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Uno spettacolo teatrale commovente

Novembre 13
19:54 2019

Uno spettacolo teatrale commovente (soprattutto per chi appartiene alla “classe di ferro”) 

Sapevo che la “classe di ferro” era quella del 1939, anno in cui sono nato. Durante i “tre giorni” del militare mi dissero che appartenevo ad essa e ne sono sempre stato fiero. Così, il titolo della commedia che ho visto ieri sera all’Oratorio salesiano di Castel Gandolfo, mi ha spinto a partecipare allo spettacolo, da spettatore naturalmente, proprio per questa sua accattivante titolazione. Infatti “Classe di ferro”, scritta da Aldo Nicolai e sapientemente diretta nella regia da Augusto Molinari, il quale ha inframezzato al testo gustosi brani musicali dei “Flauti dolci di Castel Gandolfo” curati dal Maestro Carmelo Triscari, mi ha tenuto due ore fra la comicità e la commozione.

Di che si tratta, dunque? D’una storia dei nostri giorni, una storia quotidiana che coinvolge la terza età. Infatti, i due attori principali (Simone Cencioni ed Enrico Leuti, fra l’altro simpatici e comunicativi) sono anziani sui 77 anni. Si incontrano per puro caso ai giardini: uno si chiama Libero Bocca e l’altro Luigi La Paglia. Da principio sembra non si prendano per carattere, ma, nello smarrimento tipico dell’età in cui si è vedovi (tali sono i protagonisti) e senza l’impegno del lavoro, accasati presso i loro figli e non ben trattati, nasce un’amicizia subitanea che mette i due in confidenza: e si scoprono i lati umani del loro passato, il carattere impulsivo di Libero e quello riflessivo di Luigi. Il tema di fondo è l’esclusione dei vecchi dalla società produttiva. Un tempo essi rappresentavano la memoria del gruppo, della famiglia, della società; oggi sono inutili e danno fastidio. I giovani hanno spezzato il “sacro rispetto per i capelli canuti”, per la “veneranda età” (anche perché l’allungamento della vita porta con sé problemi di vario tipo e la famiglia, una volta patriarcale, oggi cellulare, respinge – pure per motivi di tempo e di lavoro – gli antichi valori. I due amici decidono, così, di andarsene via dalla “prigione” della casa dei figli, nella quale non sono trattati con amore. Nel frattempo, però, si inserisce nel discorso un’anziana signorina, che sembra pendere nella simpatia per Luigi La Paglia. Libero ne è un po’ geloso, perché teme di perdere la compagnia del nuovo amico e inventa qualche bugia per confondere le acque. Ambra (interpretata da Rossana Quagliarini, anche lei brava e accattivante come gli altri due protagonisti) improvvisa ogni espediente per entrare nelle confidenze e nell’affetto dei due, finché è possibile: cioè finquando Libero non riesce a convincere Luigi a partire per un paese di mare, quello in cui Bocca è cresciuto ammantandolo di ricordi che non stanno né in cielo né in terra. Ma qui c’è il colpo di scena che non va svelato, per rispetto a coloro i quali andranno a gustarsi lo spettacolo

il 16 e il 17 novembre al teatro Don Bosco.

Ho detto in apertura di articolo che quelli della “classe di ferro” si saranno certamente sentiti comprimari agli attori sul palco, perché il problema, ancorché trattato col massimo della delicatezza e con qualche sfumatura di comicità, esiste ed è drammatico. Andate a vederlo e mi darete ragione.

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