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TUMORE AL SENO IN GRAVIDANZA

TUMORE AL SENO IN GRAVIDANZA
Luglio 05
10:53 2018
TUMORE AL SENO IN GRAVIDANZA: A MODENA IL RARO CASO DI UNA DONNA CHE, CON UN PROTOCOLLO AD HOC, HA PORTATO A TERMINE LA GESTAZIONE ED E’ GUARITA
Alla trentaseienne modenese è stato diagnosticato un carcinoma maligno in entrambi i seni al quarto mese di gravidanza: presa in cura dalla Breast Unit e dall’Ostetricia e Ginecologia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena – grazie a un protocollo studiato appositamente per il raro caso e a una nuova tecnica per l’asportazione dei linfonodi sentinella – ora la donna è in salute e ha dato alla luce un maschietto, che non ha risentito delle cure intraprese dalla mamma

L’insorgenza di un tumore al seno durante la gravidanza è un evento raro, che rappresenta circa il 2% di tutti i tumori mammari. E, ancor più raro, è l’esito che – dopo questa diagnosi – ha avuto il caso di una trentaseienne modenese, ovvero la sua completa guarigione da un carcinoma maligno in entrambi i seni portando a termine la gravidanza e dando alla luce il suo bambino, perfettamente sano.

Una diagnosi di tumore al seno durante la gestazione rappresenta una scelta difficile per la donna: avere salva la propria vita o metterla a rischio per far nascere il bambino? A Modena una giovane donna si è trovata di fronte a questo dilemma e, grazie al supporto della Breast Unit modenese è riuscita a guarire senza rinunciare alla gioia della maternità. Una grande sfida, vinta dall’equipe dell’Unità integrata per la lotta al tumore al seno guidata dal professor Giovanni Tazzioli – responsabile della Chirurgia Oncologica Senologica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena e del Percorso Diagnostico Terapeutico per la cura del tumore della mammella – con un approccio multidisciplinare, ovvero coinvolgendo gli specialisti non solo di oncologia e chirurgia senologica, ma anche di ginecologia e ostetricia, mettendo sempre al centro le esigenze della paziente. “Dopo la difficile diagnosi abbiamo studiato un piano terapeuticoper curare la madre senza compromettere la salute del nascituro – spiega Tazzioli –abbiamo lavorato sempre in equipe decidendo di trattare la paziente per circa 12 settimane con un particolare protocollo chemioterapico studiato per minimizzare i rischi di danni al nascituro”. “La terapia è durata circa due mesi e mezzo – interviene la dottoressa Laura Cortesi, oncologa della Breast Unit – per ridurre la dimensione dei due noduli, in modo da ottimizzare l’effetto dell’intervento chirurgico”. “Al termine del trattamento più idoneo per la madre e sicuro per il bambino abbiamo infatti deciso di operarla – prosegue Tazzioli – riservando la seconda parte della terapia, dannosa per il feto, al periodo post-partum.” In parallelo la giovane donna è stata costantemente monitorata con visite ed ecografie ostetriche dalla dottoressa Francesca Monari, ginecologa del Servizio di Ostetricia del Policlinico.

Nell’eseguire l’intervento il prof. Tazzioli e la sue equipe di chirurghi senologici hanno utilizzato una nuova tecnica per l’asportazione dei linfonodi sentinella, attraverso la fluorescenza, per evitare totalmente anche la minima esposizione al radioisotopo della scintigrafia, tutelando così al massimo mamma e bambino.

Prima di cominciare con la seconda fase della terapia, più invasiva, coordinandosi con l’equipe di Ostetricia e Ginecologia del Policlinico, diretta dal professor Fabio Facchinetti, è stato valutato fosse necessario far nascere il bambino. Alla 34° settimana di gravidanza è quindi venuto alla luce, sano e di un buon peso (2400 grammi), con taglio cesareo.

Dopo soli 12 giorni la giovane mamma ha ripreso ad effettuare la chemioterapia associata a un trattamento biologico che continuerà per un anno, con ottima tolleranza alle cure e completa regressione della malattia oncologica. Fondamentale sicuramente in questa rara storia a lieto fine è stata anche la positività e l’atteggiamento psicologico della paziente, che non si è mai lasciata abbattere dalla situazione, lasciando stupiti e piacevolmente colpiti anche gli stessi medici che l’hanno seguita. Per quanto riguarda questi ultimi, si parla di specialisti di diverse discipline che hanno lavorato in sinergia per la lotta al tumore al seno, con un approccio multidisciplinare che ha coinvolto, oltre alla chirurgia senologica, quella plastica e ricostruttiva e oncologia, anche radiologia, radioterapia, anatomia patologica, medicina nucleare, fisioterapia e ginecologia e ostetricia. “Vedere il bambino in braccio alla sua mamma – conclude la dottoressa Cortesi – è stata per noi la soddisfazione più grande“.

 

Il Percorso Senologico della Breast Unit del Policlinico di Modena garantisce proprio la multidisciplinarietà e la centralità della paziente: dal luglio 2016 ha ottenuto la certificazione dell’European Society of Breast Cancer Specialist (EUSOMA), ovvero il massimo organismo scientifico europeo che si occupa del tumore al seno e ogni anno sono circa 650le donne seguite dal Percorso Senologico per una patologia neoplastica al seno. Ognuna trattata con il protocollo terapeutico più adeguato alla sua situazione, come dimostra il caso della giovane mamma.

Ogni anno poi il professor Tazzioli organizza, in collaborazione con Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena Policlinico, Unimore-Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e Atlantic Santè – agenzia francese specializzata in nutrizione, salute, sicurezza alimentare e ambiente – il Convegno internazionale Direzione Prevenzione: un appuntamento ad accesso libero e gratuito pensato per la popolazione per discutere di prevenzione in ambito oncologico. La prossima edizione sarà a Modena il 12 e 13 aprile 2019.

Nella foto il prof. Tazzioli, che ha operato la donna.

Ufficio Stampa MediaMente

Luisa Malaguti

malaguti@mediamentecomunicazione.it

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