Via agli "Stati Generali della Salute"
che, nel tempo, ha creato 21 sistemi differenti di gestione del paziente in cui disponibilità di cure, accesso ai farmaci e prestazioni sanitarie, sono diversificate e stratificate in modo gravemente iniquo. Esiste, infatti, il Diritto alla resistenza contro i pubblici poteri, che violano queste libertà fondamentali. Su questi princìpi imprescindibili, si fonda la seconda giornata degli “Stati Generali della Salute” (Art. 117 del Tit. V ed Art. 32 della Cost.), convocati dall’Associazione culturale “Giuseppe Dossetti: I Valori”, che si svolgeranno il 25 novembre, a Roma, presso la Camera dei Deputati. (Consulta il Programma).
L’evento vedrà la partecipazione di un prestigioso parterre di relatori, con importanti personalità del comparto istituzionale, universitario, politico e sanitario. Tra gli ospiti illustri Monsignor Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per gli Operatori Sanitari.
Il Tavolo di Lavoro, successivo a quello tenutosi lo scorso 7 marzo, sarà occasione di confronto e dibattito con gli stakeholders del panorama salute. “Daremo vita ad un network che possa generare una collaborazione coordinata tra i settori pubblico e privato e tra tutte le parti interessate, finalizzato al superamento delle più importanti sfide che il settore salute oggi pone”, ha dichiarato Claudio Giustozzi, segretario nazionale Associazione “Dossetti”. “Procederemo ad una implementazione del documento di indirizzo: Salute: il diritto che non c’è. I motivi del fallimento del federalismo sanitario, statement originatosi dal dibattito tenutosi il 7 marzo, per una proposta di revisione del Titolo V della Costituzione, discutendo dell’ Atto del Senato n.° 1429 e delle modifiche apportate al Disegno di Legge di Iniziativa Governativa”, conclude Claudio Giustozzi.
“Sotto il profilo del diritto costituzionale, l’art. 117 della Costituzione italiana”, afferma Amedeo Bianco, presidente Fnomceo, “individua il contesto istituzionale nel quale riconoscere i soggetti preposti all’applicazione dell’art. 32 della Costituzione stessa. Le evidenze di questi ultimi 10 anni ci consegnano, al momento, uno scenario che non è esattamente in linea con la premessa. Sono note, infatti, le ampie diseguaglianze di tutele della salute nelle varie Regioni ed una mappa di applicazione dei Lea alquanto inquietante”.
“In attesa delle grandi riforme istituzionali, come quella del Titolo V della Costituzione”, dichiara Stefano Rimondi, presidente di Assobiomedica, “ci auguriamo che il Patto per la Salute non resti lettera morta, ma rappresenti il primo passo verso un cambiamento del sistema sanitario che prevede il riaccentramento di numerose materie sul piano nazionale, garantendo uniformità sull’intero territorio”.
Per Elio Borgonovi, presidente Cergas: “Sicuramente è rilevante intervenire sul titolo V anche con riferimento alla revisione delle funzioni, competenze e poteri dello Stato e delle Regioni in tema di tutela della salute. Tuttavia, è altrettanto importante, anche se mai affrontato, il tema delle conoscenze, competenze e capacità necessarie per gestire le nuove relazioni che si andranno a definire”.
Secondo Domenico Iscaro, presidente nazionale Anaao-Assomed: “Nel corso dell’ultimo decennio le Regioni, in coerenza con una politica federalista e obbligate dai tagli al finanziamento alla sanità previsto dalle leggi di stabilità, hanno avviato profonde trasformazioni dell’offerta dei servizi sanitari. In particolare, adottando nuovi modelli organizzativi della rete assistenziale centrato sulla integrazione a rete degli ospedali. La trasformazione dei luoghi di lavoro ha determinato una conseguente trasformazione dei modi di lavoro dei medici che, colpiti dal progressivo impoverimento delle dotazioni organiche, hanno visto moltiplicati i loro carichi di lavoro e gli obblighi puramente burocratici, con inevitabili ricadute sulla qualità delle prestazioni e sul rapporto medico-paziente. E’ fondamentale che la sfida della compatibilità si misuri sul terreno organizzativo, assegnando alla clinica governance un indispensabile ruolo centrale per coniugare sviluppo e qualità dei servizi”.
“La modifica del titolo V della Costituzione è di vitale importanza per assicurare a tutti i cittadini, ovunque essi risiedano, uguali diritti per la tutela alla loro salute”, ha asserito Francesco de Lorenzo, presidente Favo. “Tali diritti, oggi, sono sostanzialmente negati con conseguenti inaccettabili disparità che vanno dall’accesso ai farmaci, a quello dell’assistenza domiciliare, dalla terapia del dolore alle cure palliative. L’unico strumento per consentire un’inversione di questa tendenza, è l’esercizio dei poteri sostitutivi dello Stato nei confronti delle Regioni per garantire il rispetto pieno e totale dei Lea”.
Anche per Pierluigi Ugolini, Sivemp: “Il federalismo sanitario ha aperto un fronte di assoluta asimmetria che rischia di depotenziare l’articolo 32 della Costituzione. Non si generano risparmi che consentono di incrementare le prestazioni, si riducono le prestazioni per insufficienza dei fondi disponibili. Assistiamo, così, ad una incompleta applicazione dei Lea, anche per la mancanza di assetti organizzativi uniformi”.
“Il Titolo V origina una sanità frammentata in tanti sistemi diseguali”, sottolinea Felice Bombaci, presidente Gruppo Ail pazienti Leucemia Mieloide Cronica, “l’esistenza di prontuari terapeutici regionali rallenta ulteriormente la già faticosa introduzione dei farmaci nel nostro Paese. In particolare, ai farmaci oncoematologici innovativi dovrebbe essere garantito un accesso rapido e semplificato, poiché salvavita. Auspichiamo una riforma del Titolo V della Costituzione che garantisca l’universalità dei diritti dei malati, attraverso un coordinamento centrale. Quest’ultimo dovrebbe impedire che l’accesso ai farmaci differisca da regione a regione, a causa della difficile introduzione nei prontuari terapeutici regionali”, conclude in ultima analisi Felice Bombaci.
Associazione Culturale Onlus “Giuseppe Dossetti: i Valori – Sviluppo e Tutela dei Diritti”
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