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Troppa pioggia

Aprile 17
13:05 2012

358Erano molti nel parcheggio del belvedere che dava sulla Valle del Salto. Dopo i convenevoli e le condoglianze di rito, il feretro portato a spalla e i partecipanti al saluto, si avviarono in silenzio verso la discesa che portava al gran giardino. Questa era pericolosa, fatta di sampietrini color cristallo scivolosi quanto gelatina, a causa del maltempo che si alternava alla luce sin dal mattino, come volesse liberare tutti dal grande insulto. Il cimitero era laggiù, in fondo al viale ma sopra un’altura, incastonato in un’alchemica scena. Ai nostri lati i verdi cipressi a far da guida e cornice dominandolo, più in là, le pallide lapidi che non trasparivano dal quadro. Sfumature di verde, vuoti e inviti alla vista, in un inno alla vita che solo la grande scalinata di marmo all’ingresso interrompeva … una grandezza che in quella circostanza sfuggiva alla ragione. La sensazione che mi pervade, pensò Nena, è qualcosa d’insolito e indefinibile, ancor più forte di quella che provo a scuola con i bambini, quando mi accerchiano festosi con le loro creazioni fatte di coriandoli e pongo! Questo è un funerale … si domandò perplessa … dov’è il confine, non c’è confine. E poi questa pioggia, che ti arriva addosso come acido muriatico, che ti trafigge il corpo e ti fa sanguinare l’anima … quanta pioggia scende a bagnare le ombre sepolte dei nostri passi, ti riempie lo stomaco di fango per farti sentir sazio … tanti passi, troppa pioggia! Arrivati alla scalinata d’ingresso ed entrati nel gran giardino, i ciottoli della ghiaia calpestata risuonavano nel vuoto dell’assordante silenzio, e i più si diressero alla cappella per assistere al commiato del defunto. Lì, in attesa, c’era già il prete, che insolitamente sereno e sorridente, si accingeva al feretro, indossando la sua stola per ultimare la benedizione e il commento benevolo sullo sfortunato … questo è risaputo, quando si muore, si diventa tutti brave persone. Di lì a poco, vidi la mia amica Rosanna in lacrime al mio fianco. Lei adorava il suo papà e ora, non poteva far altro che guardarlo in una bara di legno … erano lacrime contenute le sue, che non adombravano, ma esaltavano lo strazio dei suoi occhi e il dolore della sua anima. Mi rivolse la parola dicendomi: ” Ho saputo della nascita di tuo nipote, Nena, ora dovrai assumerti nuove responsabilità, sei diventata zia, tienilo ben presente”. Grazie Rosanna, ne sono certo le risposi, guarda che coincidenza, proseguì Nena: “Vedi quella bambina lì, esile e con gli occhi color smeraldo che parla con i suoi cuginetti?” ” Si la vedo rispose Rosanna”. Bene, proseguì Nena, ” lei è la figlia del custode del cimitero, si chiama Marta e fa parte di una delle classi cui io insegno, è diventata zia ad appena undici anni”. ” Sono fiduciosa, credo che questa volta sarà Marta a insegnarmi qualcosa, sai come sono i bambini, la loro dolcezza e la loro innocenza trasmettono tanto, certamente più dei programmi ministeriali cui noi insegnanti dobbiamo tristemente rifarci”. “Mi basterà guardarla quando avrà in braccio la sua nipotina…e allora capirò tutto”. Aprimmo di nuovo gli ombrelli, e ci stringemmo in un lungo e consolatorio abbraccio che accompagnò la tumulazione del signor Giovanni. La pioggia battente imperversava di nuovo incamminandoci verso l’uscita. Arrivati al cancello d’ingresso, notai il prete che salutava con affetto una ragazza che sistemava delle fioriere … mm … pensai tra me e me, l’amore si può trovare nei luoghi e tra le persone più impensate! A un tratto mi sentii chiamare. .. Nena maestra Nena, sono Marta! Mi girai ed era già su di me, mi prese la mano e mi disse: ” Maestra, mi hanno rubato le caramelle, lì, nel mio cestino, c’è un ladro di caramelle qui?” Non ti preoccupare Marta, risposi, forse le stanno mangiando i tuoi cuginetti. Nei grandi giardini, però, accade anche questo, a volte lasci una cosa e non la trovi più, ma non ti rammaricare, magari l’hanno presa solo in prestito, e un altro giorno, la troverai di nuovo nel tuo cestino. Va bene maestra, rispose Marta, farò come dici. Lasciai così la piccola e raggiunsi gli altri sul viale, di là del cancello d’ingresso. Che strano, ripensai, i ladri di caramelle… forse loro riposano in questa pioggia abbandonata e in pozzanghere senza arcobaleni, con i loro spiriti disancorati dal corpo e rovesciati in barche ancorate a fari d’illusioni … sì, forse è proprio così … troppa pioggia, troppa pioggia ci sarà stanotte ancora!

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