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Velletri rende omaggio a Giacomo Carissimi e Zaccaria Negroni

Velletri rende omaggio a Giacomo Carissimi e Zaccaria Negroni
Febbraio 25
14:27 2017

Durante la Mostra Triennale d’Arte e Artigianato “Marcello De Rossi” due appuntamenti con la cultura storica del territorio.

Velletri rende omaggio a Giacomo Carissimi e Zaccaria Negroni
A parlare di questi due illustri cittadini di Marino il Dr. Ugo Onorati già sindaco della città castellana
La mostra triennale d’arte e artigianato Marcello De Rossi, renderà omaggio a due illustri cittadini marinesi Giacomo Carissimi e Zaccaria Negroni. Questo a suggellare il patrocinio concesso alla manifestazione da parte dell’amministrazione del Sindaco Carlo Colizza e grazie alla collaborazione con l’assessore alla cultura Dr.ssa Paola Tiberi. Nel progetto della valorizzazione del territorio e della conoscenza della storia patria, senza l’ombra dei campanili, iniziato lo scorso settembre con il Velletri Wine Festival “Nicola Ferri” abbiamo ideato due incontri uno il pomeriggio della giornata inaugurale della mostra sabato 18 marzo alle ore 17.00 ,l’altro sabato 8 aprile alle ore 17.00. Sarà il Dr. Ugo Onorati, Sindaco emerito di Marino ha illustrare in due convegni queste importanti figure, una vissuta nel XVII secolo e l’altra vissuta nel XX secolo scrivendo una pagina importante della storia del secondo dopoguerra. Giacomo Carissimi (Marino, 18 aprile 1605 – Roma, 12 gennaio 1674) è stato un compositore italiano del periodo barocco, particolarmente attivo nel campo della musica sacra, dell’oratorio e della cantata. Giacomo Carissimi nacque nel 1605 a Marino, dove fu battezzato il 18 aprile di quell’anno. Il padre, Amico, fabbricante di botti, era figlio di un certo Carissimo, originario di Castelsantangelo sul Nera (Macerata) trasferitosi con la famiglia a Marino nel 1578. Non è noto da chi abbia avuto i primi insegnamenti musicali, ma è probabile che li abbia potuti ricevere da qualche maestro di cappella o musicista attivo nella sua città natale, poco distante da Roma, a quel tempo feudo della famiglia Colonna. Nel 1622 fu assunto come cantore nella cappella del duomo di Tivoli, e due anni più tardi ne divenne organista. Nel novembre 1627, quando monsignor Getulio Nardini, vicario generale e arcidiacono del duomo di Tivoli, divenne vicario apostolico ad Assisi, Carissimi lo seguì per assumere il posto di maestro di cappella nella Cattedrale di San Rufino, che mantenne fino al 1629, quando si trasferì definitivamente a Roma. Dal 15 dicembre 1629 assunse la carica di maestro di cappella della chiesa di Sant’Apollinare annessa al Collegio Germanico-Ungarico, che mantenne fino alla morte. Nel 1637 ricevette gli ordini minori e poté quindi godere di alcuni benefici ecclesiastici. Oltre all’attività di maestro di cappella, svolse una rilevante attività didattica, rivolta soprattutto a musicisti che gli venivano indirizzati, spesso da nobili famiglie, per avere un’adeguata formazione musicale nel canto e nella composizione. Viste le strette relazioni del collegio Germanico-Ungarico con i territori del sacro romano impero, alcuni dei suoi migliori allievi fecero carriera presso importanti corti del nord Europa, come Giovan Battista Mocchi attivo nelle corti di Bruxelles e di Neuburg-Düsseldorf, Domenico Palombi e Domenico del Pane a Vienna, Kaspar Förster a Varsavia e Copenhagen, Vincenzo Albrici a Dresda, Stoccolma, Amburgo, Londra, Berlino, Lipsia e Praga. Già prima della metà del Seicento Carissimi aveva conseguito una notevole fama anche al di fuori di Roma. Nel 1643 fu invitato dal cantante Giacomo Razzi a candidarsi come successore del defunto