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“Un altro punto di vista”

“Un altro punto di vista”
Marzo 29
09:37 2017

“Un altro punto di vista”

Località: Budoni (OT)
Spazio: Parafarmacia del Dr. Fenu
Indirizzo: Via Nazionale 133
Orario: dal lunedì al sabato 16.00/20.00
Periodo: 15 aprile – 3 dicembre
Titolo: “un altro punto di vista”
Artisti: Dr. Fenu
Curatore: Giuseppe Salerno
Inaugurazione: sabato 15 aprile ore 17.00

Dal momento che è possibile vedere la realtà con occhi diversi, può un luogo di abituale frequentazione divenire improvvisamente un’opera artistica? Forse sì se si elabora un pensiero capace di giustificare e dare accesso al mondo dell’arte a una realtà che attendeva soltanto di essere legittimata.

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L’opera è una visione del mondo o è una visione del mondo ad essere opera?
Se l’arte è vita, è talvolta la vita stessa a riservarci delle incredibili sorprese allorché ci pone di fronte a qualcuno che, senza esserne pienamente consapevole, ha dato plasticità al proprio sentire realizzando intorno a sé un habitat assolutamente unico, uno specchio riflesso della propria interiorità.
Il Dr. Fenu, farmacista incurante di logiche lineari, convenzioni sociali e merchandising, ha plasmato a propria immagine e somiglianza la parafarmacia nella quale impegna gran parte della giornata. In anni di attività ha dato corpo ai pensieri lentamente maturati e ai tanti interrogativi irrisolti plasmando, giorno dopo giorno, spazi resi sempre più angusti e di difficile accesso per l’incombere, in equilibri instabili, di accumuli d’ogni genere. A nessun elemento è data una collocazione finalizzata a renderne agevole ad altri la ricerca. Con il tuo problema è il Dr. Fenu che “devi raggiungere” e sarà lui ad avvalorare la diagnosi e ad estrarre da quel tutto indistinto le possibili soluzioni lasciando a te, ed a te soltanto, la scelta. “Devi raggiungere” in quanto, varcata la porta d’accesso che non senza difficoltà sarai riuscito ad aprire solo in parte, dovrai districarti zigzagando di profilo nello stretto e tortuoso passaggio che ti condurrà nei pressi di quello che, nascosto e sommerso da altre sedimentazioni di materiali, riconoscerai essere il bancone dietro al quale il Dr. Fenu è lì ad attenderti.
Non è forse questo il modo canonico per introdurre quella che a tutti gli effetti considero un’interessantissima installazione in progress, ma è esattamente ciò di fronte a cui mi son trovato prima che si mettessero in moto quei processi generativi di un pensiero che potesse giustificare e dare accesso al mondo dell’arte a una realtà che attendeva soltanto di essere legittimata.
Come nel caso dell’Art Brut, non è la non piena coscienza di chi realizza l’opera ad impedirci di riconoscere nel Dr. Fenu l’artista che, contravvenendo ad ogni convenzione sociale, ha dato vita a questa realtà unica, proiezione e compagna della sua esistenza. Un’installazione in divenire che allontana il luogo del commercio dei prodotti dedicati al benessere dalla sua natura prettamente economica introducendoci metaforicamente in un percorso di guarigione. Un percorso disseminato di trabocchetti che richiede determinazione e ascolto di sé. Un percorso da compiere in solitudine senza auspicati interventi esterni. Soltanto a noi spetta l’ultima scelta consapevole. La filosofia di vita che il Dr. Fenu ha materializzato in un percorso tra scatole, scatoloni ed espositori diviene inconsciamente oggetto di riflessione e di interiorizzazione in chi varcato il non facile accesso alla parafarmacia si trova immerso in un mondo inatteso, per certi versi spigoloso ed insidioso ma per altri intimo e avvolgente. A nostra insaputa ci troviamo attori in quella che possiamo definire una installazione d’arte relazionale. E l’autore è lì, sul fondo, pronto a recitare la sua parte dietro quel bancone nascosto.
Un pensiero diverso quello del Dr. Fenu, un altro punto di vista, come un altro punto di vista è dato, in questa particolare apertura al pubblico dall’immagine fotografica esposta a parete che riprende lo spazio da una angolazione impossibile per il visitatore. Un’installazione in fieri si trova così ad accogliere al proprio interno una immagine fissa di se, memoria di un mondo che già non è più lo stesso.

 

Giuseppe Salerno
giussalerno47@gmail.com

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