Ufficio di scollocamento
Ufficio di scollocamento – una proposta per ricominciare a vivere
Paolo Ermani, Simone Perotti
9788861903166
Chiarelettere
€ 11,50 e-book disponibile € 8,99
Già dal titolo il libro sembra irridere il rispetto per l’informazione, per il correct tanto di moda e il simpatico effetto può spingerci ad acquistarlo. In realtà i due autori sanno benissimo che ormai esistono i ‘centri per l’impiego’ e non più gli uffici di collocamento dai quali eventualmente scollocarsi, ma deve essere sembrato un gioco divertente titolare così…Il libro si colloca dentro la controinformazione più ampia riguardo la decrescita felice o serena, termini addomesticanti che suonano invece ai più, com’è giusto, ‘campanelli d’allarme’ attorno ad un cambiamento di sistema che se dovesse insediarsi richiederà lacrime e sangue. Soprattutto alle ultime generazioni cresciute negli agi degli anni 2000, ma non è detto che lo scotto sarebbe solo loro, anzi.
I due autori si affannano, è il caso di dirlo, perché poi quasi se ne scusano in nota, a presentare un panorama socio economico veramente fosco. Capitalismo uguale lavoro alienante, rate da pagare, socialità zero etc. Sappiamo che in parte è così ma anche il suo contrario. Non a caso nel capitalismo hanno continuato ad esistere anche tutti quei bei posti statali o in grandi aziende private che, prevedendo meno ore lavorative, hanno consentito ad una bella fetta di popolazione di occuparsi del sociale facendo volontariato, politica etc. Il libro può essere più utile a chi nella vita, avendo visto solo lavoro, potrebbe/dovrebbe sollevare un momento la testa e scoprire che in effetti i soldi occorrono, specialmente se ci si fa seppellire da necessità superflue, ma che si può vivere anche con molto meno, verissimo, e che c’è tanto altro da fare. I nostri due, poi, propongono, ma schernendosi con metodo, non un vero ritorno alla campagna dei nonni ma un ritorno temperato da esigenze moderne, maggiori conoscenze, compresenza dell’ozio e della condivisione sociale. Dimenticando, secondo chi scrive, le difficoltà dei rapporti interpersonali, familiari e non. Generazioni da almeno sessant’anni scappano dalla dimensione campagna e paese, producendo anche i danni che sappiamo, non solo per raggiungere un ‘posto sicuro’ ma anche per sfuggire a famiglie allargate, vicini e paesani troppo invadenti che non hanno mai tamponato la noia dell’esistere. La nuova epoca, a cui è stato funzionale il capitalismo, al quale è stato funzionale l’allentarsi dei rapporti radicali, ha creato un uomo nuovo (?), più solo, più debole, forse, ma che in condizioni economiche e fisiche ottimali è più libero. Ecco, un altro punto è questo, le condizioni ottimali: gli autori prefigurano un futuro molto più nero in cui più poveri e senza welfare (i prodromi per sapere che il sistema così com’è fallirà ci sarebbero tutti) avremo bisogno gli uni degli altri (di una solidarietà, però, forzosa e utilitaristica?). Necessità pare faccia virtù e con tutta probabilità quando le previsioni fosche, ma in buona parte realistiche, degli autori s’avvereranno, l’umano tornerà anche alla solidarietà di comodo. Per ora i nonni più che fare gli economi preferiscono andare in crociera, i single ci tengono alla loro libertà, anche le famiglie, (che però la potrebbero conservare anche in cohousing) con buona pace del mondo che deraglia su ambiente, economia, socialità, cultura. Da leggere, perchè gli spunti per cui arrabbiarsi (sperare) un bel po’ ci sono tutti e il libro si propone come ‘laboratorio aperto’. (Serena Grizi)
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