UGUAGLIANZA DI GENERE E CULTURA SCIENTIFICA NEL PNRR
l’approvazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) da parte del Parlamento rappresenta un nuovo punto di partenza per il nostro Paese. Una consultazione preliminare del Piano ci riempie di speranza. Molti dei concetti proposti con insistenza da Velletri 2030 si ritrovano nel PNRR. D’altronde era inevitabile, se l’Italia vuole uscire dal pantano in cui si è cacciata, imparando a competere sul piano internazionale e dando il giusto valore alle competenze deve impegnarsi sugli obiettivi tracciati dal PNRR.
La mobilitazione delle energie femminili, in un’ottica di pari opportunità, è fondamentale per la ripresa dell’Italia. Parte da questo presupposto la strategia del PNRR, che mira a ridurre la disuguaglianza di genere nel mercato del lavoro, facendo leva sul digitale. Nel programma che il governo ha trasmesso a Bruxelles si stanzia 1 miliardo per la promozione delle competenze STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), soprattutto per le studentesse, e 400 milioni per favorire l’imprenditorialità femminile. A questi vanno aggiunti 4,6 miliardi per nuovi asili nido, scuole materne e servizi di educazione e cura per la prima infanzia e quasi 1 miliardo per l’estensione del tempo pieno nelle scuole primarie. Misure quest’ultime che dovrebbero aiutare le lavoratrici a conciliare le attività lavorative e la maternità.
In Italia solo 12 donne su 1.000 si laureano in discipline STEM. Come mai questo disamore per la scienza, tra le ragazze? “Sono convinta che gran parte dei problemi sia nell’educazione di base, a partire da quando si è bambini. Se alle bambine uno continua a regalare bambole o la cucina o lo spazzolone per pulire casa non instilleremo mai nella loro mente che possono essere anche scienziate” (Elisabetta Baracchini, fisica del Gran Sasso Science Institute).
Sfogliando il PNRR si può leggere:
“Le diseguaglianze di genere hanno radici profonde, che riguardano il contesto familiare e della formazione, prima ancora di quello lavorativo. Molti studi mostrano, per esempio, che sono poche le donne iscritte alle materie STEM, nonostante ci siano più donne laureate che uomini”.
“Il Piano investe nelle competenze STEM tra le studentesse delle scuole superiori per migliorare le loro prospettive lavorative e permettere una convergenza dell’Italia rispetto alle medie europee”.
“La qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento dipende fortemente dalla riqualificazione e dall’innovazione degli ambienti di apprendimento. Le misure di seguito presentate hanno l’obiettivo di potenziare la didattica digitale e diffondere l’insegnamento delle discipline STEM e del multilinguismo, sia nei percorsi scolastici che all’università. Allo stesso tempo, si prevedono importanti investimenti di carattere infrastrutturale, sia per digitalizzare gli ambienti di apprendimento, sia per colmare le carenze degli edifici scolastici in termini di sicurezza ed efficienza energetica”.
“L’intervento sulle discipline STEM comprensive anche dell’introduzione alle neuroscienze – agisce su un nuovo paradigma educativo trasversale di carattere metodologico. Lo scopo è quello di creare nella scuola la “cultura” scientifica e la forma mentis necessaria ad un diverso approccio al pensiero scientifico, appositamente incentrata sull’insegnamento STEM, con ricorso ad azioni didattiche non basate solo sulla lezione frontale. La particolare attenzione posta nel realizzare l’azione descritta è dedicata anche a raggiungere il pieno superamento degli stereotipi di genere”.
“La misura mira a promuovere l’integrazione, all’interno dei curricula di tutti i cicli scolastici, di attività, metodologie e contenuti volti a sviluppare le competenze STEM, digitali e di innovazione, con particolare riguardo verso le pari opportunità. Le abilità e competenze digitali si fondano su una forte base quantitativa e richiedono una conoscenza dei software per la scrittura, il calcolo e per l’impiego delle applicazioni che oramai contemplano tutti i campi disciplinari, dall’arte alla scienza. Una forte base STEM è propedeutica alla conoscenza più applicativa degli strumenti per il digitale quindi è fondamentale arricchire la scuola primaria e secondaria di corsi a base quantitativa, con relative esemplificazioni sugli strumenti digitali (che gli studenti oggi conoscono bene dal punto di vista dell’impiego come “user”, ma che ignorano nel risvolto di programmazione)”.
“Il potenziamento dei servizi di asili nido e per la prima infanzia, delle scuole per l’infanzia e del tempo scuola fornisce un concreto supporto a una piena libertà di scelta ed espressione della personalità da parte delle donne e contribuisce ad aumentare l’occupazione femminile. A questo obiettivo concorrono anche le misure previste nel campo dell’istruzione, in particolare quelle che favoriscono l’accesso da parte delle donne all’acquisizione di competenze STEM, linguistiche e digitali”.
