Vetrina d’Artista ad Albissola Marina (SV)
Ad Albissola Marina, proprio nel centro storico, si trova il Centro Artigianale Restauri. All’interno, con infinita pazienza, competenza e amore, si riportano al loro antico splendore gioielli dell’Arte, come, ad esempio, piatti, dipinti, sculture, in cui l’Italia (che, forse, neppure se ne rende conto) è faro di luce nel mondo.
La vetrina del Centro, che dà sulla via Repetto, però, è destinata agli artisti che vogliano addobbarla con le loro opere. In questo mese di ottobre, fino al 31, la “Vetrina d’Artista” è di Vanna Varnero. Tra le sue tante opere di grafica, quadri o ceramiche (notizie al sito http://www.vannavarnero.com/), l’Artista ha scelto un particolare Progetto: gli innaffiatoi.
Intanto, ha sistemato, sul retro, alcuni particolari, ingranditi e da lei stessa modellati, delle foreste di Théodore Rousseau; poi, in basso, si stende un prato finto e legni senza colore, dove appoggiare le sue creazioni.
Ed eccoli lì, gli innaffiatoi, in attesa che il passante si accorga di loro, tacenti e seducenti, con le loro forme morbide e i colori immaginifici.
Tutti sappiamo cosa siano gli innaffiatoi, cioè, recipienti usati per innaffiare. Quelli della Varnero, ovviamente, oltre che esteticamente incantevoli, sono di ceramica. Eppure, funzionano: basta immergerli in una bacinella d’acqua, sollevarli, tappando il foro superiore, stappare e via… l’acqua cadrà come una pioggerella sulle nostre piantine. Nei film indiani, le scene più romantiche, quelle che, finalmente, dopo tante vicissitudini e tragedie, portano i protagonisti alla salvezza e al lieto fine, sono girate tutte sotto la pioggia. L’acqua scivola sui visi stupendi delle attrici, sui loro vestiti dai meravigliosi colori, perché l’Acqua rappresenta la vita, fin dalla nascita della prima cellula. Senza acqua non ci può essere esistenza vegetale e animale, cioè la nostra.
Gli innaffiatoi di Vanna, inoltre, con i loro nomi suggestivi, tipo Bomba d’acqua o Arcobaleno, sono le nostre speranze affidate a piccole forme perché enormi problemi del Pianeta, che stanno distruggendo il nostro habitat, trovino una soluzione.
Un giorno, Giovanni Pascoli, per raccontare del Lampo e del Tuono, aveva usato immagini come “la terra ansante, livida, in sussulto” e “il tuono rimbombò di schianto: / rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo”. Per lui, allora, per sedare il dolore, bastava, poi, una casetta bianca che riparasse gli affetti familiari. Oggi, invece, la casetta bianca, vera o simbolica, potrebbe essere spazzata via senza pietà da un alluvione. Oggi, abbiamo tutti paura della distruzione continua dell’ambiente, del parossismo del clima, ma anche del degrado della società, così che gli innaffiatoi Bomba d’acqua e Lampi e tuoni diventano piccoli esorcismi quotidiani per impegnarci, ognuno un po’, a migliorare la vita. Poi, c’è Coccodè, la gallina che torna dopo la pioggia, come scriveva Giacomo Leopardi: “e la gallina, / Tornata in su la via, / Che ripete il suo verso. Ecco il sereno”. Forse, perché il sereno torni davvero, con un’esistenza più sostenibile in questa palla che gira, che è la Terra, circondata da un’unica bolla d’aria, ci vorrà molto di più. Però, gli innaffiatoi rimangono come poesia delle piccole cose che ci danno la forza di continuare, nonostante gli eventi negativi, personali e generali. Perché, tutto sommato, bagnare i fiori è un grande segno di speranza, è credere davvero che qualcosa crescerà.
Renata Rusca Zargar
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