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Una nuova pandemia

Aprile 19
09:01 2011

La prossima pandemia d’influenza potrebbe arrivare da un vecchio virus, del tipo H2N2, conosciuto in passato dall’uomo ma ormai “dimenticato” dal nostro sistema immunitario. Ne è convinto Gary J Nabel, del Centro di Ricerca sui Vaccini dei National Institutes of Health (Nih) degli Stati Uniti, che in un intervento pubblicato lo scorso 10 Marzo, sulla rivista Nature, invita a vaccinarsi subito, considerando che il vaccino esiste già. L’allarme, lanciato da Nabel, si basa soprattutto sulla lezione data dall’ultima pandemia e sulla somiglianza del virus H1N1, comparso nel 2009, con quello della terribile Spagnola, che nel 1918 ha causato circa 50 milioni di morti. L’allarme, in realtà, non è nuovo: nel giugno 2009, uno studio pubblicato dalla virologa Ilaria Capua, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, sulla rivista Plos Pathogens, aveva messo in guardia contro lo stesso pericolo. Nello studio si affermava che una futura possibile pandemia sarebbe potuta emergere per mezzo di un virus che aveva già causato altre pandemie nel passato. Dopo aver causato la pandemia del 1957-58, il virus H2N2 ha continuato a circolare fino a quando fu spostata dal virus H3N2 nel 1968, che ha innescato una nuova pandemia e da allora ha continuato a circolare. Mentre i ceppi H2N2, per molti anni, non sono stati rinvenuti in esseri umani, essi si riscontrano nei suini e nei volatili, e potrebbero presto rimodularsi e diventare infettivi per l’uomo, proprio com’è accaduto per il virus H1N1 del 2009. Tra il 2003 e il 2007, gli autori dall’articolo Vaccinate for the next H2N2 pandemic now, hanno testato 90 persone per gli anticorpi del virus H2N2. I risultati ottenuti hanno mostrato che le persone sotto i 50 anni hanno poco o nessuna immunità contro il virus, e che comunque la resistenza aumenta notevolmente per gli ultra cinquantenni. In riferimento a ciò, essi suggeriscono alcuni possibili strategie di vaccinazione preventiva e la ricommercializzazione del vaccino autorizzato nel 1957, giacché la somiglianza genetica dei ceppi di H2N2 esistenti suggerisce che il tipo di vaccino utilizzato decenni fa sarebbe ancora in grado di fornire una protezione adeguata. Anche in Italia è stato sperimentato, qualche anno fa, un test simile a quello americano, sempre dal gruppo di lavoro della dottoressa Capua e, anche allora gli anticorpi presenti in 30 campioni di siero prelevati da persone vaccinate contro il virus dell’influenza stagionale 2006-2007 (quindi contro i ceppi H1, H2 e H3), messi alla prova con gli attuali virus aviari H1, H2 e H3, hanno dato una protezione minima o nulla. I due studi, in tempi e luoghi diversi, hanno dato lo stesso tipo di risposta, ma sebbene il rischio che un vecchio virus possa scatenare una futura pandemia sia più che reale, per entrambi i gruppi di ricerca le posizioni sulla vaccinazione hanno punti di vista diversi. Per l’americano Nabel bisogna programmare fin d’ora una strategia preventiva di vaccinazione, utilizzando il vaccino messo a punto nel 1957, mentre più prudente è la posizione di Capua, secondo la quale prima di programmare una vaccinazione bisognerebbe rendersi conto di quanto effettivamente il virus del tipo H2 stia circolando negli uccelli e nei suini. E a noi, come al solito, non resta altro da fare che aspettare e sperare che questa pandemia non arrivi.!

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