“Un certo Signor G”
Neri Marcoré interpreta Giorgio Gaber all’Ambra Jovinelli di Roma, con uno spettacolo dedicato al Teatro-Canzone di Gaber, per la regia di Giorgio Gallione, in collaborazione con la Fondazione Gaber. Lo spettacolo è suggestivo, una scena bidimensionale e un gioco di finestre racchiuse in cornici bianche, rappresenta una scenografia essenziale e minimalista. Luci di forte impatto cromatico si alternano fra l’azzurro, il rosa ed il rosso; una realizzazione grafica in 3D, con figure umane proiettate sul nero, ed i testi singolari nella loro autenticità, permettono allo spettatore di rivisitare e re-interpretare l’opera del cantautore, unendo la leggerezza dell’intrattenimento, alla critica attenta sulla società contemporanea. Quello di Gaber, è un Teatro-Canzone che sfugge alle definizioni, è cabaret, rivista, monologo; Marcoré, vestito di nero, si muove sul palcoscenico in modo sinuoso proprio come Gaber, quasi come in una immagine ed il suo doppio; mosso dalla stessa passione ed il medesimo coinvolgimento che animava l’artista. Una piéce di grande impatto in cui Marcoré si è fatto portavoce abilmente dei testi di Gaber, dando prova della sua versatilità, è un mattatore, una maschera che con la sua bravura è riuscito a creare situazioni senza il supporto di scenografie, oggetti o persone. Lo spettacolo è un’eplorazione sul senso della vita, sul suo paradosso, sulla paura del contagio di una pericolosa imbecillità dilagante, che ci riempie l’esistenza di individui incapaci e qualunquisti, prodotti in serie, che non lasciano traccia se non della loro banalità.
Trent’anni dopo, riscopriamo ancora l’attualità dell’opera di Gaber e del suo amico pittore Sandro Luporini, che parla dell’uomo moderno, in bilico fra utopia, impotenza, amore, paura e sogno, spersonalizzato e omologato al mero senso del nulla.
“…ma io ti voglio dire che non è mai finita che quello che accade fa parte della vita” (Giorgio Gaber).
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