Viatico (15 dicembre 2024)
Natale arriva
E tu sei partito.
Senza dir niente.
Non hai appeso candele e balocchi,
Fiocchi di neve e paglia lucente.
Senza dir niente.
Nella seconda notte di luna
Crescente, trecento chilometri
Ottantaseimilaottocento lontana
Dal suo pianeta dormiente.
Come vorresti
Col tuo passo un po’ saltellante
Attraversare galassie e stelle
Nel cielo freddo di questo dicembre?
Ho fretta, non domandare, non posso
Perdere tempo a
Parlare
agli amici, riporre i miei libri, tirare
Le tende.
Lascio le cose a chi
Se le prende, i pensieri
Addormento fino all’ultima aurora
Di un nuovo risveglio.
I ricordi regalo a chi
Farà meglio.
Non avrai freddo
Nel cielo inclemente
Di questo dicembre?
Mi copriranno trapunte di stelle
E mantelli d’aria
Lungo le sabbie del pianeta ardente.
Non avrai paura, di perderti, solo, nel buio della
Notte, per strade incorrotte?
Là dove vado
Regnano insieme
E sole e luna,
E il giorno non teme
La notte e la bruma. Non c’è
Inizio né fine, ma una distesa,
A perdita d’occhio,
Di piume. Anime lievi
Mi fanno da scorta.
Ho lasciato le scarpe, pesanti
Di tanto cammino affrontato,
per andare più lesto
Portato dai venti.
Non hai indossato il cappotto
Di cachemire
Blu, comprato per il
Primo giorno che hai lavorato?
Che portavi orgoglioso, col bavero
Alzato? O di quand’eri ragazzo
L’eskimo verde sciupato?
Non mi serve, qui, niente, è dolce l’aria
Di un aprile perenne.
E di noi, che siamo rimasti,
di noi che cosa hai portato?
Un sorriso
Chiamato Gianni, Marco ed Alberto.
Di Eugenia, Barbara e Nuccia
Un lieve profumo di talco.
Ma presto anche questo
Mi sarà tolto,
Dissolto
Nella luce potente,
Che accoglie
Il mio passo esitante.
E come faremo a capire
Che ormai sei arrivato?
Sarà quando mi avrete
Dimenticato. E da qualche
Parte, quel giorno,
Il vagito di un nuovo nato
Romperà la barriera del tempo.
Rinascerà il Sisifo antico
Il suo masso rotolando, testardo,
Verso la Vetta che unisce
Verità e Mito.
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