Viaggio in Dalmazia
Se quest’anno hai deciso di andare in Dalmazia, mare, monti, pinete, splendidi tramonti, cibo genuino, vini deliziosi si promettono a te e alla tua famiglia. Comodità un po’ scarse ma sana vita sportiva, senza troppo clamore cittadino come da noi. Però, non ti sei chiesto perché. Né hai studiato antichi diari di viaggio né consultato cartine d’epoca per ambientarti. Tanto, per te, la Dalmazia è il litorale adriatico della Croazia e stop. Devo dirti che invece la Dalmazia è qualcosa di più di un interessante ambiente balneare.
A proposito, spero ti piaccia il mare di roccia che lì abbonda. Intanto, come l’Istria che è divisa tra tre stati (Italia, Slovenia e Croazia), la Dalmazia è divisa tra Croazia, Bosnia-Erzegovina e Montenegro. La parte erzegovese è minima ed è dovuta a periodi storici anteriori, quando la libera e sovrana Repubblica di Ragusa intese non avere confini in comune con la più combattiva e importante repubblica marinara di Venezia e cedette un tratto del proprio territorio all’impero turco, che allora possedeva quasi interamente l’interno della penisola balcanica. Quella lingua, detta di Sutorina, è rimasta a fare da attrito fra territori diversi. Invece il Montenegro ha le bocche di Cattaro, e gran parte del suo litorale fece parte della Repubblica di Venezia che lì conservava, a Perasto, il suo gonfalone e la sua flotta militare, pronta a partire verso gloriose spedizioni contro i turchi, come per la battaglia di Lepanto. Ma se ti chiedi dove comincia e dove finisce la Dalmazia, troverai risposte diverse a seconda dei periodi storici. Nel periodo preromano era sede dei popoli illirici che, però, avevano colonizzato anche i territori della sponda occidentale dell’Adriatico e abitavano quelle terre italiche che, poi, popoli greci e latini hanno portato nel mondo della storia mondiale. Con Roma si chiamò, per secoli, Dalmatia, un territorio molto vasto che comprendeva non solo il litorale ma anche vaste parti dell’interno, dietro i monti che limitano le terre della costa a pochi lembi scarsamente coltivabili. In quelle terre sono nati nei primi secoli dell’era cristiana papi, santi, imperatori romani e tanti umili soldati che contribuirono a rendere grande quell’impero che Roma aveva creato, e che fu difeso nei suoi confini europei e mediterranei da popoli romanizzati nella cultura, ma di etnie diverse. Alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente i popoli del litorale adriatico si legarono statualmente con Costantinopoli mantenendo però stretto contatto con il papa di Roma, perché si sentivano eredi di quella Roma che ha sparso per il mondo popoli convinti di essere i suoi continuatori, dall’Inghilterra al Nuovo Mondo. Quando l’interno della Balcania fu sommerso da miriadi di popoli vaganti, che si appropriarono di territori non propri dopo averne sterminato o assorbito le popolazioni precedenti, il litorale trovò popoli che resistettero e si rifugiarono nelle isole fortificandole. Per secoli resistettero autonomamente, legandosi formalmente con l’Impero Bizantino, che però poco faceva per proteggerle dalle invasioni barbariche. Classica fu la decisione di quell’imperatore romano d’Oriente che, bloccato da nemici vicini e aggressivi provenienti dall’Asia, in parte fanatizzati da una nuova religione, stabilì che il danaro delle tasse del litorale adriatico orientale fosse versato direttamente ai capi tribù dei popoli migranti, invitati a occupare territori formalmente dell’Impero per aiutarlo a combattere il mondo islamico. Intorno all’anno Mille, quelle terre erano divise tra nuovi arrivati e popoli latini, barricati nelle isole, che si dettero statuti e regolamenti mutuati dall’epoca della Repubblica Romana. Lo stesso fece Venezia che, difesa dalla sua laguna, diventò a poco a poco il faro cui si rivolsero le varie cittadine eredi di Roma, per difendersi dai pirati narentani e saraceni: in capo a qualche secolo divenne la regina indiscussa di quel mare chiamato allora golfo di Venezia. Però ci fu qualche città, come Zara, che resistette al predominio veneziano, in forza della propria storia antica: si vantava, infatti, della propria fondazione, molto antecedente a Roma, e della propria flotta. Zara è passata alla storia per questa sua voglia di dominio che le costò assedi e lotte e le procurò amicizie a Genova e in Toscana oltre che nel meridione d’Italia. Fu legata al mondo angioino di Napoli, al quale dette episodi di una certa importanza come la nascita della regina Giovanna e l’incoronazione a re d’Ungheria di Ladislao di Durazzo ma, tradita proprio da costui che vendette tutti i suoi diritti a Venezia per un tozzo di pane, si dette volontariamente a Venezia e da allora fu fedelmente partecipe di tutte le battaglie che Venezia condusse per secoli contro l’Impero Turcomanno che aveva tentato di sottomettere l’Europa tutta arrivando fino ad assediare Vienna. Purtroppo la Rivoluzione Francese spezzò questo vivere tranquillo della lingua di terra che allora si chiamava Dalmazia, annettendola all’Austria e generando quei sintomi d’intolleranza che, favoriti dagli austroungarici con la loro politica del divide et impera, crearono i presupposti per l’Irredentismo e le conseguenze funeste delle due guerre mondiali, che hanno fatto quasi scomparire da quelle terre la componente di lingua latina e italiana. Però si nota che ancora adesso, nonostante foibe ed esodo, sopravvivono alcune comunità di tradizione latina. Le tracce di Roma e Venezia si vedono soprattutto nelle pietre, nei monumenti e nelle città come Traù, una delle isole-fortezza datesi a Venezia. Se passeggerai nella splendida piazzetta del Duomo di Traù (oggi Trogir), non dimenticare di ammirare la loggia veneta e di considerare con attenzione lo spazio vuoto centrale, una volta ornato dal leone di Venezia. Entrambi sono stati vittime della politica austriaca che ha acceso gli animi della gente contro un nemico che per secoli, invece, era stato compagno di strada sicuro e solidale. Oggi, passati molti anni dalle ultime vicende odiose, con il mondo croato siamo in buoni rapporti, in vista del suo ingresso nell’Unione Europea nel 2013. Ricordiamo che molte colpe sono da attribuire a eventi che non possiamo modificare e il contenzioso tra esuli di lingua italiana e mondo croato è ancora irrisolto, anche se la storia va avanti. Buon divertimento e non meravigliarti se la gente del posto ti parlerà in dialetto veneto. Salutala in italiano: ciao.
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