Ultimo approdo – “Mare Lorum” (tra il serio ed il faceto)
La nave Italia affonda e i topi cercano di scappare, è questa una metafora che ben si addice a quello che sta accadendo nel nostro Paese. Nel 2016 sono “scappati” dall’Italia 107.000 cittadini, di cui oltre la metà costituita da giovani in cerca di lavoro e di un futuro dignitoso all’estero.
Nonostante gli editti trionfalistici dei nostri governanti, l’Italia giorno dopo giorno affonda; ciò è purtroppo dimostrato dai continui suicidi di imprenditori e pensionati che non c’è la fanno più a pagare tasse, bollette, affitti e multe, ogni giorno chiudono centinaia di attività commerciali e migliaia di giovani, anche quarantenni, restano a casa dei propri genitori perché senza lavoro. Oltre a questo una catastrofe immane continua ad abbattersi sulle nostre coste nell’indifferenza della nostra “Comunità Europea” che ha chiuso le frontiere a migranti e clandestini, lasciandoceli tutti a noi.
Come possiamo pensare di uscire da questa crisi profonda, quando nella nostra Italia che affonda non ci sono più neanche le barche di salvataggio? Ecco perché chi può abbandona “la nave” anche a nuoto e se ne va all’estero.
Da qui la proposta rivoluzionaria: “Mare Lorum” riservata agli italiani, suggerita dal nostro corrispondente Enzo Mannello.
Visto che milioni di connazionali versano in gravissime difficoltà economiche “sotto la soglia di povertà”, che centinaia di migliaia sono sull’orlo della disperazione e non trovano più come arrangiarsi, che decine di migliaia dormono per strada, in auto rottamate, stazioni, edifici abbandonati ed altro (senza essere barboni volontari) e che a centinaia di suicidano perché oramai giunti al capolinea, visto tutto questo organizziamo qualcosa che possa richiamare davvero l’interesse dello stato. Iniziando dai più disperati, si creino punti di raccolta nelle isole (Pantelleria potrebbe andar bene, per non disturbare più Lampedusa invasa da profughi stranieri) e lungo alcune spiagge fornite di appositi porticcioli. Lì convergano, dopo viaggi “della speranza”, le frotte di disperati nostrani pronte a tutto pur di sopravvivere. E dagli appositi imbarcaderi vengano fatti partire a bordo di pescherecci in disuso, gommoni e yacht sequestrati alla mafia per il mare aperto…. in direzione Siria (così, tanto per dare un’indicazione come un’altra).
Giunti in alto mare, va bene pure appena fuori dalle acque territoriali, personale specializzato della Marina (o volontari di ONG preposte) dovrebbe raccogliere l’SOS perché quei disperati vengano salvati dai flutti e riportati in Patria (?). Dove, premurosamente potrebbero trovare accoglienza in qualche struttura (per anni) provvisoria. Con consegna pure di una diaria giornaliera (non granché ma sempre maggiore del nulla che ricevevano prima).
In questo modo si potrebbe così fermare l’esodo dei nostri giovani che non hanno altra scelta se non quella di “espatriare” all’estero e contemporaneamente continuare a foraggiare le “cooperative dell’accoglienza e dell’assistenza” che campano sui sussidi statali.
Questa la nostra proposta avanzata al governo Gentiloni per “salvare capra e cavoli” e trattenere la gioventù italica in patria.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento