Velletri: il Comune affonda il “Primo Maggio dei Castelli”!
Velletri: il Comune affonda il “Primo Maggio dei Castelli”!
Cancellato un evento musicale di riferimento per un vasto territorio
L’organizzazione del “Primo Maggio dei Castelli” ha appena comunicato che, senza una risposta formale, il Comune di Velletri, malgrado ripetute sollecitazioni, non concederà l’uso del Palazzetto S. Bandinelli. Per la prima volta, dopo dieci anni, si è deciso che la manifestazione non si svolgerà. Lo stile è sostanza, soprattutto per un’istituzione pubblica, che ha sempre e comunque l’obbligo istituzionale, prima che etico, di motivare le sue decisioni, in un caso o nell’altro. Si tratta invece di una “non scelta” grave, quanto incomprensibile e anche ridicola. La festa dei lavoratori è una festa civile che ha un significato ben preciso che travalica le appartenenze politiche e consolida il generale sentimento unitario di appartenenza al vasto e universale mondo del lavoro che concorre al progresso di una società moderna. Una giornata che proprio a Velletri, ormai da anni, attira migliaia di giovani animati dal comune desiderio di festeggiare con la musica un appuntamento così significativo. Una scelta gravissima, proprio nel momento in cui torna alla ribalta, in modo drammatico, il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro e di un’autentica strage che consuma in media 3 vite al giorno. Probabilmente una modalità che vuole lanciare un messaggio di rottura rispetto al passato, dando sfogo a un sentimento represso di insofferenza per qualcosa che non appartiene alla propria cultura. Negare uno spazio per un evento musicale di ampio e consolidato successo, non è la strada per affermare una nuova egemonia culturale, ma solo una miope modalità di gestione del potere che manifesta insicurezza, scarsa considerazione delle proprie capacità di creare relazioni e condivisione intorno al proprio pensiero. Un pensiero che al momento sembra assente; visto che rispondere ad una domanda è, prima di tutto, un fatto di buona educazione. Difficile immaginare un ripensamento dell’ultimo minuto, visto che non rispondere sta diventando un’abitudine, ma sarebbe certamente auspicabile.
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