Velletri2030 News – ENERGIA CLIMA
Ai Partecipanti Velletri 2030,
parlare di cambiamenti climatici senza parlare di energia è come parlare di una malattia senza volerne ricercare la causa. La lotta al cambiamento climatico rappresenta la principale sfida a scala globale della nostra epoca, per l’economia, l’ambiente e gli stessi equilibri sociali. Causa prevalente del cambiamento climatico è il modo di produzione e di consumo dell’energia che, a differenza del clima, è un problema fortemente territoriale nel quale ogni Paese, e l’Italia in prima linea, può trovare la chiave dell’innovazione che può liberarlo dalla schiavitù dei combustibili fossili, materia prima della quale il nostro Paese è tra l’altro poverissimo.
Agire subito: l’imperativo lanciato dalla comunità scientifica non è mai stato così impellente. Una serie di dati mostra come il cambiamento climatico sia contenibile entro un aumento massimo di 1,5° C ma solo a patto di avviare immediatamente la fase di abbandono progressivo di ogni combustibile fossile. Lo studio, pubblicato da Nature Communications lo scorso 15 gennaio, afferma che se ogni infrastruttura alimentata a energia fossile (impianti energetici, fabbriche, veicoli, navi e aerei) venisse rimpiazzata da alternative a zero emissioni al termine della vita produttiva, ci sarebbe un 64% di possibilità di rimanere al di sotto di un aumento di temperatura di 1,5° C rispetto all’era preindustriale. Studio consultabile al sito:
https://www.nature.com/articles/s41467-018-07999-w
Il Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE), in data 31 dicembre 2018, ha inviato alla Commissione Europea la Proposta di Piano Nazionale Integrato per l’Energia ed il Clima (PNIEC). Il Piano è strutturato secondo 5 dimensioni: decarbonizzazione, efficienza energetica, sicurezza energetica, mercato interno dell’energia, ricerca, innovazione e competitività, e si può scaricare da:
Molti di coloro abituati alla disinformazione lo considereranno una lettura arida e per addetti ai lavori. Un’altra scusa per non occuparsi di futuro e del rapporto Energia – Clima che investe le future generazioni. Come ci ha ricordato Greta Thunberg, ragazza quindicenne alla riunione COP24 di Katowice: “VOI DITE DI AMARE I VOSTRI FIGLI SOPRA OGNI COSA, MA STATE RUBANDO LORO IL FUTURO DAVANTI AGLI OCCHI”.
I principali obiettivi del Piano sono: una percentuale di produzione di energia da Fonti Energetiche Rinnovabili (FER) nei Consumi Finali Lordi di energia pari al 30%, in linea con gli obiettivi previsti per il nostro Paese dalla UE e una quota di energia da FER nei Consumi Finali Lordi di energia nei trasporti del 21,6% a fronte del 14% previsto dalla UE. Inoltre, il Piano prevede una riduzione dei consumi di energia primaria, rispetto allo scenario 2030 delineato nel Rapporto UE del 2007, del 43% a fronte di un obiettivo UE del 32,5% e la riduzione dei Gas ad Effetto Serra (GHG) rispetto ai valori 2005, per tutti i settori non ETS (Sistema per lo scambio delle quote di emissioni UE) del 33%, obiettivo superiore del 3% rispetto a quello previsto da Bruxelles. Il documento si aspetta una fitta diffusione delle auto elettriche entro il 2030, fino a quota sei milioni, di cui 1,6 full electric. Bisognerebbe almeno sfogliarlo per farsi un’idea di quanto sia complesso il rapporto Energia – Ambiente – Clima.
Presentando il Piano, il Sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega all’Energia Davide Crippa, ha detto: “è uno strumento che per raggiungere i propri obiettivi avrà bisogno del sostegno e della collaborazione attiva da parte di tutti gli stakeholders, sia nella fase di predisposizione che di realizzazione. Per questo, prevediamo una consultazione a tutti i livelli e, soprattutto, con le parti interessate, comprese le parti sociali. Oltre alla consultazione tramite la VAS (Valutazione Ambientale Strategica) contiamo di realizzare un percorso strutturato di confronto attraverso tavoli tematici di lavoro che coinvolgeranno i diversi player. Inoltre, a breve, presenteremo in un evento pubblico il portale dedicato al PNIEC, pensato per essere uno spazio di informazione e di dialogo sulle principali tematiche oggetto del piano, integrando anche la dimensione sociale della transizione energetica che, molto spesso, rappresenta la principale barriera al cambiamento”.
Simone Mori, Presidente di Elettricità Futura, in un comunicato stampa afferma: “La proposta di Piano Energia e Clima è un importante punto di partenza che consentirà al sistema delle imprese di costruire i propri piani di sviluppo in un quadro di riferimento di medio termine chiaro e ben definito”.
Molte sono le voci discordanti. Tra queste un articolo pubblicato dall’Istituo Affari Internazionali (IAI) in data 11 Gennaio 2019, che recita: “Il documento di 238 pagine si muove nel solco della precedente Strategia Energetica Nazionale (SEN) adottata nel 2017 dal governo precedente che includeva – tra gli obiettivi principali – la riduzione delle emissioni attraverso la crescente penetrazione delle rinnovabili e il ritiro del carbone al 2025. Se ne confermano in larga parte il quadro e l’ambizione per il periodo 2021-2030, in linea di continuità con un approccio tutto sommato pragmatico ai temi di politica energetica senza invece i grandi stravolgimenti ipotizzati in base ai proclami del governo. Alcuni punti necessitano infine un livello di dettaglio molto maggiore”.
Il tema meriterebbe più attenzione, anche a livello locale per orientare meglio le scelte dei giovani che andranno a popolare il futuro. Oggi parlare di consumi energetici implica parlare di Innovazione e di Digitalizzazione. La transizione energetica impone nuove figure professionali. L’Associazione “Elettricità Futura” stima che da qui al 2030, ogni anno verranno inseriti nel settore eletrico almeno 1000 giovani, molti dei quali esperti digitali, data scientist, specialisti di Internet of Things (IoT), sicurezza informatica. Solo per menzionare alcune delle diverse discipline richieste a chi ne vuole fare una carriera lavorativa.
E qui ritorniamo al tema skill shortage trattato nelle News dello scorso 9 gennaio, in particolare nel campo della sicurezza informatica. La fondazione Global Cyber Security Center e l’Università di Oxford stanno conducendo uno studio sul fenomeno dello skill shortage a livello nazionale e internazionale. Secondo un rapporto pubblicato dalla International Information Security System Certification Consortium ISC(2) nell’ottobre 2018, ad oggi vi è a livello mondiale una carenza di 2,93 milioni di professionisti nel settore della sicurezza informatica. Anche l’Allianz Risk Barometer 2019 include nelle cause di scarsa competitività di alcune aziende la carenza di risorse umane. Ludovic Subran, Chief Economist of Euler Hermes and Deputy Chief Economist of Allianz asserisce: “Skilled workforce and human capital more generally has become the scarce resource of the digital economy”. E cita per la prima volta la mancanza di adeguate risorse umane tra le prime dieci cause di rischio a livello globale.
Diciamo la verità alle nuove generazioni. Non è vero che non si trova lavoro. La verità è che la società attuale richiede certi profili professionali che la scuola tradizionale non è in grado di formare. Per trattare un tema tanto complesso, Velletri 2030 ha avviato il ciclo di Seminari “Le vie della Scienza“, anche con l’obiettivo di informare la Comunità sulle tante opportunità di lavoro che esistono nel campo dell’innovazione e della scienza. A breve un aggiornamento del calendario.
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