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Un padre e una vita da ricordare

Un padre e una vita da ricordare
Maggio 11
02:00 2007

La copertina del libro30.3.2007, presentato il libro “Baracche” (Sironi editore) sulla prigionia dell’ex Sindaco di Albano Alessandro Dietrich. Onorare e rispettare la Memoria e l’Identità, i ricordi. Sempre e comunque. Non sacrificarle mai alle divinità “Presente” o “Futuro Prossimo” cui oggi troppo spesso l’umanità sacrifica sé stessa. Il periodo 1939-1945 è un’inesauribile miniera di testimonianze ed esperienze , ora “storiche”, di esistenze di persone “anonime” o semplici, la cui vita e storia è eccezionale, unica, solo per il fatto di aver vissuto sulla propria pelle quel funesto e orribile, apocalittico, periodo storico, riuscendo a sopravvivere a molti milioni di morti e di feriti gravi, feriti nel corpo e nell’anima. Esistenze la cui origine e natura “minore”, appunto, le rende ora ancora più preziose e “asciutte”. Sono filoni, queste “anonime” esistenze, il cui bacino madre non si esaurirà mai. La Seconda Guerra mondiale e la galassia delle vicende “storiche” che racchiude sono da monito e guida oggi a noi contemporanei, “globalizzati” ormai all’inverosimile, che ci ammaliamo, ci avveleniamo perchè addirittura mangiamo troppo (e male!); alle nuove generazioni di innocenti in corso di sviluppo, ora “violentati” nella loro naturale ingenuità dalla più becera propaganda dell’odio e dell’ira, frutto delle persone cosiddette “mature”, attraverso gli altrettanto oggi stuprati massmedia. La Storia si ripete, ma non dà segni di miglioria. “Baracche” raccoglie, ora in modo molto nudo e crudo, “ruspante”, gli appunti di prigionia, scritti in condizioni che solo chi l’ha vissute può raccontare ed esporre, dell’ex sindaco di Albano Alessandro Dietrich (Albano Laziale 25.12.1916 – Roma 13.7.‘85), deportato a Wietzendorf tra il 1944 -’45. Sindaco nel 1966 (primo comunista in Albano; indipendente nelle liste del PCI), e nel ’73. Commozione naturalmente unica e intensa nei discorsi e ricordi del figlio Nanni, «è un modo di risentirlo vicino», che ora raccontava le tribolazioni del padre (per scrivere ha usato anche cartine di sigarette) nel registrare l’esperienza in quell’inferno che solo il peggior genere umano è capace di concepire; un mondo, quello della Seconda Guerra, e in Europa, che era «ritornato alle caverne». Volto particolarmente teso anche quello del sindaco Mattei, spesosi molto nel ricordare anche lui Alessandro come padre e uomo innanzitutto, e come politico: «un modello di sindaco d’altri tempi»; «sindaco “illuminato”»; «tra i sindaci amati del paese!». «Oggi è un’altra politica…» si era invece espresso Nanni Dietrich con toni quasi felliniani, ricordando ancora, insieme a Mattei, i comizi del padre a Cancelliera e Montagnano, nella campagna albanense. Toccante e profonda la presentazione fatta dal vulcanico Aldo Onorati, «una delle opere più intense che ho letto di questi tempi!» che ha dedicato molto ad analizzare “stilisticamente”, “tecnicamente”, il libro, e a commentare pubblicamente in sala consiliare i risultati. «C’è soprattutto un’anima che, di fronte agli orrori della Storia, si interroga su questa e sui mutamenti dell’uomo»; «c’è il piglio del filosofo». In questo “racconto” «Alessandro mostra una straordinaria umanità» e infine vuole marcare il fatto che «la speranza non è sgangherata come i passi umani».
Dal libro: «La baracca è un gomitolo umido; ogni tavolaccio ha un corpo e due occhi che guardano. I fornelli di latta sono pieni di croste. Nessuno fuma. Sottile e continua la pioggia staffila i cortili deserti. Una cara ragazza mi sovviene come un grappolo giallo di mimosa.»
“Dietrich non è uno scrittore, ma sa ascoltare le voci di dentro e di fuori. Non è detto che gli scrittori sappiano fare di meglio” (Corriere della sera).
“Una storia singolare e straordinaria. Un racconto crudo, duro, vero, spietato e, in un certo senso, disumano. Episodi della vita quotidiana, ricordi improvvisi e teneri e amare riflessioni, la lotta per la sopravvivenza giorno per giorno” (Famiglia Cristiana).

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