Triathlon ironman: L’importanza del fattore mentale per spingersi oltre
Le potenzialità dell’essere umano sono inimmaginabili
Per approfondire il mondo degli atleti di triathlon ironman ho costruito un questionario e ho raccolto alcune risposte. Questo ci permette di conoscere più da vicino le motivazioni che affascinano le persone ad avvicinarsi a questo tipo di disciplina considerata estrema. L’ironman prevede 3,8km di nuoto, 180k. di bicicletta e la maratona di corsa a piedi.
Rispetto al senso di essere ironman, alcuni atleti hanno evidenziato aspetti inerenti le capacità mentali di perseguire uno sforzo prolungato nel tempo e le conseguenze relative, tipo la capacità di saper soffrire, di saper autoregolare le proprie energie, lo sperimentare nuove emozioni.
Dalle loro risposte emerge che le potenzialità dell’essere umano sono inimmaginabili, si scopre per caso di essere portati per qualcosa per la quale siamo disposti ad investire in tempo, fatica o danaro. Per magia, gradualmente ci accorgiamo di diventare quasi dipendenti, ci accorgiamo che tali attività, tali interessi per qualche motivo ci procurano benessere, ci fanno sperimentare situazioni piacevoli.
Gli atleti vanno alla ricerca di sensazioni positive e di benessere e alla ricerca della sfida, per verificare quanto si è capaci a perpetrare uno sforzo nel tempo. Gli atleti considerano l’importanza del fattore mentale, affermando che non basta solamente l’allenamento fisico ma è opportuno sviluppare anche aspetti mentali quali la caparbietà, la tenacia, la determinazione e questi aspetti nella vita quotidiana, infatti permetteranno di saper gestire ed affrontare determinate situazioni considerate difficili.
Chi sceglie di essere ironman e di partecipare a gare estreme sembra che non abbia limiti, vuole andare avanti, vuole cercare competizioni sempre più dure, difficili. Si smette per motivi di salute, per logorio, impossibilitati a continuare. Si smette a malincuore, si vorrebbe essere invincibili, imbattibili, supereroi, infiniti, quasi immortali.
Gli atleti più che di sport parlano di un viaggio nel mistero, nella conoscenza propria, nel vedere cosa riescono a fare, cosa riescono a sopportare, a raggiungere. Emerge la consapevolezza dell’importanza del fattore mentale per spingersi oltre, per portare il fisico a sforzi estenuanti.
Si considera l’importanza dell’autoefficacia, cioè il sapere di sapere fare, la convinzione di poter riuscire a raggiungere i propri obiettivi. Dalle risposte emerge per alcuni una sorta di pensiero quasi delirante di poter far tutto, di riuscire in tutto e questo si acquisisce con l’esperienza graduale nel riuscire nelle proprie imprese, negli obiettivi che si stabiliscono avendo cura nei minimi particolari e con un approccio volto a una forza interiore che sostiene quella fisica che da sola non basterebbe per compiere imprese considerate dai non addetti ai lavori quasi suicidarie.
Gli atleti riportano di non considerare la partecipazione a gare di ironaman come spingersi oltre i limiti ma hanno un approccio di sicurezza in quello che fanno avendo sperimentato con gradualità crescente la propria autoefficacia, cioè di poter in gara utilizzare delle strategie che gli permettono di superare eventuali crisi, difficoltà o quello che viene definito limite.
Molti atleti riportano di essere considerati matti da parte di familiari e amici ma tanti riportano anche di essere ammirati dai propri amici. Nonostante tutto, gli atleti seppur riconoscendo i propri limiti e le proprie difficoltà, continuano a rincorrere i loro sogni cercando di fare l’impossibile e spingersi sempre più in condizioni estreme.
Emerge, per molti, che la partecipazione a gare estreme è una scoperta, un contattare il proprio limite, sfidare se stessi, conoscere nuovi percorsi, sentire nuove emozioni; alcuni considerano le gare estreme qualcosa da affrontare serenamente a volte sottovalutando la difficoltà e il rischio che si corre.
Gli atleti sentono di valere, di avere forza mentale, di saper prendere decisione, di sentirsi leader, in sostanza aumenta l’autoefficacia nell’ambito sportivo, si sentono riconosciuti dagli altri ma prima di tutto da se stessi, si scopre di possedere capacità insospettate, e questo serve da insegnamento anche nella vita oltre che dallo sport, si impara a superare qualsiasi ostacolo, a comprendere che per ogni problema c’è almeno una soluzione e che è possibile trovare tale soluzione che porterà al traguardo finale a superare gli imprevisti e le sofferenze che comunque diventano passeggere.
Ecco perché queste persone non si fermano mai, più sperimentano più si emozionano, più si emozionano e più si sentono vivi, sentono che la loro vita ha un senso per loro anche se gli altri li giudicano matti da legare o masochisti, ma per loro l’essenza della vita è sperimentare le proprie capacità personali, misurarsi con l’impossibile, l’incerto, sfide continue per conoscere se stessi, per entrare dentro se stessi alla ricerca di se stessi e delle proprie possibilità.
Ringrazio tutti gli atleti che hanno avuto la cortesia, la gentilezza e la disponibilità a raccontare le loro esperienze legate allo sport.
Ringrazio Flavia Salomone per sua gradita Prefazione e soprattutto le sue parole di conclusione: “Un libro positivo, un inno alla vita, un invito a non arrendersi questa ultima fatica di Matteo Simone. Un travolgente abbraccio fatto d’amore per la persona, per la sua meravigliosa unicità, un prendersi per mano e andare, correre là oltre il confine alla scoperta della meraviglia del vivere.”
https://www.ibs.it/triathlon-ironman-psicologia-del-triatleta-libro-matteo-simone/e/9788894995299
Dott. Matteo SIMONE 380-4337230 – 21163@tiscali.it
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
Sito web: www.psicologiadellosport.net
Blog: http://ilsentieroalternativo.blogspot.it/
Libri: http://www.ibs.it/libri/simone+matteo/libri+di+matteo+simone.html
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