Umanità in bilico: i 25 anni di Medici Senza Frontiere dalla parte degli esclusi
Presentazione del libro Umanità in bilico, Infinito edizioni, a Roma giovedì 11 maggio presso ZaLib, via della Penitenza 35, ore 18,00. Intervengono Annalisa Camilli, Marco Damilano, Giuseppe De Mola e Moussa Zarre. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti, per prenotazioni fate clic qui.
Le consultazioni mediche erano quasi un pretesto per avere accesso al campo e guadagnarci la fiducia dei rom. Il vero obiettivo era di orientarli ai servizi sanitari pubblici, approfittando della recente introduzione del codice STP che consentiva di usufruire del Servizio Sanitario Nazionale anche alle persone non in regola con il permesso di soggiorno – ricorda Claudia, volontaria di MSF nel libro di Giuseppe De Mola dal titolo Umanità in bilico.
Medici Senza Frontiere in Italia, venticinque anni dalla parte degli esclusi.
«I primi STP (straniero temporaneamente presente) erano dei cartellini gialli. Il nostro focus erano le donne, specie quelle in gravidanza, e i bambini più piccoli che indirizzavamo al distretto della ASL Roma B, in piazza dei Mirti, per le visite ginecologiche e i cicli vaccinali. Accompagnavamo noi le donne le prime volte, con l’obiettivo di renderle autonome nel più breve tempo possibile. Lì non eravamo in Africa, non aveva senso che facessimo tutto noi e che creassimo un’assistenza sanitaria separata per gli abitanti del campo. E con mille e duecento persone non avremmo potuto in ogni caso. Ilaria, la nostra infermiera, ci raggiungeva con la sua Fiat 126. Ilaria era incinta e utilizzava la sua pancia ben in vista per convincere le donne della necessita dei controlli durante la gravidanza e della possibilità di farli gratis».
Con questa testimonianza di prima mano entriamo nel vivo dell’intervento nella Capitale, a fine anni ’90, da parte di MSF a “Casilino 700”, all’epoca il più grande campo rom d’Europa, intervento che può essere considerato come il primo passo dei progetti di MSF in Italia.
Venticinque anni dopo Giuseppe De Mola, insieme alle voci e testimonianze di medici, infermieri, operatori e volontari traccia un bilancio poco autocelebrativo, autocritico, con la frustrazione per i risultati sempre in bilico in un’Italia che in un quarto di secolo sembra essere diventata sempre meno accogliente.
Giuseppe De Mola nasce nel 1967 a Bari, dove studia letteratura russa e inglese. Da anni lavora con l’organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere in Italia e all’estero (Yemen, Sudafrica, Sud Sudan, Etiopia, tra gli altri Paesi).
Nel 2012 ha pubblicato Distanze. Storie di esilio dal Sudafrica di ieri e di oggi, nel 2016 il suo primo romanzo, Disarmo, e nel 2023 il suo secondo romanzo, Halley. Un’indagine. Per MSF ha curato la pubblicazione dei rapporti Fuori campo (2016 e 2018).
Medici Senza Frontiere (MSF) è un’organizzazione medico-umanitaria internazionale indipendente fondata nel 1971. Oggi MSF fornisce soccorso in più di 70 Paesi a popolazioni minacciate da conflitti armati, violenze, epidemie, disastri naturali. Nel 1999 è stata insignita del premio Nobel per la Pace.
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