Monteverdi come maestro di cappella della basilica di San Marco a Venezia. Nel 1647 ebbe pressanti inviti da parte dell’arciduca Leopoldo Guglielmo d’Asburgo perché assumesse la carica di maestro di cappella della sua corte a Bruxelles. Il gesuita Athanasius Kircher spese per lui parole di lode nella Musurgia universalis (Roma, 1650), pubblicando due esempi della sua musica, tratti dalla cantata A’ piè d’un verde alloro e dal coro finale del celebre Jephte, dove nel giro di poche battute il compositore evoca ben otto diversi ‘affetti’ che permettono all’ascoltatore di cogliere i repentini rivolgimenti del dramma: amore, dolore, letizia, indignazione, compassione, timore, audacia e stupore. . Nel febbraio 1656, in onore della regina Cristina di Svezia, da poco arrivata a Roma, venne rappresentato al Collegio Germanico-Ungarico il dramma sacro Il sacrificio d’Isacco, messo in musica da Carissimi, Nella quaresima dello stesso anno, presso la corte della regina, venne eseguito il suo oratorio Historia di Daniele, su libretto di Pompeo Colonna. Nel luglio 1656 Cristina di Svezia lo nominò «maestro di cappella del concerto di camera». Carissimi dovette collaborare alle musiche di altre istituzioni romane, tra le quali l’oratorio di S. Maria in Vallicella e quello del Ss. Crocifisso di San Marcello, dove la sua presenza è testimoniata più volte nel decennio 1650-1660. Carissimi morì il 12 gennaio 1674 e fu inumato nella stessa chiesa di S. Apollinare, in cui aveva lavorato per buona parte della vita. La congregazione dei musici di Roma, della quale era stato membro, gli tributò esequie solenni nella chiesa di Santa Maria Maddalena; non restano tracce della sua tomba. Di questo illustre musicista i ragazzi dell’Istituto Statale d’Arte Paolo Mercuri diretti dal prof. Stefano Piali hanno realizzato un bellissimo busto bronzeo curato nei dettagli. ZACCARIA NEGRONI Consegue il diploma di perito in una scuola tecnica di Roma, che gli consente l’iscrizione al Politecnico di Torino, facoltà di Ingegneria. Nel 1917 viene chiamato alle armi in anticipo, a causa della disfatta di Caporetto. Finita la guerra riprende gli studi al politecnico, dove si laurea il 23 dicembre 1923. Tornato a Marino si dedica prevalentemente all’educazione dei giovani, alle scuole di catechismo, collaborando attivamente con l’abate parroco monsignor Guglielmo Grassi, vescovo, sotto la cui guida costituisce il primo nucleo dei Discepoli di Gesù e fonda l’Oratorio Parrocchiale San Barnaba. Nel 1928, dopo l’assemblea generale, Negroni, eletto consigliere nazionale dell’Azione Cattolica, riceve l’incarico di delegato centrale Aspiranti dal presidente Jervolino. Tramite il giornale “L’Aspirante”, il Servo di Dio dialoga coi “suoi” ragazzi di A.C., ai quali trasmette il pensiero della Chiesa e le motivazioni spirituali del movimento aspirantistico. Fu molto impegnato nella diffusione dell’editoria. A Marino fondò la tipografia “Santa Lucia”, che ha formato una generazione di tipografi. Nel 1937 è tra i fondatori dell’Editrice AVE. Poco dopo l’annuncio dell’armistizio, il 9 settembre 1943 si costituì formalmente[2] il gruppo che avrebbe dato vita al locale Comitato di Liberazione Nazionale, composto da esponenti di tutte le forze politiche antifasciste. Sebbene ne fosse segretario il democristiano Carlo Colizza, Negroni ne fu l’anima. Lui stesso raccolse poi le memorie del periodo di guerra in un libro, “Marino sotto le bombe”, pubblicato in prima edizione nel 1947. L’attività del CLN marinese consisté soprattutto nell’assistenza agli sfollati dei bombardamenti aerei anglo-americani (il più grave si verificò il 2 febbraio 1944). Negroni, in particolare, rappresentò un punto di riferimento per la cittadina nei mesi più bui della guerra, in assenza di qualsiasi autorità costituita. Negli ultimi giorni di guerra, alla fine del maggio 1944, il commissario prefettizio, dislocato a Roma, raggiunse Marino per annunciare l’ordine di sfollamento del centro abitato, disposto dai tedeschi: Negroni si prese la responsabilità di far eseguire l’ordine, in realtà non eseguendolo, per evitare ai pochi abitanti rimasti in paese l’umiliazione ed i pericoli dello sfollamento.