Un libro da leggere: Il mondo comincia a San Rocco e finisce alla Stella
Secondo Aldo Onorati, autore di questo bel libro: “il mondo si racchiude completamente – in fatto di uomini – in un solo paese, per cui studiando a fondo le persone che ti circondano e te stesso, hai conosciuto ogni civiltà e ogni individuo, quale che sia la sua pelle e il suo credo”.
Da qualche tempo è in libreria “Il mondo comincia a San Rocco e finisce alla Stella (svortenno pe’ Cellomaio e i Sampaveli)” di Aldo Onorati. Una prima impressione leggendo il libro è quella di trovarsi di fronte all’autobiografia di un ottuagenario, ma non è così. Prendendo le mosse dalle vicende personali vissute nel contesto albanense, l’autore tratta le questioni dell’essere e del divenire da filosofo che si interroga sui grandi interrogativi dell’uomo guardandoli da molteplici punti di vista: etico, morale, religioso, psicologico, sociologico, scientifico. La sua prosa, chiara e diretta, propone al lettore riflessioni sulla miseria, la povertà, la guerra – esperienze da lui vissute in giovinezza e che la stragrande maggioranza delle persone non conosce per averle sperimentate sulla propria pelle. Il filo conduttore del libro, il leitmotiv, è l’equilibrio uomo-Natura (il termine Natura ricorre sempre in maiuscolo). L’autore osserva che, nell’arco dei decenni più vicini a noi, tale equilibrio si è andato capovolgendo e che bisognerebbe seguire l’ammaestramento di Bacone secondo cui la “Natura la si domina solo obbedendole”. Quando Aldo era giovane, i contadini “versavano sul terreno battuto il primo bicchiere di mosto ringraziavano la Madre Nutrice, con un senso di preghiera profonda”. A proposito della preghiera, l’autore fa una netta distinzione tra la preghiera di adorazione verso Dio e quella di richiesta di benefici, di miracoli, legata agli interessi dell’orante. Oggi l’uomo “è convinto di essere il re del creato”, ha interrotto questo filo, ed ha prodotto un ambiente diverso: i Sampàveli, allora luogo di giochi dei bambini e di una vita in strada, oggi sono invasi, come del resto tutte le città, dalle auto. Le osterie, dove si sviluppava una socialità, a volte anche conflittuale, sono state sostituite dai bar dove regna il rumore e dove riuscire a parlarsi è un’impresa. Nelle pagine ricorrono frequentemente parole come mistero, miracolo; e paganesimo, inteso come forma di religiosità legata alle varie espressioni della Natura, un politeismo inteso più come consuetudine che come fede. Aldo evita con cura la trappola della nostalgia, del “come eravamo”, riconoscendo i meriti del progresso scientifico e tecnico, specialmente nei campi della salute e della trasmissione delle conoscenze, ma al contempo dà al lettore un potente stimolo a riflettere su dove l’uomo sta andando con le sue scelte gravide di pericoli. Qualche sassolino, però, se lo toglie dalla scarpa: ricorda che oggi, rispetto al passato, si ride molto di meno, come pure che il rumore continuo e invadente ci sta privando del silenzio, elemento essenziale per un sano equilibrio tra uomo e Natura.
I riferimenti a singole persone e a fatti realmente accaduti costituiscono un contributo all’elaborazione della storia cittadina, come pure la sua analisi sociologica dei residenti dei Sampaveli, del Corso e di Cellomaio ai tempi della sua giovinezza appare quanto mai interessante.
Dunque “Il mondo comincia a San Rocco e finisce alla Stella (svortenno pe’ Cellomaio e i Sampaveli)” è un libro da leggere non soltanto per gli arbanesi (che trovano nel testo tutta una serie di preziosi riferimenti dialettali) e per i “cugini” del Castelli Romani, ma per tutti coloro che sono interessati alla letteratura che, partendo dal particulare, da un microcosmo, evoca e tratta i temi universali.
(Fonte: Team Comunicazione di Albano)
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