“E’ plausibile che lo stimolo di più lungo termine alla partecipazione femminile sarà più forte una volta che il Piano avrà realizzato i propri obiettivi di incremento degli investimenti, di rafforzamento delle infrastrutture sociali e sanitarie, di conciliazione dei tempi di vita e lavoro e di miglioramento dell’istruzione e della formazione, compreso l’avviamento alle discipline STEM”.
Nel panorama culturale e accademico italiano le discipline scientifiche hanno spesso occupato, e ancora oggi occupano, un posto di seconda fila. E questo nonostante i successi che su scala mondiale hanno messo in evidenza l’eccellenza di scienziati italiani e risultati di primo ordine nel campo scientifico, spesso messi in evidenza anche da Velletri 2030.
L’elemento fondamentale che accomuna la matematica e la democrazia – spiega Chiara Valerio, scrittrice e autrice del libro “La matematica è politica” in una intervista rilasciata a Huffington Post – “è che entrambe sono fondate su un un sistema di regole condivise. Norme accettate collettivamente, ma non assolute, e che dunque possono essere sempre ri-discusse e modificate. Né nella matematica, né nella democrazia, esistono verità immutabili a cui si deve soltanto credere, senza poter nutrire alcun dubbio. In altre parole: sottomettendosi. Che, invece, è il tratto tipico di ogni tirannia”.
Il titolo del libro di Chiara Valerio disorienta e incuriosisce. Che vorrà mai dire questa storia che la matematica è politica? Che significa che una disciplina per iniziati come la matematica sarebbe accostabile alla democrazia, che al contrario dà il diritto di votare, e di esprimersi, anche a chi ne ignora o addirittura ne contesta le regole? “Contrariamente a quel che si pensa, la matematica non è fatta da geni solitari. Dietro un matematico che scopre una formula innovativa, ce ne sono tanti altri, vivi o morti, con i quali ha discusso, ha condiviso la propria teoria, l’ha verificata. La matematica è una disciplina naturalmente votata al dialogo, anzi non potrebbe esistere senza. Come la democrazia”
Alla radice, Chiara Valerio contesta l’idea che il sapere scientifico sia un affare da specialisti, come generalmente viene considerato: “Io stessa, che faccio caso a questi particolari, mi stupisco se una persona non conosce l’inizio della Divina Commedia, ma non mi sorprendo se qualcuno mi dice che non conosce il teorema di Pitagora. Voglio dire che la conoscenza della matematica, della chimica, della fisica, non è considerata necessaria alla cultura generale. È il motivo per cui se una persona studia la filosofia, la storia o la letteratura può venire subito considerato un intellettuale. Se studia ingegneria, no!”
Chiara Valeri è tornata recentemente sul tema con una nuova intervista, rilasciata alla giornalista Adalgisa Marrocco di Huffington Post, dal titolo autoesplicativo: “C’e bisogno di una riforma che mostri che la matematica, la fisica e la chimica sono ‘umane'”.
Alla domanda: “Da dove partire per provare a colmare la carenza dell’insegnamento delle materie scientifiche, anche considerando che, nel frattempo, il PNRR ha stanziato fondi per incentivare lo studio delle discipline STEM nella futura “Scuola 4.0”, Chiara Valeri risponde: “Da una nuova riforma scolastica e da una riforma dei testi scolastici, che si concentrino sulle relazioni tra le competenze, e non solo sulle competenze, sulla risoluzione dei problemi e non si risolvano in un samsara di formule. Una riforma che preveda lo studio della storia della scienza, così come esiste lo studio della storia della filosofia e della storia dell’arte. Una riforma che mostri come la matematica, la fisica e la chimica siano figlie dei loro tempi e non esistano in assoluto, nel vuoto, da sempre e per sempre. Ma siano “umane” come tutto il resto”.
Alla domanda: Ha senso mantenere uno steccato tra materie scientifiche e quelle umanistiche e sociali? Chiara Valeri risponde: “Non ho mai creduto o pensato ci fossero steccati, l’intelligenza unisce, non separa, connette. Io mi fido e confido nelle connessioni e nelle relazioni, anche di cose lontane.”
Quante volte Velletri 2030 ha introdotto il concetto e la necessità di dare vita a dei “Contamination Lab” a livello locale, dove fare incontrare portatori di discipline diverse. Purtroppo senza risultato. Ancora è troppo diffusa la pratica degli steccati, ognuno che guarda al proprio settore in modo verticalizzato, senza nemmeno provare a pensare che forse contaminandoci potrebbe nascere qualche buona idea. Certo, l’indifferenza della politica e la mancanza di ogni infrastruttura dove potersi incontrare e confrontare non aiuta.
Una bella occasione per il mondo della scuola e per i promotori delle politiche culturali e delle pari opportunità.
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