Velletri – Rassegna d’arte sacra Premio Croce Veliterna
presso il Polo Espositivo Juana Romani durante la cerimonia inaugurale della rassegna d’arte sacra Premio Croce Veliterna Don Marco Nemesi
PRESENTATO IL “ S. AGOSTINO” INEDITO DI MATTIA PRETI
Grazie alla collaborazione della Domus Art di Velletri, durante la serata inaugurale della rassegna d’arte sacra è stato presentato al pubblico per la prima volta un inedito di Mattia Preti rappresentante S. Agostino. Mattia Preti artista d’ambito napoletano ha affrescato le volte di Palazzo Doria Pamphili a Valmontone. Mattia Preti nacque a Taverna, in provincia di Catanzaro, piccolo centro della Sila catanzarese, ai margini della scena culturalmente più viva del suo tempo. Il clima che vi si respirava non doveva discostarsi troppo dalla rielaborazione in chiave locale degli esempi del tardo manierismo meridionale, testimoniati dalla pittura di Giovanni Balducci, Giovanni Bernardino Azzolino e Fabrizio Santafede. Gli stimoli più rilevanti furono probabilmente di altra natura. Preti nasce terzo di una numerosa stirpe appartenente al ceto intermedio delle famiglie “onorate”, non ricche di possedimenti o beni materiali ma di “qualità morali e intellettuali”, come rilevò nel 1929 Alfonso Frangipane, il più tenace e assiduo ricercatore di documenti pretiani, ricordando la separazione fra ceti elaborata nel 1605. La madre, Innocenza Schipani, apparteneva ad una delle quattordici famiglie nobili di Taverna, da tempo insediata nel borgo di San Martino, nella cui chiesa parrocchiale possedeva una cappella gentilizia che ospitò il battesimo del piccolo Mattia il 26 febbraio 1613, due giorni dopo la nascita. Il suo precettore fu don Marcello Anania, parroco della chiesa di Santa Barbara di Taverna, che lo istruì «nella grammatica e nelle buone lettere, nel corso dei quali studiò spinto da un genio naturale, solea copiare alcune stampe degli elementi del disegno lasciate in casa da Gregorio suo fratello, allorch’ei partì per Roma» Nel 1630 si trasferì a Roma, dove abitò nei primi anni insieme al fratello maggiore Gregorio, anche lui pittore e di una decina d’anni più grande. Conobbe le tecniche del Caravaggio e dei suoi seguaci, da cui fu fortemente influenzato. A questo periodo risalgono gli affreschi di San Giovanni Calibita, di San Carlo ai Catinari e di Sant’Andrea della Valle in Roma. Rimase a Roma per quasi venticinque anni, ma si recò spesso in viaggio per l’Italia e l’estero (Spagna e Fiandre soprattutto), avendo contatti con i pittori emiliani della generazione precedente, quali Guercino e Giovanni Lanfranco, che influenzarono ulteriormente la sua pittura. Dal 1653 si trasferì a Napoli, dove subirà l’influenza di un altro grande pittore più giovane, Luca Giordano. Nella città partenopea il Preti contribuì a dare sviluppo alla scuola pittorica napoletana. Tra il 1657 e il 1659 affrescò le porte della città durante la peste; di queste opere rimane oggi solo quella su porta San Gennaro. Inoltre sulla volta di San Pietro a Majella dipinse la vita di San Pietro Celestino e Santa Caterina d’Alessandria. Risalenti al suo periodo napoletano, diverse altre furono le opere compiute dal Preti. Vi fu infatti il Ritorno del figliol prodigo al Palazzo Reale e altre tele conservate in alcune chiese napoletane. Nel 1661 l’artista si trasferì a Malta, chiamato dal Gran maestro dell’ordine di Malta Raphael Cotoner. Sull’isola realizzò buona parte della decorazione della Concattedrale di San Giovanni a La Valletta e la Conversione di San Paolo, nella vecchia Cattedrale di San Paolo a Medina per conto dei Cavalieri Ospitalieri, e altre opere per le varie chiese maltesi. Secondo lo storico
dell’arte Antonio Sergi, Mattia Preti avrebbe realizzato a Malta un totale di circa 400 opere tra tele e affreschi. Dal 1672 riesce a realizzare numerose opere nelle chiese della sua città natale, Taverna. Morì nel 1699 a La Valletta.
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