Tra le righe: presentato ad Albano Cara mamma, caro papà… Lettere dall’Albania 1940 di Rita Gatta
Ieri è stato un pomeriggio emozionante e commovente quello che ci ha fatto vivere Rita Gatta con la sua ultima fatica letteraria “Cara mamma, caro papà… – lettere dall’Albania nel 1940” – ed. Controluce.
Il libro è l’epistolario di Luigi Giansanti morto in Albania poco prima del ventesimo compleanno; non si tratta però della semplice trascrizione di lettere custodite gelosamente dai parenti di Luigino, né di un saggio storico che ripercorre aridamente le vicende dell’occupazione Italiana di quel Paese; Rita ci fa conoscere il giovane roccheggiano ce ne racconta la personalità e la matura umanità nonostante i suoi 19 anni.
Un lavoro complesso, come sottolineato dal relatore Ugo Onorati, un’enorme ricerca documentale compiuta negli archivi Comunali e Parrocchiali di Rocca di Papa e, dove non sono arrivati i documenti, un fine lavoro di ricerca della memoria orale compiuta attraverso decine e decine di interviste con i superstiti del periodo, pochi, e con figli e nipoti del protagonista e dei suoi amici.
Attraverso la calda voce di Alfredo Piacentini, mi è sembrato di vedere Luigi giocare con Rossanina, di percepire la sua tristezza per la partenza, di osservarlo mentre nasconde la sua preoccupazione ai genitori, di sentire la gioia per i pacchi ricevuti. Perché la guerra è brutta e lui non voleva farla: partì per servire la Patria e per senso dell’onore.
La maestria dell’autrice consiste proprio nel trasformare la carta e le parole scritte da Luigino in una persona che possiamo quasi toccare a distanza di più di ottant’anni; vive sono anche le tradizioni e gli usi e costumi sia di Rocca di Papa, sia dell’Albania.
La ricostruzione storica, avvenuta anche attraverso l’uso di diapositive ad hoc, è stata vitalizzata anche dalla scelta delle canzoni suonate da Paolo Valbonesi.
Infine, come sottolineato dall’assessora Alessandra Zeppieri, “Cara mamma, caro papà…” è un volume corposo, ma utile per tramandare alle nuove generazioni gli orrori della guerra mostrandoci che le battaglie non sono punti sopra una carta geografica, ma sono combattute da esseri umani la cui sofferenza non dipende dall’appartenenza ai vincitori o ai vinti.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento