“Viaggio nel Sud”
Viene pubblicato dalla casa editrice Hacca (www.hacca.it) il volume di liriche del poeta ed artefice nel lontano 1959 del Premio Nazionale Poesia Frascati Antonio Seccareccia Viaggio nel sud con l’allora prefazione di Giorgio Caproni e la di adesso postazione di Andrea Di Consoli. Editato per la prima volta nel 1958 per i tipi di Amicucci, si arricchisce in questa sua nuova veste di 17 poesie che all’epoca furono escluse per ragioni tipografiche. Antonio Seccareccia nacque a Galluccio (Caserta) nel 1920 e si spense a Frascati nel 1997. È stato contadino, carabiniere e libraio. E sempre poeta. Scoperto da Giorgio Caproni e da Giacomo Debenedetti, ha pubblicato in vita e postumo: Viaggio nel Sud (1958), Le isolane (1960), La memoria ferita (1997) e Partenza da un mattino freddo (2007). Ed è sempre Andrea Di Consoli a scrivere così di lui: «”È un poeta, Seccareccia, di quella grande famiglia di scrittori italiani – appunto, tra ermetismo e neorealismo – che hanno praticato il culto della “letteratura come vita”, della vita che sempre trionfa finanche sulla letteratura (…). Dopo aver letto questo libro, vi rimarranno impresse per sempre figure e immagini come il pane rosso, il vento sulla fronte, il treno vuoto nella notte di Natale, il padre che esce per sempre di casa e non ritorna mai più..Dopo aver letto questo libro, vi rimarranno impresse per sempre figure e immagini come il pane rosso, il vento sulla fronte, il treno vuoto nella notte di Natale, il padre che esce per sempre di casa e non ritorna mai più, ecc. Simboli e gesti di un’Italia profonda e creaturale…». E come Giacinto Spagnoletti nella piccola antologia critica del volume ebbe mirabilmente a sottolineare negli anni sessanta: «La sua grazia, la sua raffinata malinconia, il tono di una voce che non deve nulla a nessuno, hanno toccato con Viaggio nel Sud un bel punto in alto».
Strade: “Quand’ero ragazzo, e sognavo/ di diventar poeta, dicevo:/ «Racconterò di queste fresche siepi/ tra cui la strada scorre come un fiume,/ di tutti questi nidi e queste more;/ di queste acque gelate/ che bevo con il cavo delle mani./ Voglio essere il poeta delle strade».
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