UNA CAREZZA FATTA DI RICORDI, IL NUOVO LIBRO DI ALDO ONORATI A CURA DI MAURIZIO BOCCI
Eravamo quattro amici al bar, che volevano cambiare il mondo…
In realtà gli amici sono due e il mondo che è stato, vogliono ricordarlo con una chiacchierata, accennando magari alle vecchie osterie d’una volta, ma semplicemente dipingendo, con ricordi che si fanno parola celando emozioni d’un tempo, memorie rievocate e narrate dall’uno e trascritte dall’altro.
Non a caso in copertina i due coautori sono seduti sull’alta sponda del Lago Albano con alle spalle la millenaria Abbazia di Palazzola sovrastata dall’imponenza del Mons Albanus.
Ne vien fuori un bel libro, presentato il 27 maggio nella Sala Bariatinsky a Palazzo Chigi di Ariccia, dai due interlocutori, Aldo Onorati e Maurizio Bocci, Uno sguardo nel cuore di Albano e dei Castelli Romani, Ed. Controluce.
Non una vera e propria intervista, ma una trascrizione fedele di quanto il nostro stimato dantista, Aldo Onorati rievoca partendo dalla sua infanzia: colori, profumi, lavori nei campi… lunghi tragitti verso la Capitale con il carretto a vino del padre e la voce scritta di autori del passato a far compagnia… e ancora le dolorose pagine del dopoguerra, quella lotta contro il destino a ricostruire il presente, infischiandosene delle forme, guardando al contenuto.
Il tempo, svela il noto scrittore… è cambiato il tempo, molto più vicino una volta ai ritmi naturali dell’uomo e dell’ambiente nel quale a fatica traeva sostentamento, lento, pacato, con respiri profondi pronti a dar forza, coraggio, vitalità, voglia di farcela; e oggi frenetico, senza sosta si corre, il quotidiano sfugge e non lascia il respiro.
Non è nostalgico rimpianto, avverte Onorati, è una presa di coscienza che se da una parte crea commoventi ricordi, dall’altra ci porta ad affrontare il futuro… ma quel che manca son le presenze, gli affetti sottratti, resi evanescenti ricordi, invisibili presenze…
Uno sguardo impietoso su quel ch’eravamo e quel che siamo, riferito ai luoghi nei quali si vive: quei Castelli Romani, realtà geografiche e socioantropologiche nei quali il tempo scandiva le ore anche attraverso attività, incontri, conoscenze, amicizie, dialetti che oggi non esistono più, fagocitati da una realtà metropolitana che snaturalizza il presente. E qui emerge quella nostalgia della nostra origine pagana, ricchezza di storia che il nostro territorio nasconde nel sottosuolo, che andrebbe valorizzata, fatta conoscere alle nuove generazioni, difesa da speculazioni e interventi predatori di nuovi moderni pirati.
Non emerge rimpianto nelle parole di Aldo Onorati: è la voce del pater familias, custode delle memorie degli antenati, che meritano rispetto e conoscenza… nel timbro di voce c’è sempre un richiamo che dà speranza, che offre nel sapere, nella presa di coscienza delle giovani generazioni della possibilità di riscatto, attraverso la conoscenza del nostro grande patrimonio umano e civile, tramandato nel tempo e nella storia. Non a caso, accenna alla grande civiltà romana, conquistatrice, ma aperta alle popolazioni conquistate, volta all’integrazione, maestra di diritto, tenace fautrice di cosmopolitismo.
E il futuro sarà quello che porrà al vertice dell’impegno che dovranno affrontare le generazioni a venire, il rispetto di Madre Terra: la si ama e la si governa rispettandola, la si comanda, ricorda il professor Onorati citando Bacone, obbedendole, riconoscendo la nostra infinitesimale presenza nell’Universo.
Un viaggio di ottanta anni nei Castelli che cambiano – recita la quarta di copertina – in compagnia di Maurizio Bocci, amico, concittadino e fedele trascrittore, grazie al quale potremo leggere ascoltando la voce di Aldo Onorati, nelle vesti del nonno che accompagna il nipotino in un grande giardino fiorito, illustrati in quarta di copertina, nel dipinto di Roberto Bernabini Il passato va per mano col futuro, lasciandoci sfiorare dai delicati versi di Armando Guidoni che sottolineano nella brevità, l’intenso messaggio di questo lavoro letterario:
E’ triste
pensare a ciò che ora
avrebbe potuto essere
e non è
E’ dolce
pensare a ciò ch’è stato…
A. G.
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