Unesco: Bois du Cazier patrimonio dell’umanità
Bruxelles – Non più solo luogo della memoria per ricordare i 262 minatori che vi persero la vita, 136 dei quali italiani, ma d’ora in poi patrimonio mondiale dell’umanità:
questo il destino toccato all’ex miniera di carbone di Bois du Cazier, nei pressi della cittadina belga di Marcinelle, che ha ricevuto il prestigioso riconoscimento dell’Unesco insieme ad altri tre siti minerari situati in Vallonia, la regione francofona del Belgio.
Intorno alla metà del secolo scorso, in tutti i comuni d’Italia, vennero affissi dei bei manifesti rosa, in cui si parlava di un lavoro sotterraneo nelle miniere belghe. Naturalmente non fornivano alcun dettaglio su questo lavoro, soffermandosi astutamente, sui vantaggi dei salari, delle vacanze e degli assegni familiari. La realtà che trovarono i lavoratori italiani in Belgio fu invece totalmente diversa: un lavoro durissimo e pericolosissimo da affrontare senza alcuna preparazione specifica. L’accordo del giugno 1946 tra Italia e Belgio infatti, prevedeva l’invio di 2000 giovani disoccupati la settimana da far lavorare nelle miniere belghe in cambio della vendita a basso costo di un certo numero di tonnellate di carbone. Il benessere dei lavoratori entrava poco in questi accordi, grande ed esclusiva opera di strategia politica ed economica. I candidati minatori si avviarono da tutta Italia verso Milano dove, sotto la stazione, tre piani sotterranei erano messi a loro disposizione. Dopo aver ottenuto un visto medico e un viaggio che poteva durare anche 52 ore, gli italiani venivano “scaricati” non nelle stazioni riservate ai passeggeri, bensì nelle zone destinate alle merci e venivano allineati secondo il pozzo nel quale dovevano poi andare a lavorare. Un altro trauma che i lavoratori dovettero superare fu quello dell’alloggio, visto che vennero sistemati nelle baracche di legno un tempo utilizzate dai prigionieri russi durante l’occupazione nazista. Alloggi indecenti, al limite della vivibilità.
Questo popolo di lavoratori era tenuto lontano dalle città, nascosto in campi sconosciuti alla maggioranza dei belgi: era un popolo invisibile. Li chiamavano anche “musi neri” per il particolare tipo di lavoro che svolgevano. I primi arrivi di italiani suscitarono inoltre, movimenti di rifiuto di stampo razzista in Belgio e non poche furono le risse e gli incidenti tra belgi e italiani: sembra che la storia non abbia insegnato nulla a noi italiani! L’8 agosto 1956, era un mercoledì, 275 uomini scendono nelle miniere Bois du Cazier diMarcinelle. Le gabbie degli ascensori avevano distribuito le squadre nei vari piani, a quota 765 e 1.035. Un carrello uscì dalle guide e andò a sbattere contro un fascio di cavi elettrici ad alta tensione senza rete di protezione. Subito divampò l’incendio e le fiamme si propagarono immediatamente. Solo 13 lavoratori sopravvivranno. Le vittime furono 262di cui 136 italiani, il più giovane di 14 anni e il più anziano di 53 anni. Molti degli italiani morti erano calabresi provenienti da tutte le province, che come moltissimi altri, speravano di aver trovato l’occasione per migliorare la propria vita, rendendola più dignitosa. La tragedia fu talmente devastante che fu, per la prima volta, seguita da vicino dalla televisione, media in ascesa in quegli anni. Il lutto colpì 248 famiglie e lasciò 417 orfani. Il processo che seguì si concluse con l’assoluzione dei dirigenti della società mineraria e la responsabilità fu attribuita all’addetto alla manovra del carrello, un italiano anch’egli morto nel disastro. La tragedia colpì la comunità italiana e fece conoscere a tutti le condizioni proibitive del lavoro nelle miniere. Il Governo Italiano per la reazione scandalizzata della popolazione, della stampa e dei sindacati di fronte all’alta frequenza con cui si succedevano gli incidenti nelle miniere belghe, interruppe a volte l’enorme esodo di manovalanza italiana fino a dover bloccare le vie ufficiali dell’emigrazione verso quel paese. Tra il 1946 e il 1963 ben 867 italiani persero la vita lavorando nelle miniere belghe. Solo dopo la tremenda tragedia di Marcinelle venne finalmente introdotta nelle miniere la maschera antigas e venne istituita una più severa regolamentazione in materia di sicurezza sul lavoro. La storia deve servire anche da monito a tutti affinché ogni emigrante trovi giustizia, pace e tranquillità nella nazione in cui è ospitato.
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