[Giocoforza, subito dopo la Liberazione, il 4 giugno 1944, Negroni venne nominato sindaco pro tempore di Marino dal governo militare alleato. La sua prima Giunta fu composta da Reginaldo Baroncini, Massimino Camerata, Carlo Colizza, Olo Galbani, Renato Frezza, Edoardo Giardini, Achille Marini, Felice Tisei ed Ugo Zannoni. La nuova Amministrazione si diede da fare per risolvere gli enormi problemi della ricostruzione: una delle iniziative più originali è quella di “Marino nuova”, un programma di lavori pubblici che aveva il doppio scopo di risistemare la disastrata viabilità locale e di dare lavoro ai numerosi disoccupati (non senza la preoccupazione di evitare altre occupazioni di terre ad opera di militanti comunisti, che si registrarono verso il finire del 1944 in tutti i Castelli Romani).[5] Per finanziare i lavori di “Marino nuova” Negroni creò un “Fondo di solidarietà cittadina”, un conto separato dal bilancio comunale, “a carattere straordinario e di contingenza”:[6] Il Fondo fu inizialmente alimentato da donazioni di generosi marinesi, possidenti terrieri o imprenditori, ma anche semplici cittadini. La paga base di ogni operaio è di 250 lire giornaliere:[7] al settembre 1945 si calcola che il Fondo avesse assicurato a centinaia di disoccupati 7000 ore lavorative, per un totale di oltre due milioni di lire. Tuttavia a fine dicembre 1945, il Fondo inizia a restare vuoto, e le giornate lavorative scoperte, per alcune centinaia di migliaia di lire.[9] Per questo ed altri problemi amministrativi,[10] vista l’incomprensione della cittadinanza e di alcuni pariti che sostenevano la sua Giunta, Negroni si dimise da sindaco il 26 gennaio 1946, scrivendo: “non sarei rimasto neppure un istante al posto di sindaco il giorno in cui una sola famiglia di Marino fosse rimasta senza pane perché senza lavoro”.Alle successive elezioni amministrative del 18 marzo 1946 fu presentata una lista unica di 48 candidati di tutti i partiti. Negroni era il capolista, ma risultò alla fine venticinquesimo degli eletti, correndo addirittura il rischio di essere escluso dal Consiglio comunale.[12] Fu eletto sindaco il socialdemocratico Olo Galbani. Al riguardo dell’insuccesso elettorale di Negroni, dopo il suo infaticabile operato nel periodo di guerra, si è detto che “nemo propheta in patria”: probabilmente Marino non comprese pienamente il valore dell’uomo.[È eletto presidente della giunta dell’Azione Cattolica della Diocesi di Albano nel 1949, incarico che fu riconfermato sei volte, fino al 1976. Nel 1953 viene eletto Senatore della Repubblica al Collegio di Velletri. Eletto poi Deputato al Parlamento per il Collegio XIX di Roma, Viterbo, Latina e Frosinone, nel 1958. Dal 1957 al 1966 ricopre l’incarico di presidente nazionale dell’ACAI (Associazione Cristiana Artigiani Italiani). È presidente dell’Ente Nazionale per l’Artigianato e la Piccola Industria (ENAPI) dal 1963 al 1970. Dal 1970 al 1973 Negroni, oltre che docente di religione alla Scuola Magistrale Mons. Grassi di Marino, svolge anche la funzione di preside. Dopo aver ricevuto il sacramento dell’Unzione degli Infermi, il 1º dicembre 1980, muore.

Alessandro Filippi

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