Tumori, sotto attacco i piu’ profondi con nuova macchina per ipertermia
Presso il Centro di Radioterapia dell’INI è possibile eseguire sia il trattamento radiante che quello di ipertermia in convenzione con il Sistema sanitario nazionale.
Dal tumore all’utero a quello alla prostata e al retto, l’ultima frontiera dell’ipertermia promette un attacco mirato delle cellule malate senza effetti collaterali. E’ la nuova macchina per la terapia del calore ad aprire nuovi scenari di cura per il paziente oncologico:
arrivando più in profondità il dispositivo riesce a colpire le neoplasie più ‘nascoste’ e a produrre un effetto benefico ‘a cascata’.
“Utilizzata in combinazione con la radioterapia, la nuova macchina per l’ipertermia capacitativa profonda ne amplifica l’efficacia e permette di ridurre la dose di radiazioni e le reazioni indesiderate sui tessuti normali. Dunque la qualità della vita del malato migliora”, spiega Antonio Costa, specialista in radioterapia oncologica, responsabile del Centro di Radioterapia del’INI- Istituto Neurotraumatologico Italiano, di Grottaferrata.
“L’ipertermia in ambito oncologico è una modalità terapeutica a radiofrequenza che genera onde elettromagnetiche causando il riscaldamento del tessuto tumorale tra 39.5 e 43°C, temperature alle quali si ottiene il danno al DNA delle cellule tumorali – evidenzia l’esperto – Ma mentre nel passato la sua azione era limitata a livelli superficiali, oggi grazie all’evoluzione tecnologica disponiamo di apparecchiature, come quella messa a disposizione dal nostro Centro RT, per il trattamento di lesioni anche a 10-15 centimetri di profondità. Uno degli aspetti più importanti però – aggiunge – è il vantaggio che l’ipertermia può apportare agli effetti della radioterapia e della chemioterapia”.
“In combinazione con la radioterapia si ottengono infatti due effetti sinergici – sottolinea il medico dell’INI – La radioterapia agisce meglio sulle cellule ossigenate, mentre l’ipertermia su quelle meno ossigenate, in questo modo vengono eliminate un maggior numero di cellule malate. Alla temperatura di 42-42.5°C si crea un danno alle cellule tumorali, che non possedendo un sistema vascolare efficiente come le cellule normali non sono in grado di dissipare il calore, che danneggia la cellula a livello del DNA. L’ipertermia inoltre impedisce alle cellule tumorali irradiate di riparare il danno prodotto dalle radiazioni, e si induce la morte cellulare (apoptosi). In questo modo è anche possibile ridurre le dosi di radiazioni e quindi gli effetti collaterali, con un miglioramento della qualità della vita dei pazienti”.
La nuova macchina fornisce un riscaldamento terapeutico localizzato ai tumori solidi con una potenza tra 0 e 600 W, modificabile durante il trattamento, consentendo così di mantenere costantemente alta la temperatura durante l’applicazione e correggere eventuali piccoli arrossamenti in caso di ipersensibilità cutanea. “L’apparecchiatura è costituita da una doppia antenna, due sorgenti di radiofrequenza collocate nella zona di interesse, al di sopra e al di sotto del corpo del paziente, in posizione supina, che riescono a raggiungere in modo uniforme tutto lo spessore del corpo – spiega Costa – Dunque, la zona di trattamento si amplia, dai tumori più superficiali, della pelle o del sottocute, alle neoplasie più profonde, come i tumori della pelvi (utero, prostata, retto), del pancreas, del testa-collo e dei sarcomi dei tessuti molli. A qualunque stadio della malattie e su pazienti di tutte le età”.
La seduta di ipertermia deve essere eseguita entro due ore da quella di radioterapia. la singola seduta dura da 40 a 60 minuti e di norma si esegue a giorni alterni per un totale, solitamente, di una decina di sedute. Presso il Centro di Radioterapia dell’INI è possibile eseguire sia il trattamento radiante che quello di ipertermia in convenzione con il Sistema sanitario nazionale.
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