Villa Piccolomini Lancellotti a Frascati
La Villa oggi conosciuta con il nome Piccolomini Lancellotti fu in un primo tempo battezzata Bonami dal nome del suo costruttore. La sua realizzazione, che risale al 1578, prevedeva un edificio a tre piani ciascuno dotato di tre vani. La villa nacque come ricovero e luogo di riparo per la congregazione dei padri Oratoriani. Ma nel 1595 gli stessi padri decisero di dare in affitto la residenza al cardinale milanese Alfonso Visconti. Fu Visconti stesso a volere l’ampliamento e la trasformazione della villa che da “casa ordinaria” divenne “palazzo” grazie alla presenza di una loggia a tre archi e due ali speculari composte da sei stanze. Le volte di tali stanze furono decorate con affreschi attribuiti al pittore Cherubino Alberti. La morte del cardinale Visconti, avvenuta nel 1608, interruppe l’opera di ingrandimento della villa che fu venduta al cardinale Mario Mattei per soli 8500 scudi. Fu lo stesso Mattei, che acquistò anche la cappella di San Michele Arcangelo e la “casa del Baronio” a rivendere l’intero complesso nel 1617 al cardinale Ferdinando Gonzaga. Troppo preso da impegni politicità il cardinale Gonzaga cedette la villa, nello stesso anno del suo acquisto, al banchiere pisano Roberto Prini. A quest’ultimo si attribuisce l’intervento barocco sulla villa: un portale di ingresso con cancello introducono alla facciata principale che si affaccia sul giardino. Una loggia a belvedere posta al piano nobile è sormontata da un piano ammezzato coronato da una terrazza con balaustra e statue. Inoltre la villa possiede un ninfeo che ricorda quello della Villa Aldobrandini. La figlia di Roberto Prini andò in sposa a Silvio Piccolomini e a quest’ultimo è attribuito il merito dell’intervento avvenuto in pieno Settecento. L’impostazione barocca venne modificata nello sviluppo delle linee del portale d’ingresso, nel ritmo delle finestre, a causa dell’inserimento di ovali, e nell’introduzione di una scala monumentale a due rampe. Lo stesso ninfeo subì delle modifiche, a partire dalla decorazione in stucco in cui primeggiarono le stelle simbolo della famiglia Piccolomini. Non essendo dotata dello sviluppo verticale delle altre ville frascatane, la villa Piccolomini Lancellotti venne arricchita di uno splendido giardino all’italiana con teatro d’acqua che fa da sfondo al giardino emiciclico. Il barone Giuseppe Testa Piccolomini vendette la villa nel 1840 a Franco de Mehlen, segretario della delegazione reale di Baviera a Roma che, a sua volta, la cedette ad Elisabetta Borghese Aldobrandini consorte di Filippo Massimo Lancellotti. Da quel momento in poi la residenza prese il nome di villa Lancellotti e venne arricchita di sculture, rilievi e decorazioni pittoriche. Nel 1872 la stessa Elisabetta Borghese Aldobrandini acquistò “La Rufinella” alla quale la stessa villa Lancellotti venne collegata da un sistema di viali, da un ponte e da un portale dedicato a Filippo Lancellotti.
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