Vallanzasca: cronaca tradita
Bello, seducente, attraente: Kim Rossi Stuart, con la sua interpretazione, propone un Renato Vallanzasca che si fa amare. Ma, nonostante la letteratura cinematografica sia costellata di eroi negativi, il film, diretto da Michele Placido, suscita molte polemiche: la biografia del bandito che terrorizzò Milano negli Anni Settanta, secondo molti, non dovrebbe apparire così affascinante agli occhi del pubblico. In questo modo – dicono i detrattori del film – si rischia di fare un torto alla storia giudiziaria del nostro Paese. Dopo le polemiche con la Lega Nord, anche l’anteprima palermitana della pellicola è stata accolta dalle proteste: un sindacato di polizia ha distribuito volantini invitando la gente a boicottare il film. Michele Placido, da parte sua, difende il proprio lavoro e le capacità dei suoi attori. Rossi Stuart, protagonista e co-sceneggiatore, in molte interviste aveva parlato del lungo lavoro di preparazione che è servito per costruire il personaggio e degli incontri personali che ha avuto col criminale, nel carcere di Opera, a Milano, dove il rapinatore e pluriomicida sta scontando 4 ergastoli: «Mi sono avvicinato a questo personaggio in maniera laica, cercando di assorbire le sensazioni che ricevevo. Di raccontare il dramma, la violenza, ma anche l’autoironia e l’autodistruzione, elementi contrastanti che comunque fanno parte di Vallanzasca». Troppo simpatico perché sia cattivo, il Vallanzasca rappresentato dal regista foggiano fa emergere alcuni elementi, trascurati anche nelle sedi processuali: la confessione dell’omicidio dell’amico Enzo (interpretato nel film da Filippo Timi) è una di queste verità. Michele Placido, da regista, ha inaugurato un proprio filone cinematografico raccontando molte storie tratte da avvenimenti di cronaca nera e giudiziaria: da Romanzo criminale, ispirato alla Banda della Magliana a Un eroe borghese, che narra le vicende e l’omicidio di Giorgio Ambrosoli, il suo, appare come una sorta di “cinema-verità”, una testimonianza. Moltissimi italiani lo ricordano ancora nell’interpretazione del commissario Cattani nello sceneggiato televisivo La Piovra, ma il profilo cinematografico di Vallanzasca, di questo film, in sala dal 2011, appare atipico, poiché, nonostante il realismo e la drammaticità dei fatti raccontati, il carattere ironico e sornione del personaggio rischierebbe di esaltare i tratti positivi della biografia del protagonista: le numerose ed “eroiche” evasioni da vari carceri italiane di Vallanzasca, infatti, sono state intervallate da una serie di rapine, sequestri e omicidi molto efferati, come quello dell’amico Massimo Loi, pugnalato e decapitato per tradimento da Renato che, dopo aver infierito sul corpo del morente, avrebbe giocato a calcio con la sua testa. Il film è ambientato nel 1985. A mettere in moto la trama è il racconto del trentacinquenne, detenuto nel carcere di Ariano Irpino, che parla delle sue imprese adolescenziali (il primo furto, compiuto all’età di 8 anni), dell’esperienza del carcere minorile, del supporto ricevuto da alcuni amici, grazie al quale riesce a diventare “il boss della Comasina”, della rivalità col capo-zona Francis Turatello (Francesco Scianna, nel film), del quale insidia il dominio negli Anni Settanta, della rapina al portavalori, che gli procura l’arresto e la prima evasione dopo quattro anni (quando Vallanzasca contrae volontariamente l’epatite iniettandosi urine nel sangue e mangiando cibi avariati, allo scopo di uscire dal carcere, facendosi ricoverare in ospedale), del matrimonio con Giuliana (ruolo affidato all’attrice Federica Vincenti), una sua ammiratrice dalla quale riceveva numerose lettere, fino al termine della sua epopea che lo vede ancora rinchiuso nel carcere milanese per scontare una pena di 260 anni. Il film Vallanzasca, gli angeli del male s’avvale di una colonna sonora che segna il ritorno nei palasport dei Negramaro, noto gruppo musicale salentino che, firmando la canzone Gli angeli del male, ha già registrato il “tutto esaurito” in diverse date del suo tour. Nel realizzare il film, dice Filippo Timi, si è creata «un’irripetibile alchimia», per raccontare una storia che arriva al cuore di tutti, probabilmente sopraffatta dal suo carico di passione e fantasia che rischia di stravolgere la realtà e che divide le opinioni della critica cinematografica. Coinvolta nella promozione del film, è anche Antonella D’Agostino, l’attuale moglie di Vallanzasca, autrice del libro Lettere a Renato, pubblicato nel 2007. Il film non è piaciuto nemmeno a Renato Vallanzasca, al quale è stato concesso il diritto di vederne l’anteprima, in carcere, dopo essersi visto negare il regime di semilibertà, richiesto pochi mesi fa.
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