Viaggio straordinario a Matera
Finalmente, sono riuscita a visitare Matera, un desiderio che coltivavo da anni, sempre accantonato. Così, dal mio Nord, dopo una notte trascorsa in Flixbus, nel primo mattino, sono sbarcata a destinazione. Avevo già esaminato la mappa della città su internet, per capire quanta strada ci potesse essere tra la fermata del bus e l’appartamentino che avevo prenotato. Ma, purtroppo, non capisco le mappe virtuali: mi scivolano via come bisce, si aprono, si chiudono, non si posizionano mai in modo da capire dove io mi trovi e verso dove debba andare. Mi dicono sì, magari, 10 minuti a piedi, ma, poi, io penso che il loro passo non sarà il mio, così non ci credo! Appena scesa dal bus, però, ho subito cercato di comprare una mappa di carta, e mi è stato risposto che a Matera non ce n’erano. Infatti, non ho trovato, neppure nei giorni seguenti, una piantina completa se non quella del centro storico. Senza piantina, snobbando bus e taxi, ho affrontato un’ora di cammino a piedi, con il vento e la pioggia, una valigia da trascinare e uno zainetto sulle spalle. Forse, il percorso avrebbe potuto essere un po’ più breve, ma nessuno sapeva, neppure quando sono arrivata in zona, dove si trovasse la stradina che cercavo, così sono andata avanti e indietro per un po’.
Raggiunta, infine, la mia nuova abitazione, ho potuto, poco dopo, immergermi nel centro storico della città. Scrivono Franco Bitetti e Andrea Macchiavelli ne “Il turismo culturale in Basilicata”: “[…] esperienza è la visita di un contesto ambientale del passato o del presente che con le sue espressioni monumentali, ma anche sociali, artistiche, sensoriali, genera emozioni che restano nella memoria e suscitano ricordi, riflessioni, giudizi, ammirazione o criticità.”
A Matera tutti sono molto gentili e accoglienti.
Da qualche anno, il luogo è diventato meta di turismo nazionale e internazionale e molto di più ora che Matera è la capitale europea della cultura 2019. Nelle strade, passeggiano, osservano, fotografano, frotte di turisti di qualsiasi nazionalità e studenti di tutte le età in gita scolastica. Le guide, che accompagnano e spiegano con pazienza e sorriso, sottolineano che Matera sia la città più antica al mondo, più di Gerico e Aleppo: si parla di vita continuativa nel sito da 10000 o, meglio ancora, probabilmente, da 25000 anni! I Materani rimarcano che la loro cultura sia, dunque, molto remota, e che i Sassi di calcarenite siano stati abitati fin dai primordi. Poi, in epoche più recenti, le caverne si erano espanse in abitazioni superiori a più piani, con finestre, come qualsiasi palazzo, mentre le grotte ipogee venivano usate come magazzini o laboratori artigiani. Il dramma dei “Sassi” si è compiuto quando la popolazione, numerosa e impoverita, dei due secoli precedenti al nostro le ha affollate, continuando a scavare all’interno per ingrandirle. Così, intere famiglie hanno vissuto in ambienti in cui si accedeva da un’apertura che poteva essere anche sopraelevata, senza finestre, senza luce, usando acqua piovana raccolta con canaline. In quell’unica “stanza”, c’era il letto e la cucina ma anche gli animali di proprietà della famiglia, gli escrementi degli uomini e persino degli animali che fornivano, poi, il letame. Tale sistema fu denunciato, alla metà del secolo scorso, da Carlo Levi nel suo libro “Cristo si è fermato a Eboli” e additato, poi, come “la vergogna d’Italia”. Quindi, furono costruiti dei quartieri periferici e la popolazione deportata, spesso a forza, perché non voleva lasciare il suo habitat sociale.
Osservando, però, da uno dei punti panoramici materani, l’insieme delle case bianche, le stradine, le chiese, del Sasso Caveoso e del Sasso Barisone, le due zone dei Sassi, si ha un’impressione di magia. Matera è una bella città, degna capitale di cultura. Eppure, se si entra in una di quelle grotte, restaurata come era allora a scopo dimostrativo, non si può credere che nell’Italia del 1900 fosse possibile vivere in quel modo!
Giustamente, si fa rilevare che ci sia tanta altra meraviglia a Matera. Ad esempio, le grotte dell’altopiano carsico della Murgia sono state anche Chiese rupestri, come la Grotta del Peccato originale, tappa fissa dei pullman di turisti. Scavata tra l’VIII e il IX secolo, appartenuta ai monaci benedettini, è definita la Cappella Sistina delle Chiese rupestri per i suoi dipinti del Pittore dei Fiori di Matera, forse un benedettino. Sulla roccia, le immagini sacre, tra cui, appunto, anche la rappresentazione della Creazione e del Peccato originale, sono circondate di fiori vivaci che ben interpretano la bellezza del creato di cui quel luogo incantevole faceva parte.
Un’altra tappa da non perdere è il Museo archeologico, dove risalta, ancora una volta, l’orgoglio materano. Accanto ai vari resti, nelle vetrine, che raccontano l’antichissima vita del luogo, sulle pareti vengono spiegati tutti i particolari dei periodi storici antichi. Ma, soprattutto, di grande fascino visivo sono le ricostruzioni di una grotta con sepoltura, figure dipinte, simboli, segni, come pure le capanne, con gli spazi interni ed esterni per gli animali e per l’uomo.
Anche oggi, però, gli artisti non smettono di stupire. Infatti, Antonio Paradiso ha creato il Parco Scultura La Palomba, all’interno del Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri, ex sito paleolitico, ex villaggio neolitico con trincea fortificata e fondo di capanna, pozzo e muro megalitico. Tutto è arte, egli sostiene, quindi, le sue opere osservano il reale e, come le moderne installazioni, propongono un messaggio da scoprire. Proprio nel suo Parco antropologico c’è, tra l’altro, un’enorme forchetta forgiata con materiale proveniente dalle torri gemelle. C’è pure un Maggiolino (nota vettura della Volkswagen), schiacciato da un masso, che rappresenta il volo di Icaro: ognuno di noi può sentirsi, nel suo proprio volo, forse spezzato, parte di quella scultura.
Molte altre, naturalmente, sono le appassionanti proposte di Matera.
“Così come è esperienza il mangiare e il bere – scrivono ancora Bitetti e Macchiavelli – qualcosa di diverso da ciò che è abituale; anche questo richiede un confronto con la diversità, che mette in gioco il gusto, l’estetica, generando giudizi di valore, riflessioni sull’uso dei prodotti di un territorio, fino a stimolare interrogativi sulle condizioni di vita, di lavoro, di reddito della popolazione di un luogo, dalle quali un piatto tipico di un territorio mai prescinde.”
Infatti, oltre alla cultura del pane, prodotto con antiche varietà di grano, sono tante le specialità da non perdere, come i peperoni cruschi, cioè croccanti, le fave, i vari tipi di pasta, i ceci neri… E tutto ci riporta alla città, agli abitanti, alla vita contadina lungo il cammino dei secoli.
Perciò, non è facile lasciare Matera! Può aiutare promettersi un ritorno e spedire a casa un pacco di specialità locali per ritrovare, nel gusto, quel viaggio straordinario, avvenuto, come deve essere ogni viaggio, dentro e fuori di me.
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