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Uno spaccato di storie ciampinesi  ‒ 3

Uno spaccato di storie ciampinesi  ‒ 3
Settembre 11
17:13 2024

Uno spaccato di storie ciampinesi di ieri e di oggi ‒ 3

In occasione del mezzo secolo di Ciampino  comune autonomo

 Italo Di Ruzza Pilota militare, poi civile

Il chioschetto, Piccolo Mondo, Peppe il Vitellaro

“Mio padre Giovanni di Isoletta in Ciociaria, classe 1910, fa il carabiniere e per farsi la motocicletta decide di andare volontario in Africa. In soli due anni mette da parte i soldi per la motocicletta e per l’acquisto di un paio di appartamenti, ma scoppia la guerra e perde tutto. Combatte per due anni in Africa Orientale e, alla fine della guerra, resta prigioniero per sei anni prima di rientrare in Patria. Torna in calzoncini e canottiera a Napoli, si presenta al Comando Carabinieri di Roma e lo assegnano a Ciampino (“questa è la pistola, passa al vestiario per la divisa e presentati alla caserma di Ciampino”).

Si sposa con Maria, anche lei di Isoletta e vanno ad abitare alla Folgarella in via Donizetti, dove io sono nato nel ’49. La mia infanzia è trascorsa giocando nei tanti prati che erano vicini alla mia casa in via Giuseppe Verdi, dove in seguito ci siamo trasferiti: prima in affitto da Peppe il Vitellaro e poi in una casetta che i miei genitori comprarono nel ’52, di fronte a Totò il fruttivendolo. Per molti anni ho fatto il chierichetto e la Messa si celebrava al ‘palazzone della marinese’ dove si arrivava attraversando dei prati che da bambino mi sembravano immensi.

In quei tempi la cosa più bella che si potesse fare, oltre giocare a pallone, era girovagare in bicicletta in piena libertà per le strade quasi deserte.

Dall’età di 14 anni in estate facevo dei lavoretti in quasi tutto il tempo libero dalla scuola: ho fatto il pittore edile ed ho lavorato nei cantieri edili come elettricista o come semplice manovale. A fine estate andavo a vendemmiare fino all’apertura della scuola.

Quando sono diventato più grandicello ho fatto il barista all’ ‘Oasi’ in via della Folgarella, meglio conosciuto come il Chioschetto. Quella, per me, è stata una grande esperienza di vita perché mi ha permesso di conoscere molte persone e di venire a contatto con realtà diverse dalle quali ho cercato di trarre degli insegnamenti.

Con i soldini che guadagnavo, in parte aiutavo i miei genitori a comprare i libri per la scuola e in parte li usavo per andare a ballare al Piccolo Mondo, che era il locale frequentato dai ragazzi e quindi lo potremmo definire il “Piper” di Ciampino.

Mi sono diplomato all’ITI G. Galilei di Roma e dopo l’Accademia ho frequentato la Scuola di Volo di Lecce e di Amendola (FG) coronando il mio sogno di diventare Pilota Militare.

Il mio primo reparto di impiego è stato alla 46° Aerobrigata di Pisa. Sono ritornato a Ciampino nel ‘78 al 31° Stormo. Avevo con me mia moglie Paola, sposata a Napoli nel ’72 e mia figlia Floriana, nata a Pisa nel ’77. Nell’’81 è nata Sara e nell’’86 ho concluso la mia carriera militare con il grado di Tenente Colonnello, comandando il Gruppo di Volo dei “Canadair”, gruppo adibito alla lotta agli incendi boschivi. Lasciata l’Aeronautica Militare, ho iniziato l’attività di Pilota civile ed attualmente sono Comandante in Alitalia, avendo al mio attivo circa 13.000 ore di volo.

