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Una nota su donne e provincia in Ôe

Una nota su donne e provincia in Ôe
Febbraio 13
23:00 2013

nicola-Una-notaLa letteratura giapponese nasce dalle opere delle donne, mentre gli uomini scrivevano per lo più in cinese. La minor cultura ‘dotta’ femminile fonda in sostanza, ed in modo indelebile, una letteratura nazionale che prima non esisteva. Come scrive Edwin O. Reischauer in Storia del Giappone (lo cito nella traduzione di Maria Sepa):
«L’età d’oro di questa prima fioritura della prosa giapponese va dalla fine del secolo X ai primi dell’XI.

La maggior parte degli autori è formata appunto da queste dame di corte che cercavano di ingannare in qualche modo il loro tempo, e il genere letterario più comune fu il diario, costellato qua e là di “brevi poesie”. Alcuni di questi diari parlano di viaggi, ma di solito il loro argomento è costituito dai lussi, dall’etichetta e da quel continuo amoreggiare e far l’amore che fu una delle caratteristiche della vita di corte di quel periodo. Tuttavia l’opera più eminente non è un diario, bensì un lungo romanzo, il Genji Monogatari (Il racconto di Genji), scritto ai primi del secolo XI dalla dama di corte Murasaki, dove si narrano le avventure amorose e la maturazione psichica di Genji, un principe immaginario. Si tratta di un’opera che non solo precorre di gran lunga uno dei grandi generi della letteratura mondiale, ma che resta anche tra le maggiori di tutti i tempi, e della quale non possiamo non citare la stupenda traduzione inglese di Arthur Waley e Edward Seidensticker. I diari e i romanzi delle dame di corte dimostrano chiaramente che il Giappone aveva una sua cultura. Non si rifanno infatti a precisi modelli cinesi, ma tutto in essi è autenticamente giapponese. Dal trapianto della civiltà cinese era sbocciata una cultura nuova, e i giapponesi, che solo da poco avevano elaborato un loro sistema di scrittura, entravano per la prima volta nel campo della letteratura con una serie di opere di alto livello.» La donna come fondatrice della letteratura giapponese costituisce, senza dubbio, una delle matrici ed allusioni mitiche per quel che riguarda i personaggi femminili nei romanzi di Kenzaburô Ôe e Haruki Murakami, costellati di scrittrici e riscrittrici della storia del passato in una luce biografica personale: penso a Il giorno in cui lui mi asciugherà le lacrime (1972) e a La vergine eterna (2007) di Ôe; a L’uccello che girava le Viti del Mondo (1995), La ragazza dello Sputnik (1999), Kafka sulla spiaggia (2002: in cui, tra l’altro, il Tiresia moderno è una donna con tratti maschili, al contrario del mito greco); e 1Q84 (2010) di Murakami, nei quali i personaggi femminili, raccontando, gettano una nuova luce sull’esperienze incerte dei protagonisti maschili, oltre ad avvalersi molto della comunicazione epistolare. Non si tratta, in questi personaggi femminili contemporanei, solo del far da tramite con la scrittura, ma, lo si noti, di valorizzare la ‘provincia’ contro il centralismo che non fa parte delle radici culturali nipponiche.

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