Viaggio Pontino della Memoria per gli studenti coresi
La delegazione cittadina (Cori è gemellata con Oświęcim-Auschwitz) è guidata dal Vicesindaco Ennio Afilani e dal Consigliere delegato Sabrina Pistilli.
Il Sindaco De Lillis: “Doveroso ricordare, perché ciò che è stato non sia mai più”
«La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria“, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati». Così recita l’articolo 1 della legge con cui, cinque anni prima della corrispondente risoluzione delle Nazioni Unite, l’Italia istituiva questa giornata commemorativa per «conservare nel futuro la memoria di un tragico e oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere». Ricordare è dunque per noi doveroso. Perché ciò che è stato non sia più e per onorare la memoria di quanti furono costretti a lasciare la propria vita, ritrovandosi catapultati in un inferno.
Ecco perché ogni anno i nostri studenti intraprendono il “Viaggio Pontino della Memoria”, di cui il Comune di Cori è stato capofila, nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau – la delegazione corese quest’anno è guidata dal Vicesindaco Ennio Afilani e dal Consigliere delegato Sabrina Pistilli (nelle foto) – ed ecco perché mi piace ricordare che Cori, unita in gemellaggio con Oświęcim, nota appunto con il nome di Auschwitz, ha dimostrato e dimostra anche con queste scelte l’attenzione particolare della città e dell’amministrazione al tema della memoria e della conoscenza di quei tragici fatti. Perché come dice Primo Levi: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”. Dobbiamo, dunque, conoscere e avere memoria di ciò che è stato per combattere, sempre, qualsiasi forma di antisemitismo, razzismo e revisionismo.
Faccio mie infine le parole di un’altra persona sopravvissuta agli orrori del campo di sterminio di Auschwitz, la Senatrice a vita Liliana Segre: “La Memoria è un bene prezioso e doveroso da coltivare. Sta a noi farlo. A che serve la memoria? A difendere la democrazia”.
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