UN VIAGGIO NEL DIALETTO A COLONNA
Il 12 gennaio si è tenuta a Colonna la Settima edizione del Viaggio nel dialetto intitolata “Tra ‘n muzzicu e ‘n artu”. La manifestazione è stata promossa nell’ambito della 25ma settimana della cultura ed è stata condotta magistralmente da Rita Gatta, nota poetessa in vernacolo rocchegiano e promotrice di eventi culturali nei Castelli Romani.
Di fronte a un folto pubblico si sono avvicendati poeti che hanno declamato le proprie poesie scritte nel dialetto del Comune di provenienza: Maria Grazia Amanti, Daniele Cerioni, Bruno Cerioni, Lina Furfaro, Rita Gatta, Luciano Gentiletti, Mario Giovanetti, Anna Giovanetti, Fausto Giuliani, Sergio Lidano, Tarquinio Minotti, Angelo Querini. La declamazione delle poesie è stata intercalata dagli interventi musicali di Paolo Valbonesi.
A testimonianza del valore del dialetto come parte dell’identità culturale di Colonna, tema al centro dell’attenzione dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Fausto Giuliani, vi è stata una serie di testimonianze di cittadini colonnesi che hanno parlato dei ricordi dei loro familiari su un evento che è rimasto nella storia del paese: la visita della duchessa e del duca Colonna insieme a Gabriele D’Annunzio – una vivace e scoppiettante oralità che ha trasmesso conoscenza popolare e vita conservata nel tempo.
La serata è stata allietata da un gustoso filmino realizzato da alcune donne colonnesi che si sono “esibite” al lavatoio pubblico – oggi non si va più là, c’è la lavatrice – come se fossero le loro nonne che, durante il lavoro, chiacchieravano, spettegolavano, litigavano e poi facevano pace (talvolta si accapigliavano).
Lo spirito della manifestazione può essere riflesso in quanto detto da Rita Gatta: “Il ricordo della nostra storia non vuole essere nostalgia, vuole essere soltanto un invito a riflettere e a ricordare che se i nostri avi ce l’hanno fatta a superare le difficoltà senza tutti i nostri progressi, tanto più dobbiamo farcela noi. Senza mai dimenticare da dove veniamo, quale sangue scorre nelle nostre vene, lasciare ai nostri nipoti, ai nostri figli la speranza e la fiducia nel futuro, senza scordare il passato, anzi ricordandolo anche nella lingua dei padri”.
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