Trieste: “Queste, sono le storie che non stancano mai”
La regata più affollata d’Europa porta il nome della Barcolana e la cornice di Trieste, città che la ospita ogni anno nel secondo weekend di Ottobre.
Alla vigilia dell’evento, 25 nodi di bora hanno permesso la sfida notturna della Jotun Cup: dieci equipaggi della classe Ufo 28 scesi in mare tra il Molo Audace e le Rive per un spettacolo veramente suggestivo. Nonostante le promettenti premesse meteo, la mattina della 44esima edizione si è presentato a sorpresa nel golfo uno scirocco debole che ha lasciato “al palo” quasi tutta la flotta. Una Barcolana che è stata definita “a rallentatore”: su 1739 scafi partiti, solo 20 quelli che hanno tagliato il traguardo. Esimit Europa 2, la barca più veloce del Mediterraneo, si aggiudica la vittoria con un tempo di 3 ore e 59 minuti.
L’evento velico ha portato una grande festa, culminata con il concerto di Elio e le Storie Tese nella suggestiva Piazza Unità d’Italia in occasione del Barcolana Music Festival 2012. Oltre al vivace via vai di appassionati tra gli stand del Villaggio, Trieste si è animata in tutta la sua tipicità: una passeggiata lungo la Napoleonica, un post-regata alla tipica osmiza al confine con la Slovenia, il ritrovo nei pressi di piazza della Borsa per uno spritz sambuco. Sembra che molto sia cambiato da quando la guida Lonely Planet ha elogiato il capoluogo giuliano concedendole il titolo di “città più bella e poco conosciuta” al primo posto nella classifica mondiale ribattezzandola come la Bella Dimenticata.
E pensare quanto ha fatto la letteratura per Trieste. Si legge della sua «scontrosa grazia» nei versi di Umberto Saba: «Se piace, è come un ragazzaccio aspro e vorace, con gli occhi azzurri e mani troppo grandi per regalare un fiore; come un amore con gelosia.» Quando si inciampa nella statua di James Joyce all’altezza del Canal Grande, si leggono, come una forma di epifania, le sue parole: «La mia anima è a Trieste.» E, in una conversazione immaginaria con un grande del passato in pieno stile Woody Allen, verrebbe da dirgli: “Lo sappiamo tutti, Signor Joyce, che l’Ulisse l’ha iniziato a scrivere qui ma l’ha finito nella capitale francese. L’anima può anche stare a Trieste, ma il cuore è a Parigi.”
Si rimane veramente colpiti anche da alcuni estratti e dal solo titolo del libro di Jan Morris “Trieste o del nessun luogo”. Di notte, avvolta in un trench, sotto una pioggia fitta ma leggera, è stata proprio questa la mia prima impressione: il nessun luogo. È quest’aria indefinibile che si respira a pieni polmoni nei vicoli della Città vecchia, davanti alla veduta dalla Chiesa di San Giusto e da Miramare, il castello fatto costruire da Massimiliano d’Asburgo per amore della principessa Carlotta, figlia del Re del Belgio. Un carattere unico così come quello dei suoi abitanti: persone schiette, i triestini, quando ti guardano negli occhi spingendoti a raccontare la tua storia. Ti ascoltano attentamente, in silenzio, e poi dicono con convinzione: «Queste, sono le storie che non stancano mai.»
Sono stato il mondo che ho percorso: quello che ho veduto, udito e provato non proveniva che da me stesso. Wallace Stevens
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