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Tribunali fallimentari, nel 2021 + 8% di pratiche aperte, stock diminuisce del 6%

Febbraio 11
18:15 2022

L’osservatorio Cherry Sea fotografa l’attività dei tribunali fallimentari negli scorsi dodici mesi: nuove pratiche in forte aumento a Bari, Catania e Roma, che resta il tribunale italiano con l’arretrato più consistente.

MILANO, 11 FEBBRAIO 2022 – Nel 2021 sono aumentate le pratiche aperte nei tribunali fallimentari italiani, mentre è diminuito il volume delle procedure arretrate rispetto al 2020. Questa la fotografia scattata al 31 dicembre 2021 da Cherry Sea, l’osservatorio sulla giustizia fallimentare di Cherry srl – società che fornisce servizi di intelligenza artificiale agli operatori del credito – che tramite i portali del Ministero della Giustizia ha realizzato un’analisi dell’andamento delle procedure registrate negli scorsi dodici mesi nei 140 tribunali fallimentari italiani.

Nel corso del 2021, in particolare, sono state aperte 8124 pratiche, in crescita dell’8% rispetto al 2020, dato tuttavia ancora al di sotto dei valori pre Covid (nel 2019 le nuove procedure erano state 11.000). Lo stock in tutta Italia ammonta invece a 72566 procedimenti, in diminuzione del 6% rispetto all’anno precedente, variazione in linea con quelle registrate negli ultimi anni.

La top 20 dei tribunali – Oltre la metà delle nuove procedure e circa il 40% dei pendenti è concentrato in venti tribunali: Bari, Bergamo, Bologna, Brescia, Busto Arsizio, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano, Modena, Monza, Napoli, Padova, Roma, Torino, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza. Prendendo questo campione in esame, il numero delle pratiche aperte nel corso del 2021 è 4478, circa il 20% in più rispetto al 2020, mentre l’ammontare dell’arretrato si attesta a 30530 pendenti, in diminuzione del 7% rispetto a dodici mesi prima.

A Roma raddoppiano le procedure aperte, a Bari quelle definite – L’apertura di pratiche ha registrato un forte incremento nei tribunali di Catania (+56%), Bari (+58%) e Roma, dove le nuove procedure (894) sono addirittura raddoppiate rispetto all’anno precedente (+95%), facendo del foro capitolino il più “attivo” d’Italia, dietro a quello di Milano (810). Tra i tribunali che, viceversa, hanno registrato una diminuzione di lavoro in entrata, ci sono Busto Arsizio (-15% rispetto al 2020), Padova (-16%) e Bergamo (-17%).

La maggiore attività non fa, tuttavia, di Roma il tribunale più veloce e più efficiente, anzi: nel 2021 nella capitale si sono aperti più procedimenti di quanti se ne siano chiusi (702), unico tribunale in Italia a chiudere il saldo in negativo. D’altra parte, si segnalano per particolare efficienza in questo rapporto i tribunali di Bergamo, Busto Arsizio, Napoli, Padova, Treviso, Venezia e Vicenza, tutti in grado di chiudere almeno 2 procedimenti per 1 aperto. In numeri assoluti, il foro che ha chiuso il maggior numero di pratiche è Milano, che nel 2021 ha definito 1288 processi, circa il 40% in più di quanto fatto nel 2020. Allo stesso modo, Cagliari (+52%), Monza (+54%) e Bari (+92%) hanno migliorato significativamente la propria performance in termini di procedimenti chiusi rispetto all’anno precedente.

 

Roma tribunale più lento e con più arretrato – Quanto allo stock, il podio vede al primo posto Roma con 5096 pratiche pendenti, unico tra i top 20 tribunali a vedere aumentato il proprio arretrato rispetto a fine 2020 (+3%); al secondo posto, Milano (4721) e a seguire Bari (2023). Utilizzando come unità di misura il Disposition Time (DT), metrica già adottata dalla CEPEJ (Commissione europea per l’efficienza della giustizia), interpretabile come il tempo necessario per smaltire i procedimenti pendenti alla fine di un dato anno, attualmente sarebbero necessari mediamente quasi 4,5 anni per smaltire l’arretrato cumulato nei 20 tribunali presi in esame: a fine 2019, tale valore ammontava a 5,4 anni, mentre a fine 2020 era 5,8 anni. Anche per questo parametro, comunque, si registrano diversi livelli di performance: il DT di Roma, ad esempio, è pari a 7,3 anni, 6,3 quello di Catania e 6,1 quello di Firenze (che tuttavia lo scorso anno ha dimezzato il valore del 2020, che era pari a 12 anni); viceversa, i tribunali più “veloci” ad oggi sono Bergamo (2,7 anni), Modena (3,1) e Torino (3,2). Andando a esaminare, tra il periodo pre Covid e oggi, quali siano i tribunali che abbiano maggiormente velocizzato la propria capacità di smaltire i pendenti, si segnalano Bari, che ha quasi dimezzato il proprio DT portandolo dai 10 anni del 2019 agli attuali 5,5 (-45%), Verona (-42%) e Bergamo (-36%). Hanno peggiorato, invece, il proprio DT negli ultimi due anni Napoli (+28%), Roma (+26%), Torino (+12%) e Brescia (+2%).

Pendenti, la mappa delle regioni – Lo stock di procedimenti è concentrato, in parti praticamente uguali, tra le regioni di Centro, Nord Ovest e Sud Italia, il restante è suddiviso tra Nord Est (16%) e le Isole (11%). La regione con il volume di arretrato più consistente è la Lombardia (12.185), seguita da Lazio (8624) e Campania (6821), mentre le più “scariche” sono Molise, Trentino – Alto Adige e Basilicata. Mettendo a rapporto il numero di pendenti con il numero di tribunali, tra le regioni con almeno 10 tribunali quelle che evidenziano il dato più alto sono Milano, con 937 procedimenti per tribunale, e la Campania (682). Per le regioni con un numero di tribunali compreso tra 5 e 10, i valori sono mediamente più alti e tra questi spiccano Lazio (958 pendenti per tribunale), Puglia (853), Veneto (823), Campania (682) e Toscana (613).

 

 

 

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