Una preghiera per la pace
Io credo che su otto miliardi di abitanti del Pianeta siano poche migliaia quelli che cercano la guerra: i trafficanti di armi, chi ha venduto loro l’anima in cambio di ricchezza e chi sa manipolare e condizionare le persone comuni.
Infatti, credo che le aspettative del genere umano non siano certamente di uccidere, torturare, martoriare uomini, donne e bambini, togliendo loro casa e lavoro e abbandonando i paesi in macerie. Credo che nessuno, così facendo, possa trovare la pace interiore.
Ricorderò sempre di aver visto nel Ladakh in India sventolare le bandierine di un’antichissima tradizione buddista di preghiera il cui scopo era inondare il mondo con pensieri di pace e di bontà.
Praticamente, lo stesso scopo della preghiera collettiva organizzata dalla diocesi di Savona Noli domenica 5 febbraio presso il Teatro Nuovo di Valleggia. Infatti, la rappresentante buddista, Roberta Francaviglia dell’Istituto Soka Gakai, ribadiva la speranza insita nella preghiera che ci migliora per non farci sentire impotenti. Citava, poi, le parole consolatorie del maestro vivente Daisaku Ikedo: “Anche un singolo individuo può cambiare il destino dell’umanità.”
Nella platea, un folto pubblico ascoltava i vari leader religiosi uniti nella ricerca del bene per tutti noi, un bene che oggi ci sembra tanto lontano. Tutti si affidavano a Dio, mentre la signora Natascia De Rosso introduceva l’evento e presentava ognuno dei relatori.
Tutti, a cominciare dal pastore avventista Eugen Havresciuc, riconoscevano che ognuno deve iniziare da se stesso il percorso di pacificazione, andando a dormire con la coscienza pulita. “Non si possono avere fabbriche di armi e chiamarsi cristiani!” sottolineava.
Particolarmente toccanti erano la lettura del Salmo 85 del pastore della Chiesa Evangelica Metodista di Savona Marco di Pasquale, il canto “Shalom” che Amnon Cohen della Comunità Ebraica aveva inviato da Israele e il canto alla Madonna e al mondo inviato da padre Gheorghe Andronic della Chiesa Ortodossa Rumena.
Intanto, Monsignor Calogero Marino, Vescovo cattolico, rievocava, tra l’altro, l’impegno di Papa Giovanni Paolo II per la pace e il suo indimenticabile discorso ad Assisi. Parole sempre attuali, così come la dedizione di Papa Francesco, perché è di vitale importanza intendere che siamo tutti fratelli e sorelle che condividiamo la comune umanità e che la pace è come un cantiere aperto che chiede la cura di tutti.
Anche suamini Shudda Ananda Giri dell’Unione Induista Italiana confermava che lo sforzo deve essere nostro per vincere i demoni interiori e che dobbiamo riappropriarci dell’azione. Concludeva declamando il mantra Shanti.
Così pure il Presidente della Comunità islamica, Zahoor Ahmad Zargar, elevava a Dio una preghiera molto seguita dall’uditorio: “Vogliamo l’intervento divino che tocchi i cuori di tutti gli istigatori di guerra e volga il loro cuore malvagio verso una migliore comprensione. Abbiamo bisogno di pace e armonia. Preghiamo perché regni la pace tra noi. Oh, Dio, Tu sei la pace, da Te viene la pace, a Te ritorna la pace. Rianimaci con un saluto di pace e guidaci alla tua dimora di pace. (Mohamed pbsl)”. Infatti, il saluto che i musulmani si rivolgono è proprio “assalam aleikun”che significa “la pace sia con te”.
È vero, noi persone di pace ci sentiamo impotenti davanti ai governanti del mondo che seminano morte e distruzione ovunque. Emily Dickinson però scriveva: “Se potrò alleviare il dolore di una vita o lenire una pena o aiutare un pettirosso caduto a rientrare nel suo nido non avrò vissuto invano.” Cioè, cominciamo dal poco: se ognuno saprà seminare un granello di pace, forse, quel granello germoglierà e si unirà a tanti altri granelli che salveranno il Pianeta dal male.
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