Ogni tanto torno alla Folgarella a trovare mio fratello che abita ancora lì e, nonostante le grandi trasformazioni e la scomparsa dei prati e nonostante che la mia vita si sia svolta in gran parte in giro per il mondo, ho quasi la sensazione che tutto sia rimasto invariato e che io non mi sia mai mosso da lì. A volte, anche sapendo che non è vero,  mi sembra di incontrare le stesse persone e di vedere le stesse cose come se il tempo non fosse mai passato”.

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Giovanni Di Martino, impiegato in aeroporto

Vincenzo il pittore, Di Salvo, Palazzi, TWA

 

“Venni dal Casertano nel 1960. Non avevo ancora quindici anni, avevo perso mio padre a nove anni.

Qui viveva già da un paio d’anni mio fratello Vincenzo il pittore con la moglie Mimma e i figli Piero e Antonella; mio fratello faceva il pittore e trovò lavoro come edile prima da Palazzi e poi a Fiumicino. Io entro alla TWA di Fiumicino come apprendista impiegato il 19 aprile 1961, con gli americani. Andavo a scuola a Roma a via del Corso. Poi viene ad abitare con me mia madre Vincenza; si è trovata bene, vedeva i soldi del mio stipendio.

Nel 1971 mi sposo con Benedetta, la figlia di Peppino Di Salvo, che aveva la macelleria in via Leoncavallo.

Sono venuto a Ciampino per un cambiamento di vita e ho avuto la fortuna di entrare subito in questa Compagnia. Venivo con le toppe al culo, e qui mi sono formato.”

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Annunziata, barista, moglie di Giacomino il falegname

Spizzichino, Contenti, Balilla, Tabaccheria Diana

 

“Arrivo qui nel 1958 da Roccasecca. La zona era come una campagna delle mie parti, vigna, terreno e piante, e persone buone come da noi.

I miei suoceri Simone e Lucia avevano la latteria e dolciumeria dal 1952. Quando il latte si vendeva sciolto lo portava con la giardinetta Spizzichino, che aveva una fattoria verso Capannelle. Nel ’60 quando l’attività diventa bar, il latte si vende imbottigliato, vuoto a rendere, cento lire di deposito quando il latte costava ottanta lire al litro.

Veniva il vicinato e anche gente dell’aeroporto. L’attività va così bene che oltre al gioco delle carte pensammo di chiedere anche la licenza  per il totocalcio e la vendita di giornali, ma la domanda non venne accettata per motivi abitativi. Lucia, che amava stare in mezzo alla gente, usava fare la sfoglia su uno dei tavoli del bar. Quando  vengono per l’ispezione trovano Lucia che allargava la pasta col matterello mentre discorreva coi clienti. Gli ispettori le chiedono perché la pasta non se la fa in casa, invece che in un luogo pubblico, e Lucia risponde che lei si  sente più a suo agio lì che nella sua cucina. Conclusione: domanda respinta.

Nel ’62 acquistiamo un televisore Marelli da Contenti; duecentocinquantamila lire, e non ha mai funzionato per difetto di fabbrica. Lo paghiamo a rate, diecimila lire al mese, e lo mettiamo in casa; al bar non si poteva tenere, ci sarebbe voluta la licenza di piano-bar.

Il telefono a gettoni lo installiamo nel 1960, quando ce l’avevano solo Balilla e la tabaccheria Diana. Divento la telefonista di zona, componevo il numero specialmente per le persone anziane, erano sempre comunicazioni interurbane.

Tanti segnavano sul libro nero; pagavano puntuali ogni mese i clienti dell’aeroporto, le famiglie non sempre. Per motivi di famiglia nel ’68 il bar viene ceduto a Mario, che vi resta fino all’’86 quando si sposta in via Pirzio Biroli.

                                                                                           

                                                                                                    Continua

 

Foto: archivio Maria Lanciotti

Nella foto Italo Di Ruzza                                                                                                    

da L’erba sotto l’asfalto – Edizioni Controluce 2007, pubblicato con il patrocinio del comune di Ciampino, in occasione del Decennale della Biblioteca comunale P. P. Pasolini

 

 

 

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