato da Pino Gatta – e le loro partenze erano programmate sempre per il 5 febbraio.
Era grande quando il 19 giugno del ’94, a 43 anni si sposò con Marta nel Santuario di Santa Maria della Neve a Palazzola e quattro anni dopo la loro unione fu allietata dalla nascita di Enrico. Abitavano in Via Roma e la famiglia era felice e realizzata quando, poco prima della Legge Fornero che avrebbe prolungato di gran lunga i tempi di lavoro, nel 2011 Vincenzo andò in pensione. Una casa in affitto, fa notare suo fratello Bruno, a conferma del suo darsi agli altri senza mai pensare a secondi fini e agevolazioni personali. L’unico assessore che non si è fatto casa, gli disse qualcuno tempo fa.
Il suo interesse per la politica – nel ‘97 era stato assessore all’urbanistica nell’amministrazione di sinistra guidata da Carlo Ponzo – nacque da subito dopo aver finito il servizio militare: era iscritto al PCI e aveva come riferimento la figura carismatica di Enrico Berlinguer, ispirandosi a ideali di uguaglianza e giustizia che perseguiva, del resto, svolgendo il suo impegno nel sindacato. Nella sua famiglia, un po’ come Peppone e Don Camillo, si viveva l’alternanza tra la zia Maria, attiva democristiana iscritta al CIF (Centro italiano femminile), collaboratrice anche in ambito ecclesiastico e la scanzonata militanza a sinistra di Vincenzo. Sempre con rispetto, però, le idee diverse venivano magari contestate, ma accolte.
Recentemente Vincenzo aveva deciso di condividere l’avventura politica del Sindaco Emanuele Crestini, mettendo a disposizione la propria esperienza e donando la sua disponibilità per il bene della collettività tutta. Quando la tragedia dell’esplosione ha colpito il nostro paese lui da poco aveva accettato la delega ai servizi cimiteriali.
Si trovava all’interno, nel secondo piano, quando improvviso lo scoppio ha innescato il dramma: la corsa all’ospedale di Frascati con l’attuale vice sindaco reggente Veronica Cimino, intubato a Roma dov’era giunto con l’ambulanza; aveva parlato al telefono con il figlio, per far sentire la sua voce, aveva detto al fratello Aldo di recuperare i suoi effetti personali al Pronto Soccorso di Frascati… Della gravità della situazione hanno subito preso coscienza i medici dell’ospedale Sant’Eugenio che hanno provveduto a indurre il coma farmacologico. Speranze flebili ai familiari: i suoi polmoni erano fortemente ustionati e a nulla sono valse le cure attente e costanti dei medici. Il cuore di Vincenzo ha smesso di battere sei giorni dopo l’esplosione, domenica 16 giugno alle 18.00.
Racconta Marta che Vincenzo amava i gatti: Tigra di un caldo rosso tigrato, era sempre vicino a lui, quando era in casa: lo attendeva seduta mentre lui guardava la tv, per seguirlo poi sul letto quando era ora di dormire. Quando è accaduto l’incidente, per una settimana lo ha atteso davanti alla porta, accucciata sullo zerbino. Quando è mancato l’umano al quale era tanto affezionata, la bestiola, in genere schiva con gli estranei, accoglieva chiunque si recasse in casa a trovare i parenti…
In quel giorno il silenzio è calato su tutti a Rocca di Papa che in modo corale aveva pregato per la guarigione dei feriti e guardato con speranza sempre crescente il momento in cui le persone colpite sarebbero tornate a casa: il sorriso di Vincenzo, le sue gentilezze, la grande disponibilità verso tutti sono diventanti trasparenti ricordi e grande è stata la commozione che ha avvolto i familiari nel grande Duomo dell’Assunta.
Vincenzo lascia un gran vuoto nella comunità di Rocca di Papa: il suo sorriso, soprattutto, è impresso in tutti coloro che lo hanno conosciuto; la generosità e l’altruismo vividi riflessi di memoria in chi con lui ha lavorato e collaborato, tutti concordi nell’affermare che abbiamo perso, con lui, un vero Uomo.
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