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UN’ALTRA STRADA

UN’ALTRA STRADA
Aprile 23
17:23 2019

UN’ALTRA STRADA

Matteo Renzi, Marsilio, 2019, pagg. 238, euro 16,00

 

“Nella vita ho sbagliato più di 9000 tiri, ho perso quasi trecento partite, ventisei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto.” (Michael Jordan)

Il libro di Matteo Renzi, che sta suscitando uno straordinario interesse ovunque, in piccoli paesi e grandi città, comincia con questa citazione. Il titolo evocante, “Un’altra strada”, inoltre, fa immaginare a tanti che la profezia sia che egli prenderà un’altra direzione, cioè, quella di un altro partito. Per il momento, però, egli racconta la sua storia di Governo con la nettezza caratteriale che gli ha conquistato, prima, e alienato, poi, tante simpatie.

Racconta i retroscena, la doppiezza, l’inganno, l’ingratitudine, di parecchi compagni di percorso, che persino noi abbiamo avuto modo di osservare, anche  in questi ultimi tempi. Mi viene in mente Machiavelli quando diceva che “Il fine giustifica i mezzi”, intendendo che, alle volte, per salvare un popolo, per un grande fine buono, sono concessi metodi anche brutali. Il povero Machiavelli impallidirebbe, oggi, davanti ai nostri politici che, invece, buttano a mare tutto il paese pur di garantirsi una poltrona! Quello è il loro unico fine. E, insieme ai politici, mi viene in mente un uomo qualsiasi che avevo incontrato per la strada. Quest’uomo mi aveva confessato di essere sempre stato di sinistra, persino sindacalista, ma di aver votato Lega alle ultime elezioni. Come hanno fatto, d’altra parte, molti sedicenti di sinistra! In quel momento, gli avevo risposto che, prima del voto, prima delle promesse elettorali, prima degli slogan ad effetto, esistono i valori di ogni persona. I valori di destra, o di sinistra e di centrosinistra, non sono uguali, anzi, sono contrari tra di loro. Evidentemente, chi può saltare da un campo all’altro, tradisce i suoi valori o, forse, come è più probabile, non li ha mai avuti.

A suo tempo, politici e persone comuni hanno mandato al macero una riforma della Costituzione proposta dal Governo Renzi che, per nulla toccando i principi basilari, avrebbe reso il nostro Paese più semplice e moderno, eliminando anche tanti sprechi. Hanno preferito tessere odio e vendetta e noi cittadini ne stiamo pagando il prezzo, giorno dopo giorno. Renzi aveva dato una speranza, una visione di futuro basata su riforme possibili e concrete. Aveva vinto tutto quanto si potesse vincere, eppure, proprio nel suo partito, erano iniziate da subito le critiche pubbliche, l’opposizione interna, il discredito nei suoi confronti. Non ultima la questione di lana caprina se egli fosse di sinistra o di destra, dimenticando, prima di tutto, che il Partito democratico è un partito di centro sinistra e non di sinistra, nato dall’incontro dei riformisti di centro e di sinistra. Oltretutto, se si crede, oggi, di attuare ancora i progetti della sinistra degli anni ‘70, non si è molto realisti. Il mondo è diventato globale e molto più complesso di un tempo.

Devo dire, sinceramente, che, quando c’era Renzi al Governo, non ho provato la vergogna di essere italiana che provo oggi. Egli conosceva la pietà, l’accoglienza, il rispetto della dignità della persona. Non sventolava vangeli e rosari ma non lasciava morire gli esseri umani, accettava tutte le forme di amore, indipendentemente da quale fosse la sua. Oggi, invece, mi aspetto, persino, da un momento all’altro, di veder bruciare una strega in piazza, magari a Verona oppure in una diretta Facebook di qualche ministro!

Noi sappiamo, ad esempio, che, per risolvere il problema dei migranti, bisognerebbe ristabilire un po’ di equità nel mondo e praticare in Africa un grande progetto come è stato, a suo tempo, il piano Marshall in Europa. Ammazzare un po’ di gente, purtroppo, non serve a niente, se non a perdere la nostra anima e a rendere il mondo più invivibile.

