Villa Costanza
La scorsa estate ho trascorso piacevolmente il tempo leggendo la storia di un sogno lontano, realizzato vent’anni fa da un simpatico amico-poeta, affermato architetto e accattivante narratore; con un linguaggio ricco di brioso umorismo e sottile ironia, Roberto Miliotti racconta in meno di cento pagine l’incredibile avventura che lo ha portato insieme a sua moglie Rosemarie ad acquistare una dimora di sogno, “Villa Costanza”, che dà titolo al racconto edito da Edizioni L’Arca di Castelgandolfo. Il libro è corredato da illustrazioni ad acquerello di Duilio Papini e vanta un’ambita prefazione di Aldo Onorati. Stanco del tran tran quotidiano nella grande metropoli della Capitale, Roberto Miliotti decide di operare una svolta nella sua vita e tra le pagine del libro si snodano scorrevoli e piacevolissime, con il confidenziale tono dell’ autobiografia, le tappe che hanno condotto all’acquisto di quello che l’autore descrive come piccolo angolo di paradiso. E proprio perché diramazione dell’ultraterreno nel quale tutti vorremmo essere graditi ospiti al termine del nostro percorso in questa “valle di lacrime”, Roberto non esita a descrivere come veri e propri “angeli custodi” le persone di grande disponibilità che ha avuto modo di incontrare durante la travagliata trattativa per l’acquisto della villa, chiamata Costanza proprio per sottolineare la forza, la determinazione e il coraggio che hanno caratterizzato il periodo di “contrattazione”. Ma è riduttivo pensare a Villa Costanza come a una semplice dimora: è uno stile di vita che cambia, è la scelta di “stare bene”, di “vivere” abbandonando una snaturalizzante esistenza in una rumorosa e inquinata città per trasferirsi ai Castelli, precisamente a Castello (Castelgandolfo), coronando così il sogno di un ritorno ad una realtà fatta a misura d’uomo, nell’incanto del verde delle campagne, dell’azzurro di laghetti, a contatto con la natura. Soprattutto, a contatto con un’umanità viva, palpitante, verace che Miliotti non esita ad invitare, nell’ultima pagina, tra i versi di uno spumeggiante sonetto romanesco, dove promette che chiunque potrà essere il benvenuto e sarà ben accolto a Villa Costanza; lui stesso ci riceverà “cor baffo e cor cappello, sempre pronto ar soriso, a raprì er cancello!”
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento