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UNO SGUARDO AL PASSATO: IL VALORE DELL’ISTRUZIONE

UNO SGUARDO AL PASSATO: IL VALORE DELL’ISTRUZIONE
Giugno 19
17:11 2022

Si stava meglio quando si stava peggio…  talvolta così vengono commentate alcune foto antiche pubblicate sui social, con particolare riferimento ai cambiamenti che il nostro territorio castellano ha subito negli ultimi decenni, ma anche,  aggiungo, rispetto al secolo scorso.

Eppure, quell’ambiente aulico, naturale, ricco di vegetazione e boschi, campi erbosi, in alcune zone del nostro territorio erano tutt’altro che ospitali e accoglienti.  Le pagine lette recentemente su due opere prese in prestito in biblioteca meritano, secondo me, un’attenzione al riguardo.

Sto parlando di A Colle di Fuori di Nerina Pericoli e Rocca Priora 1860 – 1890 di Mario Vinci, ed. Cassa Rurale del Tuscolo.

Due opere che tutti dovrebbero leggere, nella loro semplicità e schiettezza, la ricostruzione storica di un periodo fatto di stenti, fame, sacrifici e voglia di riscatto, grazie a chi ha preso a cuore la vita di persone che di umano faticavano a mostrare.

Dalla storia del territorio, fatta di signori e padroni, si arriva ai primi anni del ‘900 al riscatto attraverso la cultura, la scuola, l’educazione… e sorgono le prime scuole, grazie a chi del sociale aveva fatto bandiera. Nerina, figlia del maestro narra la sua vita in quella contrada nella quale l’analfabetismo era solo uno dei tanti gravi problemi: la mamma di Nerina, di nobili origini marchigiane e suo marito Pietro Pericoli, dal 1918 – anno del loro arrivo a Colle di Fuori – divennero per tutti quei braccianti un punto di riferimento per ogni problema: dall’igiene alla salute, dal comportamento alla solidarietà…

In alcune zone si viveva nelle capanne, conquista dei braccianti provenienti da Capranica Prenestina: le prime, infatti, nel 1860  erano state distrutte per ordine delle autorità di Rocca Priora, con il sindaco in testa accompagnato dai gendarmi.

Una vita grama fatta di stenti, sporcizia, abiti raffazzonati, scarpe logore fatte a mano…

Furono poi concesse le autorizzazioni a costruire le prime capanne a chi era stato assegnato un piccolo pezzo di terra,  pagate cedendo un quinto del raccolto: avevano un foro centrale, si dormiva su sacchi di foglie di granturco, le rapazzole. Era gente analfabeta, viveva del raccolto, per lo più cipolle e patate, legumi: la carne del maiale  veniva venduta per racimolare qualche soldo, accontentandosi di qualche saraga, aringa affumicata,  con la quale insaporivano il pane strofinandolo e lasciandola là per le fette future. Il pane veniva cotto nel forno a Rocca Priora: passarono anni prima che venisse loro concesso di costruirne uno a Colle di Fuori.  I bambini a cinque anni lavoravano con i genitori in campagna. Alcuni, affamati, mangiavano surisci arrostiti con un rudimentale spiedo di legno sulla fiamma del focolare… una grande promiscuità e spirito di adattamento che portavano a vivere ai limiti della sopravvivenza…

Nel 1906 Giovanni Cena, amico e compagno per sette anni di Sibilla Aleramo,  con lei scoprì il villaggio di Colle di Fuori. Disse che era uscito per cercare la storia e aveva trovato la preistoria. Socialista nel senso umanitario del termine, si batteva per una giustizia sociale.  Si unì al medico Angelo Celli – attivo nella lotta contro la malaria, insieme alla moglie Anna Fraenkel, presidente dell’Unione Femminile nazionale, associazione che contribuì a realizzare scuole per i contadini, portando l’istruzione casa per casa, convincendoli a imparare a leggere e scrivere. S’insegnava ovunque: per strada, nelle stalle, nella chiesetta. Tentarono di sistemare una capanna isolata, ma un caporale l’incendiò: i proprietari terrieri non vedevano di buon occhio l’istruzione, finché un giorno chi lottava per un riscatto sociale delle fasce più povere,  chiese e ottenne il permesso di poter utilizzare come aula un vagone di un treno deragliato.

Con Giovanni Cena contribuirono a questa missione anche i suoi amici Cesare Pascarella e lo stesso Benedetto Croce. Nel 1908 con la prima scuola venne nominato direttore il maestro Alessandro Marcucci. Nel 1911 lo scultore Duilio Cambellotti documentò con la sua arte le scuole dei contadini, realizzando un mostra al Museo Nazionale di Arte moderna a Valle Giulia, poi visitata anche dal Re Vittorio Emanuele III e dalla Regina Elena di Montenegro; tra i presenti, rappresentanti del  piccolo borgo;  le bambine sgranavano gli occhi ammirando la bella sovrana, alta, elegante, una figura da fiaba…

Arrivarono i primi contributi  e sorsero settanta scuole nella zona dei Colli Albani, nell’Agro Romano e nella Palude Pontina, tra le coste del Tirreno, zone paludose e infestate dalla malaria.

A Colle di Fuori, la capanna adibita a scuola bruciò di nuovo e i capranicotti   facendo una colletta riuscirono a ricostruirla con il concorso di Cena che raccolse i fondi, Marcucci che la disegnò, Cambellotti che l’adornò, i maestri dell’Agro Romano che donarono la campana, battezzata Caterina.

Cena era infaticabile: durante la prima guerra mondiale  univa il suo compito di educatore a quello di benefattore, non si risparmiava, accorrendo ovunque ci fossero bambini ai quali la scuola potesse donare futuro: provato dalla sua sete di giustizia e fede nel riscatto dei miseri, morì di polmonite nel 1917.

Finita la prima guerra mondiale, con la ricostruzione,  molti a Colle di Fuori non ritenevano indispensabile l’istruzione e i bambini frequentavano sporadicamente la scuola. Il maestro Pericoli passava casa per casa a chiamare i piccoli, faceva scuola negli orti, nelle case, in strada; sua moglie Cleonice Rinaldi Fratini li lavava, li rivestiva con abiti puliti, tagliava loro le unghie, li pettinava eliminando sgraditi… ospiti;  per ogni necessità la famiglia del maestro era disponibile: cure mediche, lettere da leggere o scrivere, pagamenti alla posta…

Dialetto, usi, costumi, credenze, alimenti, feste, dolori… tutto quel che era vita quotidiana rientrava nel contatto e nel rapporto che gli abitanti avevano con il maestro e la sua famiglia. Cleonice con classe ed eleganza accoglieva, aiutava, offriva disponibilità.

In quell’anno si tenne a Roma nella Sala Borromini della Chiesa Nuova, un Convegno sulle Scuole dell’Ente contro l’Analfabetismo; numerosi i relatori, tra i quali Alessandro Marcucci, coniugato con Lina Balla, direttrice dell’Ente sociale della Palude Pontina e dell’Agro Romano, divenuta in seguito Ispettrice centrale del Ministero della Pubblica istruzione. Il maestro Pericoli intervenne mettendo in evidenza la realtà di quel villaggio costituito da capanne e baracche di legno, l’Africa alle porte di Roma, vergogna per un paese civile come l’Italia: fu a lungo applaudito.

Iniziarono i lavori per realizzare la strada per San Cesareo, permettendo un lungo e faticoso percorso di civilizzazione  e contatto col mondo di quelle zone.  Grazie alla scuola, gradualmente la gente di quel piccolo villaggio vide crescere i propri figli, condividendo con la famiglia Pericoli ogni aspetto del vivere quotidiano in una disarmante umanità, ch’era totale valore di reciproco scambio, passione e scrupolo di un progetto educativo fatto di solidarietà e rispetto, ricerca di valori e di crescita morale e civile.

( foto: 1906, Giovanni Cena, con una famiglia fuori della capanna a Colle di Fuori – dal libro di Nerina Pericoli – Colle di Fuori)

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