Invece, proprio i migranti hanno portato via i voti a Renzi, come pure la promessa di un reddito di cittadinanza che sembrava dovesse essere un dono a pioggia per tutti, bisognosi e non, un sostitutivo del vecchio assegno di invalidità compra voti. Ancora, dopo un anno, non sappiamo, nella pratica, come sia questo reddito e con quali modalità venga effettivamente dato. D’altra parte, questo è il paese degli analfabeti funzionali (una volta si chiamavano analfabeti di ritorno le persone che non leggevano un libro e che non capivano il senso compiuto di una frase – oggi il sottosegretario ai Beni culturali si vanta di non aver letto un libro negli ultimi tre anni-), dove solo un quinto di chi inizia il percorso universitario lo porta a termine (fonte USTAT), dove vige la corruzione, l’evasione, il pressapochismo, l’indolenza. In questo paese, il cosiddetto populismo, utilizzando magistralmente gli esperti in comunicazione, ha dato l’idea che tutto sarà possibile. La povertà è stata sconfitta e, in fondo, siamo tutti più belli, più giovani, più alti e più magri. In questo paese, chi parla seriamente della realtà non “buca”. Perché il mondo ha tanti problemi, oggi, guerre, ambiente, clima, concorrenza di altri paesi grandi e piccoli dove il lavoro costa molto meno e, non ultimo, quasi otto miliardi di persone. Un politico, uno statista, non dovrebbe godere dei nostri dolori e delle nostre paure per rubacchiare voti in una campagna elettorale continuativa, ormai ossessiva compulsiva. Uno statista dovrebbe capirci ma insegnarci, portarci fuori dal nostro brutto animo e renderci migliori, lavorando seriamente per il nostro bene. Come una mamma o un insegnante. Altro che metterci armi in mano per comminare ai ladri, come in Arabia Saudita, la pena di morte! A questo punto, infatti, sembra persino più civile il Sultanato del Brunei, dove ci si accontenta di tagliare solamente i piedi e le mani ai ladri!

Dunque, Matteo Renzi spiega, nel volume, ognuno dei temi di cui si è occupato e che spesso sono stati oggetto di opposizioni strumentali. La scuola, ad esempio, dove ha fatto assumere centinaia di migliaia di precari che poi non l’hanno neppure votato, oppure i famosi 80 euro tanto vituperati che, invece, avrebbero potuto essere letti come un recupero delle tante tasse che paghiamo o, ancora, la cultura, la sicurezza (quella vera), il “dopo di noi”, i diritti civili, il rilancio del lavoro, il sostegno a chi è in difficoltà con il Reddito d’inclusione, la lotta all’evasione, la Tav, i vari cantieri bloccati, la Scienza, la medicina, le nomine Rai, l’Europa, ecc. ecc.

Ma racconta anche gli errori fatti, certo. “Come fai sbagli”, titolava un famoso sceneggiato della Rai. Ammette pure di non aver combattuto le bufale con altrettanto impegno di chi le divulgava.

È un libro che vale la pena di leggere, anche se si è stati oppositori, purché onesti, di questo leader. Perché, per essere in accordo o in disaccordo, bisogna prima conoscere, sapere. Renzi è un grande personaggio pubblico: non pare di vedere, per ora, sulla scena, leader politici della sua intelligenza e cultura, della sua forza trascinante, seppure senza promettere interventi taumaturgici.

Mi ha molto colpito, infine, la conclusione del testo. Dieci anni fa, scrive, “un gruppo di giovani sognatori, folli e coraggiosi, vinceva a Firenze una sfida che sembrava impossibile: conquistando a sorpresa le primarie democratiche, una nuova generazione imponeva un radicale cambio d’agenda a una città abituata negli ultimi anni a pensarsi soprattutto al passato. […] Ero uno di quei ragazzi”. Ora, “dobbiamo guardare al futuro, costruendo una prospettiva credibile perché, da qui al 2029, l’Italia liberi tutte le sue potenzialità, le sue energie, la sua forza.” L’Italia, che stava faticosamente riavviandosi dopo gli anni della grande crisi dal 2008, è, invece, tornata in recessione. Ci troviamo in un deserto dove mancano valori, idee, progetti, cultura, persino speranza. Abbiamo tanto bisogno di chi sappia indicarci la strada per uscirne.

 

Renata Rusca Zargar

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