Una luce nel buio
Dal primo luglio al due settembre è stato un susseguirsi di attività: laboratori e corsi di varie discipline, eventi teatrali e musicali di rilievo, reading letterari. Per il teatro sono stati ospitati anche eccellenti gruppi non locali come la Compagnia del Jolly di Ciampino e il Teatro Brecht di Terracina che ha portato una colorita ed efficace rivisitazione del teatro di strada.
Le compagnie veliterne hanno proposto spettacoli curatissimi con riduzioni da Shakespeare oltre a testi originali o rivisitati da Gogol, Campanile, Benni … Regie ed allestimenti scenici di grande efficacia tra i quali quelli di Enrico Cappelli (Lo facciamo in quattro, quattro monologhi intensissimi con attori perfetti, il magistrale Enrico Lopes su tutti), Luigi Onorato (Diario di un pazzo, con un superlativo Federico Gigli, e Misura per misura, grande prova conclusiva, pur interrotta dalla pioggia, con un ottimo allestimento e attori bravissimi per un testo complesso), Carla Petrella (l’elegante Passaggi sul Vesuvio, ed il brillante Parola di Campanile, con belle invenzioni sceniche e attori vivaci o ironici nella difficile resa dei testi). Per la musica concerti di gran livello curati dall’Associazione Colle Ionci, tra i quali il Pegasys Quintet e Angelo Olivieri e Silvia Bolognesi. La rassegna Poesia a doppia pista, anch’essa promossa da Colle Ionci con nove serate per diciotto poeti a confronto, pur con qualche fisiologico calo di tensione, ha offerto un panorama tanto ampio quanto approfondito ed originale della poesia moderna e contemporanea. Fino a qui le luci, in termini artistici ed anche come riscontro sociale. Il buio è reale e metaforico. Il parco della ex Villa Ginnetti, purtroppo distrutta dai bombardamenti, è ampio, gradevole, pieno di bellissime piante secolari, degradante con vista sui monti Lepini. Non viene però curato e sfruttato, come sarebbe possibile, come polo di attrazione permanente o almeno ricorrente. Occorrerebbe un servizio di controllo continuo, ed una manutenzione costante: l’illuminazione notturna è stata a lungo inesistente (eppure ci sono molti lampioni, ma molti privi di luce perché rotte o mancanti le lampadine) e la discesa verso la ‘luce’ del Teatro si effettua con ottimismo, nel senso che si spera di evitare ostacoli o altri ‘ricordi’. Costano così tanto le lampadine o la vicenda è il segno che le varie sagre pagano di più in termini elettorali e quindi ben venga il ‘popolo all’oscuro’? Temiamo che sia buona la seconda anche considerando la praticamente totale assenza di rappresentanti della politica locale (le uniche presenze occasionali e mirate). Insomma un Velletri Teatro Festival dolceamaro. Dolce per il crescente apprezzamento del pubblico che risponde all’offerta culturale. Amaro per la scarsa cura delle istituzioni: oltre metà festival (fino al 19 agosto) si è svolto soffocato dal frastuono di un’altra manifestazione che è stata (successivamente) autorizzata ad emettere decibel a volontà; quando questa si è conclusa, l’hanno fatta da padroni i motorini ‘smarmittati’ dei giovani diseducati e incontrollati che danno della Città di Velletri una immagine da provincia lontanissima dell’impero gaudente (?). Facciamo un sommesso appello affinché tra le tante priorità si metta in agenda anche una ‘prioritaina’: la cultura (quella vera, non quella simil piaciona-piacente) che, in qualche modo educando, può risparmiare all’amministrazione alcuni danni da ignoranza generale.
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