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Villa Doria ad Albano

Villa Doria ad Albano
Agosto 01
02:00 2008

Veduta dei giardini di Villa DoriaCamillo e Fabrizio Paolucci permisero la realizzazione di Villa Doria ad Albano, probabilmente nello stesso periodo in cui il secondo era vescovo della cittadina, ossia tra il 1719 ed il 1724. Con molta probabilità la residenza nacque dall’accorpamento di vecchie e preesistenti abitazioni. Infatti, in quello stesso periodo l’area sud-occidentale di Piazza Mazzini era occupata da una fitta schiera di vecchie case, che, successivamente ristrutturate, composero Villa Doria. L’unione delle abitazioni esistenti consentì la realizzazione di un complesso composto di un casino, una scuderia, una chiesa, due stalle di diverse dimensioni e, inoltre, di orti, giardini, oliveti e dal “bosco”: un’area nella quale comparivano ruderi della Villa di Pompeo. Nella seconda metà del Settecento la villa fu sottoposta a lavori di ristrutturazione ed ampliamento. Venduta al principe Giovanni Andrea Doria Pamphili, che affidò la direzione dei lavori all’architetto Francesco Nicoletti, la villa fu assimilata ai monumentali progetti dei palazzi romani dell’epoca. La facciata principale prevedeva un’articolazione su tre altezze di cui i due superiori unificati grazie alla presenza di un ordine gigante.
La realizzazione di un fronte rettangolare composto di quattro livelli risale, invece, al periodo in cui la villa divenne proprietà di Melchiorre Passalacqua. Da questo momento, la residenza assunse un aspetto più sobrio e semplice. Non a caso la facciata mostrava un finto bugnato dipinto privo di qualsiasi decorazione elaborata.
Annessa alla villa vi era una piccola cappella, purtroppo andata distrutta, nota come chiesa di San Giobbe. Edificata alla fine del XVII secolo per volere di Salvatore Margalli, padre di Santo Spirito in Sassia, fu acclusa alla villa per volere del suo primo proprietario Camillo Paolucci. Con un impianto a base ellittica e decorata con pilastri compositi la cappella era ornata, sia nel tamburo, sia nella cupola, con semplici motivi in stucco su intonaco bianco. Un gruppo di angeli intenti a sostenere lo Spirito Santo comparivano tra le decorazioni scultoree accanto ad una grande conchiglia e a festoni anch’essi in stucco. Ospitante anche una pala d’altare con Giobbe Paziente, la cappella fu demolita in seguito ai profondi ed irreparabili danni provocati dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.

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