UNA TARGA, UN RICORDO E UNA TESTIMONIANZA…
Può un pezzo di marmo, una lastra incisa scuotere i cuori e le coscienze? Esiste una lapide realizzata in occasione del 70^ anniversario del primo bombardamento su Rocca di Papa che porta scolpito per sempre quel momento tragico per la nostra popolazione, momento che si sarebbe ripetuto ancora due volte…
Una foto gira sui social, la si condivide quando appare tra i ricordi… e qualcuno torna indietro nel tempo. Vi è impresso, nero su bianco, quanto segue:
QUESTE GROTTE, GROTTE ANTICHE,
CHE AVEVANO VISTO GLI ALBORI DI CABUM,
GROTTE DI CAVE,
NEI PRIMI MESI DEL 1944 TORNARONO
A NUOVA VITA
COL RADUNARSI
DI PARTE DI POPOLAZIONE CHE
ATTERRITA E SCONVOLTA DAI BOMBARDIERI
ALLEATI SEMINATORI DI MORTE
E DISTRUZIONI,
QUI SI ARRANGIÒ A TROVAR RIFUGIO
NEL 70^ DEGLI AVVENIMENTI.
IL GRUPPO ARCHEOLOGICO LATINO
QUESTA LAPIDE POSE
A RICORDO E AD AMMONIMENTO
ROCCA DI PAPA 14 FEBBRAIO 2014
Un luogo di memoria, più volte citato, più volte fotografato e condiviso, quello delle Grotte Cave. Recentemente su Castelli Romani, storica rivista fondata da Vincenzo Misserville negli anni ’50 del secolo scorso, traendo spunto dal bel libro di Alberto Conti e Giovanni Feo La più antica civiltà d’Italia – origine e diffusione della cultura di Rinaldone progenitrice della civiltà etrusca – edizioni Effigi, ho pubblicato un pezzo sul quale, parlando della civiltà rinaldoniana risalente all’età del bronzo, se ne rilevavano analogie con le nostre realtà preistoriche, quali appunto le Grotte Cave. Sempre quest’estate, ho avuto il privilegio di visitarle con gli amici, tra i quali Francesco Casciotti – organizzatore – dopo tanti anni: una grande emozione… Ma lasciamo la parola proprio a questo giovane imprenditore di Rocca di Papa appassionato di storia e archeologia.
Questa targa sta più a cuore a chi ha ideata e fatta preparare, che a chi con disprezzo critica la non messa in posa […]
Vi racconto la storia…
Era l’autunno del 2013 e con i ragazzi del gruppo archeologico ci trovavamo al Centro Anziani per una manifestazione. Ci trovammo a disquisire con Gianfranco Botti sulle vicende storiche di Rocca di Papa e rimanemmo incantati: è sempre un piacere scambiare opinioni con lui, persona molto stimata, nonché profondo conoscitore della storia rocchigiana.
Ci diede un monito: “Cari ragazzi, visto che nel 2014 ed esattamente il 14 febbraio ricorre il 70esimo anniversario dell’incursione aerea su Rocca di Papa, speriamo che qualcuno se ne ricordi e organizzi qualcosa per commemorare il tragico evento e le innumerevoli vittime”.
Molto sensibili a queste iniziative da subito con gli altri ragazzi ci adoperammo per cercare di dare il nostro contributo alla causa.
Nacque così una collaborazione tra il Comune – nella persona di Fabrizio Castri -, la scuola e il Gruppo Archeologico per organizzare un incontro tra i ragazzi dell’Istituto Leonida Montanari e alcuni anziani, testimoni di quei tragici giorni.
Per questa occasione preparammo un documentario, ancora oggi visibile su YouTube, dove vennero mostrate per la prima volta anche delle fotografie inedite del bombardamento a Rocca di Papa, donateci per gentile concessione dalla Specola Vaticana grazie all’interessamento dell’amico Renzo Lay, con il quale da quei giorni è nato un rapporto amichevole e molto collaborativo.
Ne uscì una bella manifestazione! L’incontro tra i giovani scolari e gli anziani nonni, le loro testimonianze crude e piene di ricordi toccanti, creò empatia ed ebbe momenti emotivamente efficaci. Per fortuna le testimonianze vennero filmate e oggi potrebbero essere utilizzate per una futura manifestazione in occasione di una prossima ricorrenza.
Ma noi volevamo fare di più…
Nelle nostre ricognizioni tra i siti archeologici di Rocca di Papa, capimmo che ce n’era uno molto sottovalutato: le Grotte Cave. Già il fatto stesso che molti nostri concittadini ritenevano che fosse stato costruito durante la guerra come rifugio per scampare ai bombardamenti, era per noi un errore madornale.
Una tagliata imponente al fianco di un monte chiamato Ara, con innumerevoli grotte scavate alla base, che scendeva sul colle famoso già dall’antichità preromana, dedicato alla dea primordiale Diana, era per noi, impensabile non farlo risalire ad epoche arcaiche.
Avevamo la certezza che in tempo di guerra fosse stato soltanto riadattato per necessità, ed eravamo altrettanto certi che gran parte della popolazione l’avesse dimenticato e altrettanti non lo conoscevano proprio.
Decidemmo così di rispolverare questo luogo, come abbiamo fatto poi con altri siti (Grotticelle, Arcioni, cunicoli ipogei) e, per riportarlo in auge, quale avvenimento poteva essere utilizzato se non l’anniversario del bombardamento?
Si pensò alla targa, e ovviamente chiedemmo a Gianfranco Botti di trovare le parole giuste: “Queste grotte, grotte antiche, che avevano visto gli albori di Cabum, Grotte di Cave…..” in questo capoverso l’autore è riuscito in poche righe a raccontare tutta la storia di Rocca di Papa e di quel meraviglioso e magico posto.
Grotte Antiche, che già erano lì quando prese vita la citta di Cabum, una delle città della Lega latina. Grotte di Cave: il nome è antico quanto il sito, la parola Cavo/Cave/Cava (Monte Cavo, Grotte Cave, Via della Cava) sta a significare di Cabum (il monte di Cabum, la Via che porta a Cabum, le grotte di Cabum).
“Nei primi mesi del 1944 tornarono a nuova vita col radunarsi di parte della popolazione che atterrita e sconvolta dai bombardamenti alleati seminatori di morte e distruzioni, qui si arrangiò a trovar rifugio”…
La targa aveva per noi un duplice scopo: indicare l’antichità del sito e ricordarne l’utilizzo come rifugio durante la seconda guerra mondiale.
Trovata la frase la commissionammo al marmista che, visti i nobili propositi ci trattò benissimo e con i pochi soldi della cassa, ne uscì una bella lapide, grande per avere una scritta visibile, spessa per farla durare nel tempo… purtroppo però pesantissima! La targa fu poi benedetta durante la commemorazione al cimitero, davanti al Sacrario delle vittime del bombardamento, e venne appoggiata nel magazzino del cimitero stesso in attesa di essere collocata nelle stesse Grotte ed è … ancora lì.
Chi le conosce sa che per arrivare alle Grotte Cave si deve scendere a piedi per un sentiero non molto lungo, ma abbastanza ripido e impervio, che parte dal serbatoio del Simbrivio. Sia la strada che ora è chiusa, sia la strada che sale da via dei Principi, sia il nuovo sentiero fatto dal parco, arrivano tutti nel piazzale del Serbatoio! Ma alle Grotte Cave non ci si può arrivare con nessuno mezzo a motore e quindi è difficoltoso portare la targa. Non dico impossibile, ma difficoltoso.
Teniamo presente che in passato, la strada che scende dai Campi di Annibale alla Molara veniva sempre percorsa esclusivamente con il bestiame.
Siccome negli ultimi anni quasi nessuna delle strade boschive riceve manutenzione, prima di tutto quelle comunali (e qui posso fare decine di esempi: la strada dell’Acqua Frannoa, quella che scende dal Maschio delle Faete verso la Madonnela, quella che da Colle Iano scende al Malepasso su via dei Monti, la Via Sacra, la strada panoramica per Monte Cavo, la strada asfaltata che sale ai ripetitori del Monte Faete, via Monte Cavo Campagna, la strada che scende a valle Cello), figuriamoci quelle private poco utilizzate!
Per chi non lo sapesse, il sito delle grotte Cave, insiste in una proprietà privata, come del resto la Valle degli Arcioni ed altri importanti siti su via della Molara. L’ideale sarebbe trovare un compromesso con la proprietà dei terreni e magari trovare il modo per sfruttare e rivalutare questi luoghi storici che sono stati molto importanti per i nostri avi e vanno conservati per tutti noi.
Questa targa sta più a cuore a chi l’ha ideata e fatta preparare, che a chi con disprezzo critica la non messa in posa e sicuramente verrà posizionata in una grotta nel complesso delle Grotte Cave.
Spesso ci abbiamo pensato, ma siccome sarà una bella impresa e per il momento non abbiamo tutta questa fretta, potremmo proporre di andare a posizionarla nel 2024, quando cadrà l’ottantesimo anniversario dei bombardamenti. Se poi qualcuno di buona volontà vuole farlo prima, offro tutto il mio aiuto e la mia disponibilità.
Per noi, oggi è già importante aver smosso l’opinione pubblica, aver fatto conoscere quel luogo incantato a chi non lo conosceva, se non per racconti!
Abbiamo organizzato conferenze, passeggiate e momenti di pulizia: oggi è certo che le grotte sono state adattate a rifugio bellico, ma che ancorano le loro origini a un epoca arcaica risalente a millenni prima di Roma. Abbiamo accompagnato centinaia di persone, e vedere foto di escursionisti e curiosi che vi si recano e ne apprezzano la magia del posto per noi è motivo di orgoglio…
Cosa aggiungere a quanto appena scritto? Tutti auspichiamo che questo luogo di memoria possa tornare fruibile e accessibile a tutti i cittadini di Rocca di Papa e reso visitabile a chi vorrà porre un fiore, rivolgere un pensiero a quanti là vissero l’orrore della guerra, recitare una preghiera per quella giovanissima vittima che là perse la vita, emozionandoci e respirando la stessa aria di coloro che, molto prima della storia scritta, là iniziarono i primi passi verso la civiltà.
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